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Rassegna Stampa
07.11.2015 Londra: l'università sta con l'Isis contro i curdi
Commento di Fausto Biloslavo

Testata:
Autore: Fausto Biloslavo
Titolo: «Se l'università censura il 'suo' combattente anti-Isis»

Riprendiamo dal GIORNALE di oggi, 07/11/2015, con il titolo " Se l'università censura il 'suo' combattente anti-Isis ", il commento di Fausto Biloslavo.

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Macer Gifford                                               Fausto Biloslavo

Una delle più prestigiose università di Londra ha tappato la bocca ad un ex studente, membro del partito conservatore, rientrato dalla Siria dopo aver combattuto contro lo Stato islamico. L’associazione curda all’interno dell’ateneo aveva proposto una conferenza con Macer Gifford, nome di battaglia del giovane di 28 anni, che ha lasciato un posto ben remunerato nella City per partire come volontario non pagato. L’aspetto più controverso è la giustificazione di Asad Khan, il responsabile degli eventi per l’associazione degli studenti dell’University college di Londra. In un messaggio di posta elettronica per censurare l’ex studente ha scritto: «In ogni conflitto ci sono due parti e vo- gliamo evitare di sceglierne una». In pratica è come dire che lo Stato islamico e chi lo fronteggia sono sullo stesso piano. Gifford ha combattuto con i curdi del Ypg, che nel nord della Siria hanno creato un’alleanza con cristiani e sunniti per lanciare un’offensiva su Raqqa, la capitale del Califfo. E l’aspetto paradossale è che vengono riforniti di armi con aviolanci dagli aerei americani. Lavar Kurda, che voleva organizzare l’evento, ha parlato di «orribile pregiudizio contro la causa curda, i diritti umani e la libertà di parola». Lo University college di Londra è uno dei più antichi e prestigiosi. Il primo ad ammettere studenti di ogni sesso, etnia, fede religiosa o ideologia politica. E forse proprio il politically correct ha censurato l’ex studente combattente, che si era appellato al premier David Cameron per aiutare di più chi affronta il Califfo. Secondo gli organizzatori l’università «ha così dimostrato l’indisponibilità ad assumere una posizione chiara contro lo Stato islamico». La replica, in parte lecita, è che la conferenza avrebbe potuto invitare altri studenti ad andare in Siria a combattere l’Isis e che lo Ypg, la formazione di Gifford, è criticata dalle organizzazioni dei diritti umani. Kurda ha risposto che «eravamo di- sponibili a sottostare a delle condizioni sull’intervento del combattente per la libertà». Il bello è che in Inghilterra hanno parlato pubblicamente proprio tutti compresi terroristi, fanatici, teorici del fondamentalismo. Fra le righe del politically correct probabilmente non manca un’avversione del responsabile degli eventi all’università, che dal nome, Asad Khan, non è proprio di origini britanniche doc. «Non l’hanno arrestato quando è tornato a Londra essendo bianco e della classe media» ha detto il censore riferendosi a Gifford, che per di più ha la colpa di essere conservatore. Quasi in tutti i Paesi non esiste una dovuta differenziazione fra i cosiddetti foreign figthers dalla parte giusta e quella sbagliata. Mezzo mondo, compresa l’Italia, manda aerei, addestratori, armi ai gruppi anti Califfato, ma ad una giovane danese è stato ritirato lo scorso mese il passaporto. Il reato era di aver imbracciato le armi per un breve periodo con i curdi nel nord della Siria. In Svizzera, Johan Cosar, un ticinese ex sergente dell’esercito elvetico è partito per la Siria per aiutare il Sutoro, una milizia che combatte in Siria per la sopravvivenza dei cristiani: pochi mesi fa, al ritorno in patria, l’hanno arrestato. In Italia, prima della legge sui foreign fighters, che non fa alcuna distinzione, alcuni volontari di casa nostra che combattevano con i gruppi ribelli siriani meno estremisti non hanno subito conseguenze. Gli Stati Uniti sono draconiani. Puoi andare a combattere a tuo rischio e pericolo, a patto che non si tratti di gruppi nelle lista delle organizzazioni terroristiche. Negli Usa, il Ypg, la stessa formazione dell’ex studente censurato a Londra, non fa parte di questa lista nera. In settembre sono tornati in patria senza conseguenze, dopo mesi di duri combattimenti con lo stesso gruppo due ex militari Usa, il ranger Bruce Windorski e il marine Jamie Lane. E potranno tranquillamente tenere conferenze.

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