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Rassegna Stampa
26.05.2014 La preghiera non ha fermato la guerra in Siria
ma per il segretario di Stato vaticano basterà a risolvere i problemi del Medio Oriente

Testata:
Autore: Serena Sartini
Titolo: «La preghiera ha una grande forza politica»
Dal GIORNALE di oggi, 26/05/2014, a pag. 15, riportiamo l'intervista di Serena Sartini al segretario di Stato vaticano Pietro Parolin, dal titolo "La preghiera ha una grande forza politica".
Il cardinal Parolin si propone di applicare al conflitto israelo-palestinese  lo stesso metodo di risoluzione dei conflitti adottato dalla Chiesa in Siria, dove, sostiene, " 
abbiamo sperimentato la forza della preghiera nell'iniziativa del Papa".
In realtà, ricordiamo, in Siria la guerra continua, tra atrocità compiute da entrambe le parti in campo e con un bilancio di oltre centocinquantamila morti.
Tutti hanno il diritto di pregare per la soluzione di un conflitto, se lo vogliono, ma i responsabili politici hanno anche il dovere di agire con gli strumenti più efficaci a loro disposizione. I governanti di uno Stato minacciato e aggredito, come Israele, in particolare, hanno il diritto e il dovere di proteggere i cittadini, se necessario anche con la forza.


Pietro Parolin

Ecco l'articolo.

Cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, il Papa ha invitato Abu Mazen e Peres a un incontro di preghiera per la pace Israele-Palestina. Cosa ha spinto il pontefice a proporre questa iniziativa?
«Abbiamo sperimentato la forza della preghiera nell'iniziativa del Papa per la Siria. La preghiera ha una forza politica che forse noi ancora non conosciamo e che va "sfruttata" fino in fondo. La preghiera è capace di trasformare i cuori e quindi di trasformare la storia».
Quando avverrà l'incontro?
«La data ancora non si conosce ma penso che, avendo i due presidenti già accettato, sarà a breve. E una bellissima iniziativa».
Qual è la posizione del Vaticano sulla condizione dei cristiani perseguitati in Medio Oriente?
«E condizione dei cristiani quella di trovarsi in contraddizione con il mondo. Qui rinasce la speranza. Dobbiamo fare tutto il possibile per i cristiani che soffrono anche da un punto di vista politico e diplomatico perché sia rispettata la loro libertà di coscienza».

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