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Rassegna Stampa
16.12.2013 Londonistan: alla Queen Mary University seminari islamici con segregazione dei sessi
cronaca di Erica Orsini

Testata:
Autore: Erica Orsini
Titolo: «Studentesse mute a fondo sala. L’apartheid islamico a Londra»

Riportiamo dal GIORNALE di oggi, 16/12/2013, a pag. 12, l'articolo di Erica Orsini dal titolo "Studentesse mute a fondo sala. L’apartheid islamico a Londra ".

Non c’è posto per la se­gregazione di genere nelle uni­versità britanniche. In realtà, è probabile che la maggioranza della popolazione neanche sa­pesse della sua esistenza fino a quando il Daily Telegraph pri­ma ( in occasione della morte di Nelson Mandela) e il Sunday Ti­mes ieri non hanno sollevato l’argomento. Il domenicale ha riferito che nel corso di un semi­nario islamico alla Queen Mary University di Londra il pubbli­co femminile aveva un ingres­so separato, con le donne co­strette a sedersi in uno spazio in fondo alla sala, senza poter por­re domande a voce o alzare la mano, costrette a scrivere i que­siti su un foglio, a differenza del pubblico maschile.
«Sembra che non abbiamo imparato nulla da quest'uomo (Mandela,
ndr ) - aveva scritto giorni fa un editorialista sul Te­legraph­ dato che nei nostri ate­nei consentiamo che in alcuni incontri con relatori musulma­ni, le donne debbano sedere in fondo alla sala, separate dagli uomini». Così si è venuti a sape­re che nelle università di Sua Maestà ci sono delle linee-gui­da molto controverse che ap­poggiano la segregazione ses­suale, solitamente voluta da gruppi estremisti per motivi re­ligiosi. «Non è solo un fatto di se­gregazione ma anche di come stanno trattando le donne», ha detto una studentessa musul­mana della Queen Mary, che non ha potuto rivelare il suo no­me per timore di essere critica­ta. Secondo la ragazza, nel cor­so degli eventi organizzati dalla società islamica donne e uomi­ni non si possono nemmeno guardare in faccia.
Nella pratica i rettori degli ate­nei consentono a gruppi orto­dossi di separare gli studenti
dalle studentesse durante gli in­contri che avvengono nell'am­bito del campus. Una prassi che nei giorni scorsi, per la pri­ma volta, il premier David Ca­meron ha pubblicamente con­trastato chiedendo che venga ufficialmente bandita. «Il pri­mo ministro non è d’accordo con un simile regolamento - ha dichiarato il suo portavoce - e non ritiene che agli ospiti isla­mici che vengono negli istituti in qualità di relatori debba ve­nir consentito di parlare a un pubblico segregato. Mister Ca­meron crede inoltre che le uni­versità debbano rivedere ur­gentemente le loro linee guida sull’argomento». Il portavoce del premier conservatore ha sottolineato che Cameron si è espresso sulla questione con as­soluta fermezza specificando che la segregazione di genere doveva essere bandita anche qualora fosse stata volontaria. A sostenerlo nella sua richiesta sono arrivate anche le dichiara­zioni del mi­nistro per l’Istruzio­ne Michael Gove che ha defini­to il regolamento «un incorag­giamento all'estremismo» del tutto inammissibile.
Di fronte a una simile levata di scudi, le autorità universita­rie hanno dovuto effettuare un clamoroso dietrofront e sabato hanno annunciato che stanno già rivedendo alcune regole in collaborazione con la Commis­sione per l'Eguaglianza e i dirit­ti umani che già si era occupata della materia studiando un ca­so particolare in cui il regola­mento universitario consenti­va la separazione dei sessi qua­lora le donne non fossero state costrette a sedersi in fondo all' aula, ma solo in aree separate. L’organismo aveva comunque ritenuto illegittima anche que­sto tipo di segregazione che quindi ora non sarà più ammes­sa. Si sa però che quando la ma­teria è così scottante, i cavilli e i motivi di discussione sono infi­niti. Così adesso il direttore del gruppo di rappresentanza de­gli atenei spiega che «la legge non è chiara quando la segrega­zione è di natura volontaria e quindi sarà necessario lavora­re anc­ora insieme alla Commis­sione per studiare un nuovo ap­proccio
». Una dichiarazione di­plomatica, utile soprattutto a non far infuriare la comunità islamica ortodossa largamente presente nelle università ingle­si. Intanto però la notizia diffu­sa dai giornali­ha costretto il go­verno ad assumere una posizio­ne netta nei confronti di una for­ma moderna di apartheid che ri­schia di riportare l'Inghilterra indietro di cent'anni.

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