sabato 18 maggio 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


Clicca qui






Rassegna Stampa
23.05.2014 Il Papa in Israele: l'unico luogo del Medio Oriente dove i cristiani sono in crescita
Reportage di Fiamma Nirenstein

Testata:
Autore: Fiamma Nirenstein
Titolo: «Sorpresa, il Papa in Israele troverà più cristiani»
Riprendiamo, dal GIORNALE di oggi, 23/05/2014, a pag. 16, l'articolo di Fiamma Nirenstein dal titolo "Sorpresa, il Papa in Israele troverà più cristiani".


Fiamma Nirenstein     Papa Francesco

C’è almeno uno, nel mondo, per cui una vi­sita del Papa in Medio Oriente è affar semplice men­tre tutte le diplomazie si affan­nano e talora si disperano: è il rabbino argentino Abraham Skorka che di Jorge Bergoglio è amico da vent’anni,e che ieri ci ha spiegato in un nocciolo la vi­sita papale. «Scrivendo un libro insieme e dialogando fra noi in tv per 31 ore, niente era più chia­ro­ del suo orrore per l’antisemi­tismo, dell’unione spirituale fra ebraismo e cristianesimo, e il desiderio di percorrere insie­me le vie di Israele. È un sogno che si realizza. Portare un’utile parola di pace: questo vuole il Papa. Naturalmente il suo pri­mo obiettivo non possono esse­re che i luoghi santi. Ma sarà la prima volta che un Papa, in Ter­ra d’Israele, visita la tomba di Theodor Herzl, il padre fonda­tore del sionismo. È un gesto molto importante: il Papa vede nel sionismo la crescita spiri­tuale del popolo ebraico». Cer­to ­è un gesto di grande peso teo­logico quando tanti mettono in discussione il diritto del popo­lo ebraico alla Terra d’Israele, quasi equivalente a quello che Giovanni Paolo compì ricono­scendo lo Stato d’Israele stes­so.
Ma molte altre sfide attendo­no il Papa in questo viaggio, che comincia Sabato con Amman, capitale della Giordania, dove incontrerà re Abdullah e la regina Rania, dirà messa allo stadio e visiterà il fonte battesi­male di Betania sul Giordano. La domenica sarà a Betlemme,
dove dirà messa di fronte alla Chiesa della Natività. Nel po­meriggio, Israele: inizierà la vi­sita con incontri ecumenici per poi dedicarsi il giorno dopo al Gran Mufti Muhammad Ah­mad Hussein, personaggio mol­to aggressivo che auspica nei suoi discorsi la distruzione di Israele. Poi il Monte Herzl e Yad Vashem. Il giorno dopo, incon­tri politici (con Shimon Peres e Netanyahu) e ecumenici nei luoghi santi.
Il Papa parte in un momento molto difficile per i cristiani nel mondo islami­co: secondo la watch list del 2013 si varia dai cento ai duecento mi­lioni di perse­guitati, 105mi­la cristiani l’anno vengo­no assassinati
per la loro fe­de. E il Medio Oriente è uno degli epicen­tri di­questa in­sopportabile persecuzio­ne, che crea anche grandi movimenti di profughi e mo­difi­che demo­grafiche. Se il Papa dirà una pa­rola decisa su questo proble­ma, certo questo è il luogo e il tempo appropriato, e il suo ami­co Skorka pensa che lo farà, sia pure con delicatezza.
Paradossalmente, l’unica tappa in cui il Papa potrà sorri­dere liberamente è Israele.
È in­fatti l’unico Paese in cui la popo­lazione cristiana è cresciuta e non subisce persecuzioni di sor­ta: nel 2012 i cristiani erano 158mila, nel 2013 161mila, l’80 per cento si definisce comune­mente ( anche se ormai molti vo­gliono essere chiamati cristiani israeliani) arabi cristiani, e il 20 per cento russi. Nel 1948, anno dell’Indipendenza, c’erano so­lo 34mila cristiani in Israele. Se­condo il Pew Center Israele è l’unica parte del Medio Oriente dove c’è una crescita:dei 2,2 mi­liardi di cristiani nel mondo, so­lo lo 0,6 per cento vive qui, il 4 per cento del totale degli abitan­ti, mentre un secolo fa era il 20. Il Papa ha molto lavoro da que­ste parti: ciò che i cristiani subi­scono in Siria o in Arabia Saudi­ta certo non devono patire in Giordania o nell’Autorità Pale­stinese. Ma quando Francesco parlerà a Betlemme non potrà ignorare che erano il 90 per cen­to agli inizi del ’900 e il 40 per cento nel 2000: oggi sono il 18 per cento, e il 28 con i comuni di Beth Sahur e Beit Jala.
Il futuro dei cristiani nel mon­do palestinese può soffrire del­l’alleanza di Abu Mazen con Ha­mas, che tormenta i cristiani di Gaza. Quanto alla Giordania, che ha il 6 per cento di cristiani su sei milioni e mezzo di abitan­ti, ogni scossa alla monarchia è un rischio. Un viaggio come il Papa desidera porta prima di tutto il segno della salvezza dei Cristiani in Medio Oriente e an­ch­e quello della quieta accetta­zione dell’esistenza di Israele. Un passo avanti su questi due te­mi, è una parola di pace.

Per inviare la propria opinione al Giornale, cliccare sulla e-mail sottostante

segreteria@ilgiornale.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT