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La Stampa Rassegna Stampa
15.04.2023 La verità sulla fuga di Artem Uss
Commento di Jacopo Iacoboni

Testata: La Stampa
Data: 15 aprile 2023
Pagina: 11
Autore: Jacopo Iacoboni
Titolo: «Dal giallo del braccialetto agli aiuti italiani i buchi neri nello scaricabarile sull'evasione»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 15/04/2023 a pag.11 con il titolo 'Dal giallo del braccialetto agli aiuti italiani i buchi neri nello scaricabarile sull'evasione' il commento di Jacopo Iacoboni.

Rousseau, Jacopo Iacoboni:
Jacopo Iacoboni

Artem Uss, il padre ringrazia Putin per l'evasione: “Il nostro presidente è  generoso”
Artem Uss

Il ministero di Giustizia punta il dito contro la Corte d'Appello. La Corte d'Appello fa trapelare che il ministero era pienamente d'accordo e anzi, rassicurò gli americani. Gli americani dal fastidio stanno passando all'irritazione, ci dice una fonte a conoscenza del dossier. Ci sono troppe cose che non tornano, nella fuga di Artem Uss, il manager russo, probabilmente già legato ai servizi d Mosca, evaso dagli arresti domiciliari vicino a Milano, che era accusato di acquisto illegale di tecnologie militari violando le sanzioni alla Russia, rivendita illegale di petrolio al mercato nero e riciclaggio di milioni di dollari. Uss era ormai in attesa dell'estradizione negli Stati Uniti, dopo una sentenza della Corte d'appello che dava il via libera. La Stampa può riferire che è in corso – secondo fonti differenti e convergenti – uno scaricabarile tra poteri dello stato paragonabile a quello che avvenne dopo la fuga del nazista Herbert Kappler ndel 77 dal Celio. Uno scaricabarile che è ormai guerra aperta tra poteri dello stato. La magistratura è a sua volta spaccata, la Procura generale di Milano ieri ha sottolineato, praticamente gridandolo, che era contrarissima ai domiciliari, ma non poteva fare ricorso perché si sarebbe comunque dovuto aspettare il verdetto in Cassazione. C'è di più. La Stampa ha appreso che a Uss erano stati persino ridati due telefonini e le carte di credito, che furono sequestrati solo il 13 marzo, su rogatoria Usa. A Uss non era stato applicato il tipo di braccialetto "Outdoor GPS Tracking", ma quello "home monitoring", senza Gsp. Perché? E non si sa neanche che fine abbia fatto il braccialetto, perché non è stato ritrovato, dunque la manomissione eventuale è stata effettuata con una certa professionalità. Non è stato staccato e lasciato nella casa della fuga. Come nel caso di Kappler, dove all'inizio si cercò di scaricare la colpa su due carabinieri che erano di guardia, Uss era controllato dalla compagnia dei carabinieri di Basiglio, che però, a quanto risulta, non avevano ricevuto segnalazioni per attivare alcun controllo speciale, ma solo il controllo routinario. L'ispezione mandata a Milano dal ministero di Giustizia Carlo Nordio per capire perché siano stati scelti i domiciliari con braccialetto elettronico, non basterà a capire le responsabilità, se si concentra solo su Milano. Secondo il canale telegram russo Cheka, molto informato sui servizi interni russi (c'è chi, come il dissidente Vladimir Osechkin, sostiene che il canale sia particolarmente legato al V direttorato del Fsb, i servizi interni russi, sulle informazioni e i collegamenti internazionali), «la fuga è stata organizzata da un ex ufficiale delle forze speciali dell'esercito italiano, che vive a Mosca da più di 6 anni. Dopo aver lasciato l'esercito, possedeva una società di sicurezza a Roma, quindi si è trasferito nella Federazione Russa e ha sposato una donna russa. A sua volta, l'italiano ha attirato all'operazione un certo numero di persone dalla Croazia. Sono stati utilizzati anche veicoli con numeri croati. Durante la fuga, a Uss è stato consegnato un passaporto russo con un cognome diverso. Uno dei paesi utilizzati per la fuga è la Turchia». La Stampa ha fatto alcune domande su questo a fonti nelle sedi appropriate, senza ottenere risposta. Il 29 novembre, tre giorni prima della scarcerazione di Uss, il Dipartimento di Giustizia americano aveva scritto una lettera ufficiale al ministero della Giustizia, chiedendo all'Italia di mettere Uss in carcere «dato l'altissimo rischio di fuga che Uss presenta». Il ministero di via Arenula ha fatto sapere che la lettera era stata immediatamente trasmessa, il giorno stesso, alla magistratura milanese. Ma ieri mattina la Corte d'appello ha risposto a varie richieste di chiarimenti fornendo la relazione e gli allegati con la risposta agli Usa, da cui emergerebbe che il ministero avrebbe rassicurato gli americani, chiarendo che la misura più idonea era di esclusiva spettanza della Corte d'Appello. Tuttavia il governo sarebbe in possesso di una carta che dimostra che il 19 ottobre l'esecutivo chiese di passare la custodia cautelare in carcere. E non fu acoltato. E i servizi? Possibile pensare che l'allarme formalmente sollevato dagli Stati Uniti non sia stato trasferito anche ai servizi e al Dis? Raccontano che la direttrice del dipartimento, Elisabetta Belloni, abbia stretto un buon rapporto con la premier Giorgia Meloni. La quale però ha anche un buonissimo rapporto con gli americani, che contano su di lei, e vuole salvaguardarlo. Nella fuga di Uss, ne sono convinti uomini delle intelligence occidentali, sarebbero entrati in azione degli "illegal", agenti russi e di altri paesi, che non risultano in Italia in nessuna copertura neanche di natura para-diplomatica o para-industriale, ma pascolano bellamente. Il papà di Artem Uss, il governatore della regione siberiana di Krasnoyarsk, Alexandr Uss, ha ringraziato Putin per il ritorno a casa del figliolo. Ma forse deve ringraziare anche tante altre persone oltre a Vladimir Vladimirovich.

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