sabato 27 aprile 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.



Ordine cronologico - Ordine alfabetico
 11 | 12 | 13 | 14 | 15 | 16 | 17 | 18 | 19 | 20 | >>  
Pensieri degli anni difficili 03/03/2014 -

Albert Einstein
Pensieri degli anni difficili
Bollati Boringhieri

Fu uomo di compiuta bontà, affabile e aperto. Provò per gli uomini un profondo senso di solidarietà, nelle speranze e nei timori. Odiava la guerra, gli istinti primitivi che la scatenano, la degradazione e la sofferenza che apporta. Per un tragico destino una sua idea aprì la strada alla più spaventosa arma di tutti i tempi. La sua visione innocente si trasformò in un incubo. Fu sprezzante dei dogmi e di ogni autorità precostituita. Intraprese i suoi studi guidato dal desiderio di comprendere: non solo di decifrare la realtà fisica, ma anche di attingere il significato più profondo della posizione dell'uomo nei confronti della natura e dell'uomo. Considerò la scienza come scoperta e liberazione. Fu un coraggioso. Apprezzava solo la verità. Non esitò mai a parlare in difesa degli "eretici" e di tutti coloro che in questo nostro tempo disgraziato sono stati perseguitati per il loro spirito di indipendenza. I valori della scienza e quelli etici gli furono parimenti cari. La scienza gli apparve animata sempre dai valori di un'umanità civile: amore della verità per sè stessa, rispetto per il disaccordo, indipendenza e libertà d'espressione. Se i valori in cui credette fossero meno calpestati, l'umanità potrebbe guardare verso un futuro più luminoso.

Antisemitismo in America 10/02/2014 -

Elena Fallo
Antisemitismo in America
Araba Fenice

"La rivoluzione in Germania dopo la guerra non sarebbe mai scoppiata se gli ebrei non l'avessero preparata. [...] Gli ebrei internazionali, i veri padroni dei poteri politici e finanziari del mondo, possono riunirsi in qualunque parte e in qualunque momento, in tempo di guerra e in tempo di pace, proclamando di non pretendere altro che di studiare e discutere i mezzi più propizi per rimpatriare gli ebrei dispersi in Palestina e deviando cosi, facilmente, qualsiasi sospetto che le loro riunioni siano indette con altri scopi"
Chi pronunciò queste frasi? Hitler nel suo Mein Kampf? Sbagliato. L'autore di queste parole è Henry Ford, il magnate dell'industria americana, famoso per aver costruito un'automobile economicamente e tecnologicamente accessibile a tutti, per aver introdotto la catena di montaggio all'interno della sua fabbrica, per aver contribuito in modo determinante alla creazione della società moderna. Ciò che non si conosce o di cui si sa molto poco è che Ford fu anche colui che per primo negli Stati Uniti fece pubblicare
I Protocolli dei Savi di Sion sul suo settimanale, il Dearborn Independent, che scrisse un'opera apertamente antisemita, L'ebreo internazionale e che ottenne una tale ammirazione da parte di Hitler da avere un proprio ritratto nell'ufficio del fürher. A volte, è proprio la Storia che crediamo ben nota a non essere come sembra.
Questo libro ci porta dentro la vicenda poco conosciuta di uno dei capitoli più oscuri dell'anima americana, forse uno dei più inquietanti del XX secolo. Per ricordarci che sarebbe potuto succedere e, soprattutto, che potrebbe succedere ancora.
"Gli Stati Uniti, apparsi la "terra promessa" la "nuova Israele" ai puritani e alle molteplici comunità protestanti delle élites del Nord, dei proprietari terrieri del Sud e dei pionieri dell'Ovest, parrebbero essere stati inassimilabili alla vicenda dell'antisemitismo euro-occidentale ed euro-orientale. Non è così, anche se in essi non si sono mai raggiunti gli estremismi pluriassassini genocidari dell'Europa e dell'Eurasia. Questo libro lo dimostra, e lo spiega, con una ricchezza d'informazioni e di fonti sinora in Italia, e non solo in Italia, sconosciute e poco note.  Anche gli Stati Uniti hanno fatto germinare  l'antigiudaismo religioso, l'emarginazione e il linciaggio dei giudei, il razzismo antiebraico a sfondo positivistico, l'invidia popolare antifinanziaria, la xenofobia negli anni delta grande immigrazione".

Di pura razza italiana 17/01/2014 -

Mario Avagliano
Marco Palmieri
Di pura razza italiana
Baldini & Castoldi


Alla fine degli anni Trenta, con la conquista dell'Etiopia e la proclamazione dell'Impero, l'Italia fascista sente il bisogno di affiancare alla nuova coscienza imperiale degli italiani anche una coscienza razziale. Ben presto dal "razzismo africano" si passerà all'antisemitismo, e nel 1938 in pochi mesi si arriverà alle fatidiche leggi razziali che equivalsero alla "morte civile" per gli ebrei, banditi da scuole, luoghi di lavoro, esercito, ed espropriati delle loro attività. Tutti gli italiani "ariani" aderirono, dai piccoli balilla che non salutavano più i compagni, a gente comune e alti accademici che volsero le spalle agli ex amici. La bella gioventù dell'epoca (universitari, giornalisti e professionisti in erba) rappresentò l'avanguardia del razzismo fascista. Molti di loro avrebbero costituito l'ossatura della classe dirigente della Repubblica, ma quasi tutti in quel quinquennio furono contagiati dal virus antisemita. Ecco perché per circa sessant'anni c'è stata una sorta di autoassoluzione nazionale che gli storici non hanno pienamente rivisto. Per restituirci un'immagine più veritiera dell'atteggiamento della popolazione di fronte alla persecuzione dei connazionali ebrei, Avagliano e Palmieri hanno scandagliato un'enorme mole di fonti (diari, lettere, carteggi burocratici e rapporti dei fiduciari della polizia politica, del Minculpop e del Pnf) dal 1938 al 1943.
Ne è emersa una microstoria che narra un «altro Paese», fatto di persecutori (i funzionari di Stato), di agit-prop (i giornalisti e gli intellettuali che prestarono le loro firme), di delatori (per convinzione o convenienza), di spettatori (gli indifferenti) e di semplici sciacalli che approfittarono delle leggi per appropriarsi dei beni e le aziende degli ebrei. Rari i casi di opposizione e di solidarietà, per lo più confinati nella sfera privata. Complessivamente in quegli anni bui molte persone si scoprirono di pura razza italiana e i provvedimenti razziali riscossero il consenso maggioritario della popolazione.

Rinascimento ebraico 07/01/2014 -

Martin Buber
Rinascimento ebraico
Mondadori


Martin Buber, uno dei più importanti filosofi, intellettuali e protagonisti del secolo scorso, diretto testimone delle drammatiche vicende che hanno segnato la recente storia del popolo ebraico, è tra i principali artefici della rinascita culturale e filosofica del sionismo; tutta la sua vita di studioso e la sua ricchissima produzione di filosofia e di storia della religione hanno avuto lo scopo di costruire un rinnovato ponte culturale tra ebraismo e cristianesimo, ed è questo il motivo della vasta popolarità e del consenso che lo hanno accompagnato. Della sua ampia e poliedrica produzione, questo volume documenta con una scelta di saggi l'attenzione che Buber dedica - nel primo ventennio del Novecento - al problema teorico dell'ebraismo e del sionismo, affrontato soprattutto dal punto di vista culturale prima che religioso. Tra i testi presentati, sono degni di nota i "Tre discorsi sull'ebraismo" (Praga 1909-1910), culto della gioventù ebraica che andò a farsi massacrare nella Grande Guerra; i "Discorsi di Praga e Berlino" (1913-1915), alle prese con la guerra incombente e poi con la guerra vera; i "Discorsi su sionismo e gioventù", a guerra conclusa e con la prospettiva improvvisamente reale - di una colonizzazione giovanile della Palestina. Diversi scritti qui proposti risultano inediti in Italia, e comunque anche quelli noti vengono presentati nella nuova traduzione della germanista Andreina Lavagetto.

Omaggio a Primo Levi 27/12/2013 -

Omaggio a Primo Levi

Se questo è un uomo
Einaudi

Primo Levi, reduce da Auschwitz, pubblicò "Se questo è un uomo" nel 1947. Einaudi lo accolse nel 1958 nei "Saggi" e da allora viene continuamente ristampato ed è stato tradotto in tutto il mondo. Testimonianza sconvolgente sull'inferno dei Lager, libro della dignità e dell'abiezione dell'uomo di fronte allo sterminio di massa, "Se questo è un uomo" è un capolavoro letterario di una misura, di una compostezza già classiche. È un'analisi fondamentale della composizione e della storia del Lager, ovvero dell'umiliazione, dell'offesa, della degradazione dell'uomo, prima ancora della sua soppressione nello sterminio.

 

<< pagina precedentepagina seguente >>
www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT