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Il Giornale Rassegna Stampa
02.07.2023 La Francia in fiamme
Analisi di Fiamma Nirenstein

Testata: Il Giornale
Data: 02 luglio 2023
Pagina: 10
Autore: Fiamma Nirenstein
Titolo: «»
Riprendiamo dal GIORNALE di oggi 02/07/2023 l'analisi di Fiamma Nirenstein.

PM Netanyahu Appoints Fiamma Nirenstein as Ambassador to Italy | Prime  Minister's Office
Fiamma Nirenstein

La tragica e colpevole uccisione di Nahel che scuote la Francia, anche se certo non può sfuggire che il contesto, la storia, la cultura sono diverse, riporta subito alla mente l’omicidio da parte della polizia di George Floyd a Minneapolis nel maggio 2020. Nei giorni che seguirono in cui grandi masse specie afro americane distrussero negozi, auto, interi centri urbani con lo slogan Black lives matter, nessuno mise in questione, su tutta la stampa e nella politica, che si trattasse di un omicidio razzista. Non un omicidio personale: era una società, una civiltà, posseduta da “razzismo sistemico” che mostrava senza possibilità di smentita la sua vergognosa attitudine. Questo assassinio mostrava cioè, e da allora le cose si sono sviluppate nella larga lettura woke del razzismo storico americano, che la società americana era razzista, schiavista, oppressiva; da questo si poteva dedurre che tutte le società a dominazione bianca erano tali, e quindi che hanno una endogena natura oppressiva. Una fonte di terribili sensi di colpa. Da questo momento nasce una tendenza culturale, politica, di costume, molto punitiva, una punizione collettiva soprattutto segnale di irredimibilità: il bianco è razzista. Così sembra apparire oggi la società francese sulla stampa internazionale: nessuna luce in vista anche se da decenni si batte con un problema di integrazione sociale, religiosa, politica… che fa tremare le vene ai polsi. Mentre negli USA e anche qui i giocatori prima della partita, e i politici come Nancy Pelosi si inginocchiavano per 8 minuti e 46 secondi, il tempo in cui purtroppo Loyd fu soffocato dal poliziotto bianco, il concetto di “bianco privilegiato” si diffuse per ogni dove e una specie di frenesia morale impiantò una nuova cultura della colpa nelle scuole, nelle università, nelle case editrici, nei serial di netflix, nelle arti, nel lessico comune, nella rilettura dei protagonisti della storia americana.

Widespread protests in France after police kill 17yo Nahel. Why has it been  escalating? - ABC News

Divennero razzisti i bambini bianchi nelle scuole, gli scrittori, gli artisti, tutti o quasi suprematisti bianchi, censurati e anche cancellati per questo. Stiamo andando in quella direzione? La Francia ha una storia sua, certo, ha da raccontarci la sua sequenza di scontri micidiali fra la polizia e le folle di francesi di immigrati e dei loro figli: nel 1979, a Lione giovani di origine magrebina in lotta contro la demolizione di case popolari; negli ‘80 le rivolte per l’assassinio di Toumi Djaidja che contagiarono una vasta base operaia; del tema banlieu e cittadine neglette sono permeate le guerriglie del 2005 (con lo stato d’emergenza) e anche i Gillet Jaunes del 2018 che sono una storia a parte, ma coinvolta.. Ma quello di oggi è uno scontro più pericoloso, perché è nel cuore dell’Europa polarizzata culturalmente, quasi come gli USA. Una Francia dal grande passato, dalla grande borghesia si vede costretta a contemplare la propria continua messa sotto accusa mentre la sua riserva di esplosione sociale trova nuove scintille e oggi anche la loro copertura ideologica woke. Duole molto che si tratti della morte di Nahel, povero ragazzino di origine algerina, musulmano; mi azzardo a immaginare che abbia sofferto emarginazione e razzismo, ma che fosse anche uguale alla maggioranza dei ragazzi d’oggi quando voleva essere rapper e youtuber, sperare nel successo e disegnarsi un mondo di effettive possibilità, come cerca di approntare fra mille difficoltà la società occidentale per chi vi approda, e per i suoi figli. È notevole che tutti gli articoli sulla sua morte ne facciano un eroe di una irrimediabile diversità in lotta; tutto il mondo ha scritto articoli sottolineano la sua condizione di vittima sociale. Esempio sommo, il pezzo di Al Jazeera rileva “la storia sordida di razzismo coloniale e di violenza contro la gente considerata (dalla Francia) “non bianca” di Haiti, le Guadalupe, la Martinique, i Caraibi, la Reunion Islamd nell’Oceano indiano, il Nord Africa e lì Africa Occidentale, come anche il Vietnam.. la Francia ha oppresso senza remore gli algerini inclusi quelli che sono cittadini francesi”. Una colpa immarcescibile. Non così estremo, tuttavia il leit motiv resta spesso quello di una colpa collettiva. El Mundo, spagnolo, come molta altra stampa descrive “i sobborghi come posti marginali dove lo scontento dilaga, e il modello di integrazione è fallito. I cittadini sono spesso francesi di origine straniera.. nati in una Francia che li tratta come cittadini di seconda classe”; per il Pais “l’episodio illumina la discriminazione sofferta dalla gente dei sobborghi”; la BBC denuncia l’uso facile delle armi da parte della polizia e ne fa “un momento simbolico che descrive il rapporto con la popolazione disillusa”; il Frankfurter Allgemeine Zeitung vede ne più né meno che la possibilità di una incontrollabile esplosione, e La Tribune de Geneve “lo scontro fra due campi inconciliabili”. Certo, il lavoro di ricucitura dell’Occidente dopo lo schiavismo, il colonialismo e quant’altro, è duro: ma non è quello cui si è accinto con grande determinazione dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale? O tutto questo sarà cancellato dalla “cancel culture”?

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