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Il Giornale Rassegna Stampa
25.03.2015 'L'Isis è il nuovo Quarto Reich'
Le parole del premio Nobel Naipaul nel commento di Roberto Fabbri

Testata: Il Giornale
Data: 25 marzo 2015
Pagina: 12
Autore: Roberto Fabbri
Titolo: «Il monito del premio Nobel: 'L'Isis è il nuovo Quarto Reich'»

Riprendiamo dal GIORNALE di oggi, 25/03/2015, a pag. 12, con il titolo "Il monito del premio Nobel: 'L'Isis è il nuovo Quarto Reich' ", il commento di Roberto Fabbri con le dichiarazioni di Vidiadhar Surajprasad Naipaul.


Vidiadhar Surajprasad Naipaul


Terroristi dello Stato Islamico

Come intellettuale nato in una ex colonia britannica V. S. Naipaul è decisamente controcorrente: pur avendo la pelle scura detesta «l'autodistruttivo razzismo dei negri», preferisce di gran lunga criticare le miserie del postcolonialismo piuttosto che i misfatti dell'imperialismo ed è talmente detestato dall'inespugnabile fortino dell'intellighenzia liberal anglosassone da essersene guadagnato insulti che vanno da misogino a sadico a bigotto. Vidiadhar Surajprasad Naipaul (Vidia per gli amici e i numerosi nemici) se ne frega da sempre e tre giorni fa ha rilanciato pesantemente, mirando dritto al bersaglio più grosso e più pericoloso disponibile attualmente su piazza: l'islam.

Non che abbia detto cose nuovissime (se Oriana Fallaci fosse viva, per esempio, le direbbe da par suo, e lo fanno tuttora tra gli altri giornalisti come Magdi Allam e Carlo Panella), ma le ha scandite con il suo inconfondibile stile abrasivo, lanciando una denuncia che è al tempo stesso una condanna. Il bersaglio della sua polemica è il cosiddetto Stato islamico, ma di fatto è l'islam tout court. Quello che - si legge nell'articolo di Naipaul pubblicato domenica dal quotidiano inglese Daily Mail - «negli ultimi tre o quattro secoli dai tempi di Cartesio, Leibniz o Newton è rimasto congelato nelle rivelazioni del Corano e degli hadith del VI secolo».

Lo Stato islamico «deve esser visto come la più potente minaccia per il mondo dai tempi del Terzo Reich» e «il suo annientamento militare come forza anti-civiltà deve essere oggi l'obiettivo di un mondo che tiene alle proprie libertà ideologiche e materiali». L'equiparazione tra gli jihadisti dei nostri giorni e il regime nazista tedesco è quasi perfetta in Naipaul. «Lo Stato islamico - scrive il premio Nobel nato a Trinidad - è proteso a un olocausto contemporaneo, l'omicidio di sciiti, ebrei, cristiani, copti, iazidi: potrebbe abbandonare l'etichetta di “Califfato” e farsi chiamare “Quarto Reich”». Contro questi fanatici e ignoranti distruttori della civiltà e della idea stessa di bellezza, manifestata con l'accanimento contro le opere d'arte delle culture preislamiche, servirebbe da parte dell'Occidente chiarezza di idee e unità d'intenti. E invece, denuncia Naipaul, i leader politici si rifiutano di vedere il pericolo di un islamismo che «nega il valore e addirittura l'esistenza di civiltà che hanno preceduto le rivelazioni del Corano... l'idea della fede che abolisce la Storia».

Così «David Cameron, Barack Obama e François Hollande, dopo ogni oltraggio islamista preferiscono parlare di frange pazzoidi». Niente di più irresponsabile, accusa l'ottantaduenne «intellettuale senza radici» che ha scelto di vivere nell'Inghilterra profonda, che ammonisce: «L'islamismo è semplice. Ci sono regole cui obbedire, una guerra santa contro la civiltà, un paradiso dove andare da martire (...), nessuna fedeltà al Paese che ti ha dato una libera istruzione e delle prestazioni sociali. Una pistola, una preghiera e la semplicità di una caverna. Ecco perché partono: sono dei volontari della morte».

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