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La Stampa Rassegna Stampa
12.08.2023 Ucraina, le difficoltà della controffensiva
Analisi di Francesco Semprini

Testata: La Stampa
Data: 12 agosto 2023
Pagina: 14
Autore: Francesco Semprini
Titolo: «Pantano ucraino»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 12/08/2023 a pag.14 con il titolo "Pantano ucraino" l'analisi di Francesco Semprini.

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Francesco Semprini

Russia's ambitions, Ukraine's resistance, and the West's response |  Brookings

«È molto più complicato di quanto si dica, la controffensiva non sortisce effetti sostanziali al momento». I funzionari che seguono il dossier militare ucraino per le Nazioni Unite dall'inizio dell'invasione russa mettono da subito le cose in chiaro. Assieme a loro e ad altre fonti cerchiamo di ricostruire il mosaico del conflitto le cui tessere negli ultimi tempi, appaiono scollate tra loro. Giovedì ad esempio è iniziata l'evacuazione di 37 località del distretto di Kupyansk, nella regione di Kharkiv, a causa «della difficile situazione di sicurezza e dell'aumento dei bombardamenti». Una situazione di segno opposto a quella che La Stampa ha avuto modo di raccontare nell'autunno 2022 nel corso dalla prima controffensiva ucraina. Cosa sta accadendo allora? Dallo scambio con gli interlocutori diplomatici e militari emerge un quadro dove serpeggia tra le forze di Kiev a volte scoramento talvolta frustrazione nei confronti degli alleati, in particolare gli Stati Uniti. Partiamo dall'inizio della controffensiva. «Gli attriti che hanno portato al ritardo dell'avvio derivavano dalla dialettica tra i vertici politici e i vertici militari. Questi ultimi erano consapevoli che le forze in campo non erano pronte a raggiungere gli obiettivi che i primi definivano a portata», ci spiegano le fonti chiedendo il rispetto dell'anonimato: «Appena però i minimi rifornimenti militari sono giunti dall'estero e, soprattutto, appena hanno terminato l'addestramento le tredici brigate disponibili, si è dato inizio alle operazioni», in una sorta di corsa contro il tempo. Rimaneva però un problema noto agli analisti americani sin dall'inizio, di superiorità numerica militare russa. «Prima che la controffensiva iniziasse, già a maggio, le forze di Vladimir Putin avevano schierato nelle zone occupate 400 mila uomini, 200 mila per il controllo del territorio e 200 mila per il combattimento», spiegano gli esperti: «Gli ucraini per questa controffensiva hanno potuto iniettare sul campo una quindicina di brigate», ovvero tra le 70 mila e le 90 mila unità. «A ciò si deve sommare il fatto che nella fase di attacco il confronto di perdite è di 3 a 1, ovvero tre perdite per chi attacca contro una per chi difende». Quindi già l'analisi numerica di partenza suggeriva un rapporto di forza chiaro, che impone una riflessione ovvero se si conquista una porzione di territorio occorre anche mantenerne il controllo. «A questo si aggiunge il fatto che c'è stata una sottovalutazione della forza russa, in parte come componente della campagna motivazionale ucraina. Dall'altra perché c'è stata una sottostima reale di cui sono responsabili gli stessi americani». Un esempio su tutti è la convinzione secondo la quale la Russia avrebbe esaurito gli arsenali missilistici. «Si tratta di una narrazione smentita dagli stessi vertici militari ucraini che in una riunione d'urgenza di un paio di mesi fa hanno presentato dati che dimostrerebbero come non solo la Russia non ha esaurito i missili ma ne ha raddoppiato la produzione rispetto al 2022 aggirando le sanzioni». Come è possibile questo? La componentistica presente nei missili, come ha spiegato lo stesso presidente Volodymyr Zelensky, proviene da una pletora di Paesi, compresi gli Stati Uniti (attraverso alcuni giganti del comparto hi-tech), «perché si tratta di prodotti che non rientrano nella categoria "dual use" (ovvero con scopi civili e militari) e pertanto vendibili su qualsiasi mercato». A ciò si aggiungono le intermediazioni tramite Cina e altri Paesi. C'è infine un'altra questione tecnica. I russi hanno preparato linee fortificate di difesa a tre o quattro stadi praticamente su tutti i fronti «che lasciano presagire la volontà di volersi trincerare là dietro e chiuderla lì. Ci vorrebbe pertanto una forza soverchiante che in questo momento gli ucraini non sono in grado di proiettare con le risorse a disposizione». E per di più senza copertura aerea visto che, come annunciato dal Washington Post, il primo gruppo di sei piloti ucraini completerà l'addestramento per gli F-16 non prima di giugno 2024. Lo stesso quotidiano della capitale sottolinea la frustrazione di Kiev per i ritardi: «Questo si chiama tirarla per le lunghe». Frustrazione palpabile anche sul terreno secondo le testimonianze raccolte da La Stampa alla vigilia dell'anno e mezzo di conflitto (il 22 agosto saranno 18 mesi). «C'è un po' di scoramento tra le forze armate, per esempio sul fronte di Kherson», anche perché le tattiche mutuate in ambito Nato che prevedono l'invio di piccoli gruppi super attrezzati, come riporta il Wall Street Journal, nel tentativo di sfondare in punti precisi le linee nemiche, a volte non funzionano, specie in teatri tattici caratterizzati da spazi aperti. Di qui il fatto che sottoporre le truppe di Kiev ad addestramenti sugli standard Nato «interessa fino a un certo punto, perché questa è una guerra diversa, è una guerra sovietica». Così la rimostranza si traduce in rivendicazioni precise: «Dateci le armi che ci servono piuttosto che addestramenti iniqui». Ne segue la corsa contro il tempo del presidente Joe Biden che ha chiesto al Congresso altri 24 miliardi di dollari di aiuti all'Ucraina, che si aggiungono agli oltre 113 miliardi stanziati dal 24 febbraio 2022, che rendendo Washington il più grande finanziatore di Kiev nella difesa contro Mosca. Al Congresso (e non solo) c'è però chi inizia a chiedersi se limitarsi a riempire di armi l'Ucraina compensi da sola il divario di forze. Mentre al Pentagono si inizia a nicchiare sull'intaccamento delle riserve strategiche in un momento in cui le tensioni con la Cina sono in ascesa, e si registra una escalation di disordini in Africa e in Medio Oriente. «Possiamo dire che a Washington è in corso una rivalutazione della strategia seppure sempre con la priorità che l'Ucraina venga messa nelle condizioni di non subire più un'aggressione», ci spiegano fonti della capitale. Una rivalutazione, non a caso, propedeutica all'inizio dell'anno elettorale, con un presidente uscente in cerca di conferma pronto a presentarsi agli elettori, già dalle primarie di febbraio, come portatore di un piano di pace nel conflitto russo-ucraino.

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