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Il Foglio Rassegna Stampa
14.08.2017 Guerra allo Stato islamico: la differenza tra Obama e Trump
Analisi tratta dal Washington Post

Testata: Il Foglio
Data: 14 agosto 2017
Pagina: 1
Autore: La redazione del Foglio
Titolo: «Trump vs. Obama nella guerra all'Isis»

Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 14/08/2017, a pag.1, con il titolo "Trump vs. Obama nella guerra all'Isis", l'analisi tratta dal Washington Post.

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Barack Obama, Donald Trump

Circa un terzo di tutto il territorio strappato allo Stato islamico in Iraq e in Siria - dal 2014 a oggi - è stato conquistato negli ultimi sei mesi grazie a nuove politiche adottate dall'Amministrazione Trump, ha detto venerdì scorso un alto ufficiale del dipartimento di stato". Così il Washington Post inizia a raccontare la versione di Brett McGurk, alto inviato del ministero degli Esteri statunitense all'interno della coalizione internazionale anti Isis. Un ruolo che McGurk ricopriva già con l'Amministrazione Obama, fa notare il quotidiano. A cavallo fra Siria e Iraq, il Califfato aveva raggiunto la sua massima estensione geografica all'inizio del 2015; da allora, ha perso 27.000 miglia quadrate di territorio (quasi 70.000 chilometri quadrati), e 8.000 miglia quadrate (quasi 21.000 chilometri quadrati) da quando Trump è alla Casa Bianca. "Anche se l'Amministrazione Trump deve ancora presentare la sua nuova strategia ufficiale per la campagna contro l'Isis, McGurk ha citato cambiamenti chiave' già avvenuti sotto Trump".

Innanzitutto, spiega il quotidiano della capitale riferendo le parole di McGurk, "il fatto che la Casa Bianca ha delegato la possibilità di prendere decisioni direttamente ai militari sul campo". Poi "una campagna di annichilimento" che si è concentrata sull'accerchiare le città occupate dai militanti islamisti prima di lanciare le offensive (soprattutto attraverso i boots on the ground offerti dai curdi), "per assicurarsi che nessun militante riesca a fuggire". McGurk ha detto per esempio che "i 2.000 estremisti rimasti a Raqqa (in Siria, ndr) con tutta probabilità moriranno nella stessa Raqqa". Il militare statunitense ha inoltre citato gli sforzi dell'Amministrazione per "aumentare la condivisione degli oneri" fra i 73 membri della coalizione anti Stato islamico: "Dalla maggior parte di questi alleati non ci si attende un contributo bellico - ricorda il Washington Post - ma un aiuto per la stabilizzazione nelle aree liberate dal Califfato, inclusa la città irachena di Mosul, dove le forze irachene sostenute dagli Stati Uniti lo scorso mese hanno dichiarato vittoria sull'Isis".

Lo scorso marzo, inoltre, Washington aveva confermato l'invio di 400 marines nei pressi di Raqqa, e alcuni esperti avevano notato come per la prima volta fosse emerso anche il desiderio di una presenza "visibile" a stelle e strisce di fronte alle telecamere. Infine Brett McGurk ha detto che per il momento sta tenendo la tregua siglata con la Russia a sudovest della Siria. E "tra i risultati positivi di queste scelte", ha concluso il rappresentante del dipartimento di stato, "c'è l'interruzione quasi completa dei movimenti di civili sfollati all'interno della Siria e dell'Iraq, e anche il ritorno di centinaia di migliaia di sfollati nelle loro case che si trovavano in aree finora occupate dallo Stato islamico".

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