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La Stampa Rassegna Stampa
01.03.2017 Caso Abu Omar: la grazia di Mattarella per l'agente Cia americana
Cronaca di Ugo Magri, Paolo Mastrolilli

Testata: La Stampa
Data: 01 marzo 2017
Pagina: 14
Autore: Ugo Magri-Paolo Mastrolilli
Titolo: «Abu Omar: grazia parziale all'ex agente Cia De Sousa»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 01/03/2017, a pag.14, con il titolo "Abu Omar: grazia parziale all'ex agente Cia De Sousa" la cronaca di Ugo Magri e Paolo Mastrolilli.

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Sabrina De Sousa                            Abu Omar ( a destra)

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Paolo Mastrolilli         Ugo Magri

La grazia concessa dal presidente Mattarella viene citata con toni positivi nelle cronache della maggior parte dei media stamattina, anche se è attribuita al matenimento dei buoni rapporti con gli Usa.
Il commento che manca lo aggiungiamo noi.
La Cia fece soltanto il suo dovere quando rapì l'imam egiziano Abu Omar, che operava a Milano e a detta di molti era vicino alle posizioni più estreme dell'islam, ne facevano fede le sue prediche in arabo. Visto che la giustizia italiana, in quegli anni aspettava che i crimini avessero luogo per poi arrestare gli autori, la Cia rapì Abu Omar per consegnarlo alle autorità egiziane, il suo paese d'origine. Questo fu un errore, l'Egitto non era in grado di giudicare le attività di Abu Omar in Italia, per cui venne rimesso in libertà. Di lui si sono perse le tracce. Sabrina De Sousa, invece dell'arresto, andrebbe ringraziata per aver svolto il suo dovere, prevenire gli atti di terrorismo, indagando sui presunti tali, come -pare- stia avvenendo oggi. Abu Omar, per la nostra giustizia, era diventato quasi un eroe.

Ecco il pezzo:

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha concesso la grazia parziale all’ex agente della Cia Sabrina De Sousa, proprio alla vigilia della sua estradizione in Italia. In questo modo ha chiuso il caso più difficile legato alla vicenda del rapimento dell’imam egiziano Abu Omar, perché la donna non dovrà più scontare la pena a cui era stata condannata. Quindi già ieri sera è stata liberata in Portogallo, esprimendo attraverso il marito la sua «gioia e soddisfazione». Abu Omar era stato rapito il 17 febbraio 2003 a Milano, con un’operazione condotta dai servizi segreti americani e italiani. Era sospettato di legami con il terrorismo e quindi era stato trasferito in Egitto con una «extraordinary rendition» per essere interrogato. In seguito era stato scagionato e liberato. De Sousa, 60 anni, con doppia cittadinanza americana e portoghese, era uno degli agenti che avevano contribuito al rapimento. Per questo era stata condannata a 7 anni, ridotti poi a 4 per l’indulto, e ciò aveva fatto scattare un ordine di arresto europeo. Quando Sabrina era giunta in Portogallo, e da lì aveva cercato di imbarcarsi su un aereo per andare in India a trovare la madre, le autorità locali l’avevano fermata e avevano avviato il procedimento di estradizione. I tribunali locali avevano autorizzato il trasferimento in Italia, e quindi venerdì scorso era stata portata in carcere. Oggi era in programma la sua estradizione, e lei sperava di essere assegnata almeno ai servizi sociali. Ieri sera però Mattarella ha firmato il provvedimento di grazia parziale, che ha ridotto la condanna da quattro e tre anni. In questo modo la pena è scesa sotto la soglia che impone la carcerazione, e quindi sono stati revocati l’ordine di esecuzione e l’estradizione stessa. De Sousa è stata scarcerata, e a questo punto è libera anche di tornare negli Usa. «Esprimo - ci ha detto il suo avvocato italiano, Dario Bolognesi - la mia massima soddisfazione per questo provvedimento equo, che ristabilisce la par condicio per la mia cliente, in quanto simili iniziative erano già state adottate per altri cittadini americani coinvolti nella vicenda. È una decisione saggia ed equa, oltre che utile per i nostri rapporti internazionali, perché ci evita problemi diplomatici con gli Stati Uniti di cui nessuno aveva bisogno». De Sousa sosteneva di non aver partecipato materialmente al rapimento di Abu Omar, perché quando era avvenuto si trovava a sciare con il figlio. Il capo della Cia di Milano, il suo superiore Bob Lady, aveva ricevuto la grazia, e lei considerava questa un’ingiustizia nei suoi confronti. Prima dell’Inauguration del presidente Trump aveva preso contatto con il transition team, per spiegare la situazione: «Questo caso - ci aveva detto proprio il giorno prima dell’insediamento del nuovo capo della Casa Bianca - richiede un’inchiesta appropriata, di cui beneficerebbero i funzionari americani e italiani. Ci sono molte informazioni disponibili, ma pochi fatti, perché i fatti sono coperti dalla pratica del «Glomar» negli Usa e dal segreto di Stato in Italia. La rimozione del segreto cambierebbe la storia». Il suo arresto e l’estradizione l’avrebbero forse spinta a rivelare questi fatti potenzialmente imbarazzanti, provocando una crisi diplomatica tra Roma e Washington. Il presidente Mattarella, visto che la condanna è comunque definitiva, ha deciso invece di concedere il provvedimento minimo di grazia che non cancella le responsabilità di chi ha partecipato ad un atto giudicato illegale, ma nello stesso tempo evita la carcerazione in Italia e tutte le conseguenze negative che avrebbe potuto avere.

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direttore@lastampa.it

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