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La Stampa Rassegna Stampa
11.02.2017 Terrorismo:sventato attacco a Montpellier, lo stato islamico di Al baghdadi
Servizi di Paolo Levi, Giordano Stabile

Testata: La Stampa
Data: 11 febbraio 2017
Pagina: 5
Autore: Paolo Levi-Giordano Stabile
Titolo: «Attacco sventato in Francia, arrestata jihadista di 16 anni-Così in Siria gli uomini di Al Baghdadi guidano i lupi solitairi al martirio»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 11/02/2017, a pag.5, due servizi sul terrorsimo, il primo sull'attacco sventato a Montpellier, il secondo sullo Stato islamico di Al Baghdadi.

Paolo Levi: "Attacco sventato in Francia, arrestata jihadista di 16 anni"

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Generazione Jihad                                            Paolo Levi

Il video, le nozze e il martirio: nella Francia in Stato d’emergenza quattro persone, tra cui un ventunenne convertito all’Islam e la compagna di sedici anni, sono stati fermati in un blitz dell’anti-terrorismo a Montpellier, nel sud del Paese. La retata ha «permesso di sventare un progetto di attentato imminente», ha detto il ministro dell’Interno, Bruno Le Roux. Di «minaccia estremamente elevata», ha parlato il premier, Bernard Cazeneuve. Mentre in serata è giunta la notizia dell’uccisione di Rachid Kassim, l’ex rapper francese considerato nemico pubblico numero uno di Parigi. Francese convertitosi all’Islam sarebbe stato ucciso da un drone Usa a Mosul. È considerato l’istigatore, attraverso le chat di Telegram, di diversi attentati, dall’assassinio di una coppia di poliziotti a Magnanville, all’uccisione di padre Jacques Hamel, fino al commando di donne che ha lasciato bombole di gas nell’auto parcheggiata a Notre-Dame. E chissà se non ci fosse il suo zampino anche tra i baby-jihadisti di Montpellier. L’esplosivo di Bruxelles Ieri la retata è scattata dopo che i giovani sospetti «avevano acquistato dell’acetone», sostanza ad alto potenziale esplosivo che può essere usato per fabbricare ordigni. Nel covo del ragazzo che già nel 2015 tentò di arruolarsi in Siria è stato scoperto un «laboratorio da piccolo chimico», con 71 grammi di Tatp, lo stesso esplosivo utilizzato per gli attacchi di Bruxelles, ribattezzato la «madre di Satana», oltre che acetone, acqua ossigenata, acido solforico e altre sostanze utilizzate nella preparazione di bombe artigianali. Tre giorni prima, l’8 febbraio, la compagna sedicenne convertitasi in tempi record alle tesi della guerra santa aveva diffuso sui social network un video di lei mentre presta giuramento all’Isis. Per una coincidenza di calendario, ieri la Corte costituzionale di Parigi ha bocciato un articolo della legge del 2016 che sanziona il reato di consultazione «abituale» dei siti jihadisti. Motivo? «Limita la libertà d’espressione in modo sproporzionato». Attivissimi sul web i due «promessi sposi» della jihad avevano studiato il piano nei minimi dettagli. Dopo il «sì» con rito religioso, lui avrebbe dovuto immolarsi da kamikaze contro un sito turistico e lei sarebbe fuggita in Siria o in Iraq. Una identica modalità a quella di Hayat Boumedienne, la moglie di Amedy Coulibaly, l’attentatore dell’HyperCacher di Parigi, scappata in Medio Oriente cinque giorni prima che lui passasse all’azione nel gennaio 2015. Fra 3 mesi le presidenziali Considerato una sorta di «guida spirituale», il «terzo uomo» di 33 anni è stato fermato a Marseillan, a sud di Montpellier. Era lui che stava procurando alla sedicenne un passaporto falso per raggiungere la Siria. Quanto al quarto uomo fermato, 27 anni, pare non c’entri nulla, era solo presente al fianco dell’altro al momento della retata a Marseillan. A tre mesi dalle presidenziali la tensione resta alta. Intervistato dalla tv belga, l’ex giudice anti-terrorismo, Marc Trévidic, aveva messo in guardia sul rischio attentati durante la corsa all’Eliseo: «Sarà un anno spaventoso». Appena pochi giorni fa, un egiziano di 29 anni, Abdallah El-Hamamy, si è scagliato con due macheti contro i militari a presidio del Louvre al grido di «Allah Akbar!».

 Giordano Stabile: " Così in Siria gli uomini di Al Baghdadi guidano i lupi solitari al martirio"

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Al Baghdadi                                                       Giordano Stabile

 

Cercano i contatti con il Califfato su Twitter, parlano con loro reclutatori su Telegram, imparano a fabbricare esplosivi in Rete, a procurarsi armi da fuoco con le indicazioni che arrivano da Raqqa. E sigillano il tutto con una rivendicazione da postare sui social. I lupi dell’Isis non sono così solitari, la Rete è l’acqua in cui nuotano ma può anche essere la loro trappola. Come nel caso della sedicenne francese arrestata dopo aver pubblicato, troppo presto, il suo giuramento di fedeltà al Califfo Abu Bakr al-Baghdadi. La tesi dei lupi solitari che agiscono solo per «ispirazione» sta cadendo sotto i colpi delle indagini in Europa e negli Stati Uniti. La minaccia viene da micro-cellule dirette a distanza e per l’analista di Foreign Affairs Bridget Moreng «è il futuro dell’Isis, temo». La longa manus da Raqqa è evidente in Francia. Un unico reclutatore, Rachid Kassim, 29 anni, forse ucciso da un drone Usa ieri a Mosul. Kassim è di sicuro dietro quattro attentati riusciti o tentati nel 2016. Le sue «impronte digitali», stando agli inquirenti francesi, sono state trovate nell’attacco a Magnanville del 13 giugno, quando il jihadista francese Larossi Abballa uccide due poliziotti nella loro casa e rivendica l’attacco in diretta su Facebook, prima di essere abbattuto dai raid. Abballa non era solo. Almeno altre due persone sono state arrestate, in contatto con Kassim via Telegram. Le sue «impronte digitali» sono state trovate anche dietro l’uccisione dell’85enne sacerdote Jacques Hamel a Saint-Etienne-du-Rouvray, in Normandia, il 26 luglio. E dietro due attentati falliti, compreso il tentativo di una 29enne di fabbricare un’autobomba con bombole di gas. Un altro caso eterodiretto dall’Isis è il tentato assalto con armi automatiche a una chiesa di Villejuif, nella primavera del 2015. Lo studente informatico Sid Ahmed Ghlam riceve istruzioni dettagliate via Telegram. I messaggi dal Califfato lo guidano a Aulnay-sous-Bois, a una Renault Mégane parcheggiata vicino a un bar. Dentro, una borsa chiusa, e un kalashnikov. Ghlam però non è molto esperto e finisce per spararsi a una gamba. In un altro attacco sventato, vicino a Strasburgo, due terroristi che progettavano di attaccare un mercato di Natale ricevono le coordinate Gps per trovare le armi nascoste lungo una strada di campagna. Un caso simile a quello di un attentato fallito sul suolo indiano. Qui è un giovane ingegnere, Mohammed Ibrahim Yazdani, a essere seguito passo passo, dal «Servizio esterno», l’Amn al-Kharij, del Califfato. Il mentore del giovane indiano è uno dei più pericolosi reclutatori, Abu Issa al-Amriki. Lo scorso maggio Yazdani riceve un messaggio che gli ordina di andare verso l’aeroporto di Nanded. Lì vicino, appesi a un albero dentro un sacco di plastica ci sono i mitra da usare in un attacco nella città di Hyderabad. Yazdani sarà poi arrestato e Al-Amriki ucciso in un raid in Siria. Legami stretti con la leadership dell’Isis sono stati trovati anche per Tamim Ahmed Chowdhury, il bengalese-canadese mente della strage del 1° luglio 2016 a Dacca, quando vennero uccisi nove italiani. L’ordine di colpire stranieri era arrivato dal Califfato, attraverso il suo contatto, Abu Terek Mohammad Tajuddin Kausar. E la stessa rivendicazione, con le foto del massacro postate mentre era in corso l’assedio, era stata manovrata da Raqqa. Videorivendicazioni La video-rivendicazione è il sigillo finale degli attacchi nel Dar al-Harb, la Casa della guerra, come gli islamisti chiamano l’Occidente. Anis Amri, il tunisino che ha fatto strage a Berlino, ha prima filmato con il cellulare la sua bayah, giuramento di fedeltà. Stessa cosa per il killer di Capodanno a Istanbul. Solo che Abdulkadir Masharipov dimentica il telefonino in un taxi. E attraverso quel filmato viene identificato e poi catturato.

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