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La Repubblica Rassegna Stampa
15.10.2023 L’Italia bipartisan con Israele e Ucraina, contro i nemici della democrazia
Editoriale di Maurizio Molinari

Testata: La Repubblica
Data: 15 ottobre 2023
Pagina: 1
Autore: Maurizio Molinari
Titolo: «L’Italia bipartisan»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 15/10/2023, a pag. 1, con il titolo “L’Italia bipartisan” l'analisi del direttore Maurizio Molinari.

Molinari: “Le sorti dell'Italia sono decisive per quelle dell'Europa” -  Mosaico
Maurizio Molinari

Med-Or | Israel and Italy ready to take relations to the next level

Sull’attacco di Hamas a Israele si registra una coincidenza di valutazioni fra il capo del governo, Giorgia Meloni, e la leader del maggiore partito di opposizione, Elly Schlein, facendo emergere una posizione bipartisan in politica estera che, come nel caso della guerra in Ucraina, rafforza la credibilità internazionale dell’Italia. Sono passati sette giorni dal momento in cui migliaia di terroristi di Hamas hanno violato da Gaza il confine internazionale dello Stato ebraico per portare morte e distruzione nei centri abitati a ridosso della frontiera. Da quel momento la presidente del Consiglio ha espresso una chiara solidarietà ad Israele aggredita dal terrorismo islamico, così come ha fatto la segretaria del Partito democratico. In maniera analoga, parole e gesti dei ministri degli Esteri e della Difesa - Antonio Tajani e Guido Crosetto - hanno coinciso con l’analisi della genesi della guerra nella responsabilità dei jihadisti fatta da Peppe Provenzano, responsabile Esteri del Pd, e Lorenzo Guerini, presidente del Copasir ed ex ministro della Difesa. Ciò che più conta è che, andando a leggere le dichiarazioni degli uni come degli altri, ci si accorge che convergono sui tre punti-chiave che hanno distinto il testo concordato dal presidente americano Joe Biden con i leader di Gran Bretagna, Francia, Germania e Italia nel gruppo “Quint”. Ovvero: condanna del terrorismo jihadista, solidarietà e sostegno ad Israele, impegno ad una soluzione della crisi israelo-palestinese sulla base della formula “Due Stati per due popoli” contenuta negli accordi di Oslo del 1993. La coincidenza fra convergenza bipartisan interna e intesa con i partner Usa-Ue ripropone sulla solidarietà ad Israele aggredita dai jihadisti di Hamas quanto già avvenuto nel caso della solidarietà all’Ucraina aggredita dalla Russia di Putin. Anche sul sostegno a Kiev tanto Meloni, subito dopo l’arrivo a Palazzo Chigi, che Schlein, subito dopo l’arrivo alla guida del Pd, non hanno avuto esitazioni. Le ripercussioni sono notevoli perché come il sostegno italiano all’Ucraina resta la pietra angolare della coesione con la Nato sulla difesa della sicurezza in Europa, così la fermezza nella solidarietà ad Israele posiziona con chiarezza il nostro Paese nel campo delle democrazie consapevoli che il jihadismo - di Al Qaeda, Isis, Hamas e gruppi analoghi dal Sahel all’Afghanistan resta una delle maggiori minacce alla sicurezza collettiva. Questo spiega perché la formula del “Quint” è lo strumento con cui l’amministrazione Usa ha scelto di affrontare il nuovo conflitto in Medio Oriente, inserendo a pieno titolo il nostro Paese, a differenza quanto di avvenuto in passato in altre crisi come ad esempio il nucleare iraniano. È una premessa che consente potenzialmente all’Italia di assumere a gennaio la presidenza di turno del G7 - il forum delle maggiori democrazie industriali - con la credibilità necessaria a coordinare le posizioni dei partner sulle maggiori crisi. Da qui l’importanza di ricordare da dove arrivano le posizioni espresse su Hamas-Israele da Meloni e Schlein. Entrambe sono de facto eredi di campi politici che durante la Guerra Fredda avevano - per motivi assai diversi – posizioni molto lontane dalla comprensione del diritto di Israele alla sicurezza. Ma dalla fine della Prima Repubblica la situazione si è andata modificando. A sinistra sono stati Napolitano, Occhetto e Fassino a guidare il maggiore partito della sinistra lontano dall’ostilità preconcetta contro Israele che era stata iniettata dall’Urss sin dall’indomani della Guerra dei Sei Giorni, fino al momento nel quale Napolitano è stato il primo Presidente della Repubblica a tracciare l’indiscutibile equiparazione fra antisionismo ed antisemitismo. A destra, l’ostilità dei nostalgici della Repubblica di Salò nei confronti degli ebrei e di Israele dalle violente incursioni missine a Portico d’Ottavia negli anni Cinquanta fino ai più recenti collegamenti fra estremismo nero e gruppi filo-iraniani - ha lasciato il posto alla scelta di Gianfranco Fini di recarsi allo Yad Va-Shem - il museo della Shoah a Gerusalemme - per dichiarare il fascismo “male assoluto” e a quella del premier Silvio Berlusconi, dopo gli attacchi dell’11 settembre 2001, di schierare l’Italia senza ambiguità a fianco dell’America aggredita dai kamikaze di Al Qaeda. Insomma, la convergenza fra Meloni e Schlein su Ucraina e Israele è il risultato non solo delle loro scelte, politiche e personali, ma anche di un processo di oltre trent’anni che - a dispetto di periodiche difficoltà consente oggi al nostro Paese di essere più credibile con i partner Usa e Ue. E dunque di avere più strumenti per difendere i nostri interessi nazionali nello scacchiere del Mediterraneo, che resta il teatro dove le crisi sono più roventi. Si tratta di una convergenza bipartisan su politica estera e sicurezza che deve però essere costantemente rafforzata e rinnovata per il semplice motivo che gli opposti estremisti la minacciano. Il sondaggio di Noto che abbiamo pubblicato ieri sul 18 per cento di italiani “solidali con Hamas” coincide infatti con analoghe percentuali di sostegno a favore di Putin in Ucraina, descrivendo i contorni di un estremismo che tende a schierarsi con qualsiasi avversario delle democrazie: dai terroristi islamici ai dittatori di ogni latitudine. E non si tratta solo di numeri perché le manifestazioni in più città italiane da parte di gruppi talmente ostili ad Israele da confondere i terroristi di Hamas con i diritti palestinesi suggeriscono la presenza di un virus antidemocratico che si nutre della forte convergenza fra estremisti rossi e neri. Saranno le prossime settimane a dirci quanto Meloni e Schlein, nei rispettivi schieramenti, sapranno difendere e consolidare le rispettive posizioni sulla guerra fra Israele e Hamas, soprattutto davanti all’evoluzione di un conflitto che promette di essere molto aspro e può ridisegnare gli equilibri del Medio Oriente. Non ci può essere tuttavia dubbio sul fatto che un’Italia che riesce ad essere bipartisan sulla sicurezza è più autorevole sulla scena globale. Così come un’Italia dove i leader di maggioranza e opposizione concordano sulla politica estera ma si dividono su tutto il resto è una democrazia più matura.

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