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Rassegna Stampa
09.10.2013 Tunisia: una titolazione troppo ottimista
Cronaca di Rolla Scolari

Testata:
Autore: Rolla Scolari
Titolo: «Ecco perchè la Tunisia non finirà come l'Egitto»

Sul GIORNALE di oggi, 09/10/2013, a pag.14, con il titolo " Ecco perchè la Tunisia non finirà come l'Egitto ", Rolla Scolari intervista la vedova di Chokri Belaid, l'oppositore del regime islamista assassinato a febbraio.
Dalle sue parole ne esce un ritratto della Tunisia troppo ottimista, Ennahda è una branca dei Fratelli Musulmani, anche se non procederà a una islamizzazione forzata come avvenne in Egitto, l'ideologia è quella.
Ecco l'articolo:

Sono stati mesi difficili per la sua fa­miglia e per la Tunisia. Ora Basma Be­laid saluta con ottimismo il nuovo corso politico innescato dal passo indietro del partito islamista che guida il gover­no. La battagliera vedova di Chokri Be­laid, oppositore politico della sinistra laica assassinato a febbraio, al telefono con il Giornale spiega perché la Tunisia non sta andando oggi nella stessa caoti­ca direzione dell'Egitto.
Il partito Ennahda, gruppo islamista che ha vinto le elezioni nel 2011, dopo sta­gioni di c­risi politica e settimane di tratta­tive ha accettato di presentare le dimissio­ni entro tre settimane e la formazione di un nuovo esecutivo di unità nazionale che conduca il Paese a nuove elezioni.
Davanti alle immagini di violenze in arrivo dall'Egitto, dove un altro movi­mento
islamista ha vinto alle urne del dopo rivoluzione ed è stato messo da parte dall'intervento dei militari, di fron­te a un confronto politico al Cairo che non accenna a risolversi, il faticoso com­promesso a Tunisi suggerisce una possi­bile terza via. «È un passaggio positivo ­dice la vedova Belaid- . Ennahda ha capi­to che è necessario uscire da una situa­zione bloccata. Il dialogo è quello che volevamo da tempo».
I capelli grigi arruffati, seduta nella ca­meretta dei suoi figli, a febbraio, in un col­loquio con
il Giornale a Tunisi, Basma aveva detto di ritenere il movimento isla­mista al governo responsabile politica­mente per la morte del marito. Oggi, ricor­da come Ennahda sia una componente della vita politica tunisina che non può es­sere ignorata e come soltanto il dialogo possa portare il Paese fuori da un'impas­se politica, economica, di sicurezza.
Il partito Ennhada è stato indebolito ne­gli ultimi mesi da battaglie interne, con­fronti politici, dall'emergere di gruppi reli­giosi radicali­e violenti che hanno incrina­to la sicurezza e la stabilità del Paese. Due assassinii politici hanno aggravato la cri­si: quello di Belaid e a luglio quello di Mohamed Brahmi, un altro critico laico. Il malcontento popolare per la difficile si­tuazione sociale ed economica ha eroso la capacità di Ennahda di mobilitare nel­le strade un alto numero di sostenitori.
Le sorti dei Fratelli musulmani in Egit­to - incapaci di scendere a compromessi politici durante il loro tempo al potere e poi forzati a lasciare - potrebbero aver contribuito a spingere i colleghi tunisini a concessioni, anche se gli scenari sono di­versi: la Tunisia è socialmente più omoge­ne­a e l'esercito meno propenso a interve­nire. Gli eventi egiziani hanno influito sul nuovo corso politico tunisino, ma il fatto­re
più importante è tutto interno, sostie­ne Basma Belaid: «È la resistenza qui in Tunisia:le marce,le manifestazioni,gli in­contri dell'opposizione non si sono mai fermati. La popolazione non ha più fidu­cia nel partito Ennahda ».
C'è chi spera che l'accordo raggiunto possa ora rafforzare la sicurezza in un Pae­se spaventato dalle violenze politiche, da­gli attacchi contro politici, artisti, attivisti anche se, spiega la signora Belaid, questo «dipenderà da Ennahda e dalla capacità dei suoi leader di gestire la propria base».
L'accordo è stato raggiunto sabato: nel giro di tre settimane dovrebbe essere for­mato un nuovo governo di unità naziona­le, sarà adottata una Costituzione e pre­sentato un calendario per elezioni. «Non deve restare soltanto una firma- dice la ve­dova Belaid - soltanto così questo com­promesso potrà diventare una via da se­guire » anche negli altri Paesi toccati dalle rivolte arabe.

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