sabato 27 aprile 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.



Ordine cronologico - Ordine alfabetico
 1 | 2 | 3 | 4 | 5 | 6 | 7 | 8 | 9 | 10 | >>  
L’eretico 05/05/2014 -

Robert St. John
L’eretico
Ed.Esculapio

L’autore, giornalista americano, fu aggregato durante la Seconda Guerra Mondiale, alle forze alleate come corrispondente di guerra. Dopo aver seguito i Balcani cui dedicò due interessanti saggi-testimonianza, si occupò della Palestina Mandataria e della nascita dello Stato d’Israele, scrivendo Shalom means Peace. L’incontro fortuito con la famiglia Ben Yehuda fece nascere in St. John un forte interesse per la rinascita della lingua ebraica, cui dedicò studi e ricerche per la pubblicazione del libro The tongue of the prophets, oggi tradotto con il titolo “L’eretico” da Maria Luisa Garbagnati Bianchi per la casa editrice Esculapio.
E’ la biografia di Eliezer Ben Yehuda, l’uomo che con autentica passione volle restituire al popolo ebraico la lingua che gli apparteneva ma che usava prevalentemente per le preghiere e la liturgia. Intellettuale colto, determinato, poliglotta seppe sconfiggere nemici e fronteggiare con caparbia gli ostacoli che si frapponevano alla realizzazione del suo sogno. Lo accusarono di voler profanare la lingua santa, trovò oppositori feroci ma anche adepti entusiasti, finchè raggiunse il suo obiettivo: il popolo ebraico ebbe nello Stato di Israele la sua Patria e nella lingua ebraica la sua casa, l’indipendenza e la dignità.

Il caso Dreyfus 11/04/2014 -

Mathieu Dreyfus
Il caso Dreyfus
Castelvecchi
 

Parigi, 15 ottobre 1894. Il capitano dell'esercito francese Alfred Dreyfus, di origine ebraica, viene arrestato con l'accusa di aver consegnato documenti riservati a un ufficiale prussiano. È l'inizio di uno dei più celebri e drammatici casi giudiziari della storia europea, terreno di scontro tra le forze nazionaliste e antisemite da un lato e quelle progressiste dall'altro. Condannato per alto tradimento, Dreyfus subirà il carcere e rischierà la pena capitale, mentre attorno a lui la Francia si spacca tra "dreyfusards" e "antidreyfusards" e la prima grande battaglia per i diritti civili viene combattuta. Sarà Mathieu Dreyfus, fermamente convinto che il fratello sia vittima di un errore giudiziario, a dare una svolta alla vicenda, recuperando il dossier segreto che smascherava il vero colpevole. In queste memorie, la battaglia ideologica si mescola al racconto di una lunga e difficile indagine, mentre l'affetto fraterno si carica, giorno dopo giorno, di sincera indignazione verso l'ingiustizia. In appendice, pubblichiamo il testo del "J'accuse" di Émile Zola, l'editoriale che costò allo scrittore l'esilio per evitare il carcere e che rimane uno dei primi e più puri esempi dell'impegno civile degli intellettuali

Il problema Spinoza 03/04/2014 -

Irvin D. Yalom
Il problema Spinoza
Neri Pozza

Estonia, 1910. Il diciassettenne Alfred Rosenberg viene convocato nell'ufficio del preside Epstein. Gli occhi grigio-azzurri, il mento sollevato con un'aria di sfida, i pugni serrati, il ragazzo adduce ben poco per difendersi dall'accusa di aver proferito violenti commenti antisemiti in classe. All'ebreo Epstein non resta perciò che condannarlo a una singolare punizione: imparare a memoria alcuni passi dell'autobiografia di Goethe, il poeta che l'adolescente dichiara di venerare come emblema stesso del popolo tedesco. In particolare si tratta dei brani in cui l'autore del Faust si dichiara fervente ammiratore di Baruch Spinoza, il grande filosofo ebreo del diciassettesimo secolo. La lettura insinua nella mente del giovane un tarlo che lo accompagnerà per il resto della vita: come può Goethe aver tratto ispirazione da un uomo di razza inferiore? Le opere di Spinoza non smettono di tormentare, sotto forma di incessanti domande, l'"ariano" Rosenberg, divenuto uno dei fondatori del partito nazista e stretto collaboratore di Hitler: davvero Baruch Spinoza, quest'uomo appartenente a una razza da sterminare, è riuscito a sviluppare un pensiero filosofico così lucido e geniale? O forse il segreto della sua genialità non sta nella sua mente, ma altrove? Magari nella sua biblioteca personale, su cui la guerra consente di mettere le mani? Un romanzo sulla vita misteriosa e controversa di Baruch Spinoza nella Amsterdam del Seicento e l'ossessione per le sue opere nella Germania antisemita 

I filosofi di Hitler 24/03/2014 -

Yvonne Sherratt
I filosofi di Hitler
Bollati Boringhieri

Nel corso della storia l'infamia ha assunto molte forme, nessuna più spregevole, probabilmente, di quella incarnata dalla rispettabilità. È tuttavia con questa maschera che l'ideologia razzista e antisemita del nazismo poté imporsi, senza quasi trovare ostacoli, nelle università e nei centri di ricerca di tutta la Germania. Fu così che, mentre figure di spicco come Theodor Adorno, Max Horkheimer, Walter Benjamin, Ernst Cassirer, Hannah Arendt, Karl Löwith, Edmund Husserl, Kurt Huber e altri furono ridotti al silenzio o costretti all'esilio, filosofi eminenti come Martin Heidegger, Carl Schmitt, Alfred Rosenberg, Wilhelm Grau e Max Boehm contribuirono nel dare al nazismo quella facciata di rispettabilità di cui aveva assoluta e radicale esigenza. Filosofi, scrittori, scienziati, storici, rafforzarono ideologicamente e politicamente il regime hitleriano, ne ispirarono e giustificarono le azioni. Fu anche grazie al loro zelante e talora incondizionato appoggio che il nazismo potè attuare il suo programma criminale quasi per intero. Ma solo i documenti venuti alla luce nel corso degli anni, e alcune recenti e decisive scoperte, hanno rivelato l'enormità della loro infamia. Frutto di anni di scrupolose ricerche negli archivi internazionali, "I filosofi di Hitler" è una ricostruzione del complesso rapporto tra quegli uomini e il nazismo, descrive il loro profilo etico e intellettuale, scandaglia le loro vicende umane fin negli aspetti meno noti e più torbidi.

Racconti del ghetto 13/03/2014 -

Israel Zangwill
Racconti del ghetto
Guanda

Mentre i ghetti ebraici restano ancor oggi il simbolo della più rigida segregazione, dell'isolamento coatto, nessuno di questi racconti si conchiude completamente all'interno del ghetto. Gli ebrei di Zangwill sono tutti figure di frontiera, in bilico tra la legge di Mosè e quella della ragione, o del cuore. I suoi dotti adolescenti, diligenti studiosi della tradizione talmudica, sembrano rosi da un tarlo segreto, da un'intima inquietudine che li spinge a scoprire cosa vi sia oltre le alte e solide mura del ghetto: vi trovano il fascino conturbante e decadente di Venezia, la seduzione delle arti profane, oppure, nella Roma del sedicesimo secolo, si convertono al cattolicesimo, nel sogno visionario della riunificazione delle due religioni e dei due popoli. La legge sabbatica è deliberatamente infranta, con i toni della commedia, dal commerciante della piccola cittadina rivierasca che non vuol perdere i clienti cristiani, oppure, con quelli del dramma, dalla vecchia che percorre di sabato trentasette miglia per veder un'ultima volta il figlio morente, mentre l'amore materno spinge un'altra donna a recarsi addirittua dal Papa, perché possa togliere il malocchio al suo figliolo diventato improvvisamente cieco. Eppure, il richiamo delle radici ebraiche e del ghetto resta fortissimo e inesorabile: in uno dei racconti, Heinrich Heine, sul letto di morte, confida a una gran dama ch'egli aveva conosciuta bambina e che ora lo visita al capezzale, di non essersi mai davvero convertito e di rimpiangere di non aver sposato una semplice ragazza ebrea che sapesse apparecchiare la tavola per la solennità sabbatica e cucinare dolci per la Pasqua.
Alternando con straordinaria perizia il tono comico a quello tragico e a quello epico, Zangwill riesce a rappresentare un mondo ebraico affollato dei personaggi più diversi, ideale punto d'incontro tra la ricostruzione storica minuziosa e fedele e il gusto per un'affabulazione leggendaria, a tratti magica.

<< pagina precedentepagina seguente >>
www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT