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Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


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Rassegna Stampa
29.07.2013 Israele: liberare 100 prigionieri, una decisione difficile
Commento di Fiamma Nirenstein

Testata:
Autore: Fiamma Nirenstein
Titolo: «Israele libera cento palestinesi per una manciata di promesse»

Liberare detenuti condannati per atti di terrorismo è una decisione difficile e sofferta che Bibi Netanyahu deve aver preso per non compromettere la ripresa dei colloqui di pace, una decione che si è sempre rivelata in passato inutile. Riprendiamo dal GIORNALE di oggi, 29/07/2013, a pag.12, con il titolo
"Israele libera cento palestinesi per una manciata di promesse", il commento di Fiamma Nirenstein.

a destra la Pizzeria Sbarro dopo l'attentato

Fiamma Nirenstein

È un cappio che in nome del­la speranza strangola i più ele­mentari sentimenti di giustizia quello che di nuovo ieri Benja­min Netanyahu, dolorante e grave, ha dovuto stringere al collo del suo popolo.
Il Gabinetto del governo isra­eliano ha votato, 13 a 7, il rila­scio di 104 prigionieri palestine­si. La grande maggioranza so­no terroristi, i loro nomi già cir­colano sotto banco: molti han­no le mani macchiate del san­gue di civili innocenti. Una pic­cola folla con i ritratti dei figli, dei fratelli, delle mogli, uccisi nelle numerosissime fasi in cui il terrorismo ha sparso morte e distruzione ha dimostrato a Ge­rusalemme per chiedere di non spezzare di nuovo il loro cuore.
Ma la misura, stabilita dopo sei ore di discussione in cui mol­te spietate, tese considerazioni sono volate nell’aria, sarà mes­sa in at­to nei prossimi nove me­si in quattro fasi come condizio­ne
del negoziato diplomatico fra Israele e i palestinesi. Se du­ra. Netanyahu ha tenuto molto a sottolineare, in un messaggio speciale, la sua consapevolez­za della sostanziale mancanza digiustiziacontenutainunami-surapoliticachecancellalede-cision­idelleonoratecortidigiu-stiziaisralianeecolpisceicitta-dinigiàpiù olpiti. Haancheri-petut­opuòvoltechelagraduali-tàforniscegaranzie: seipalesti­nesi se ne vanno dalle trattati­ve, Israele blocca le consegne.
Secondo un’indagine cono­scitiva promossa dalle famiglie degli uccisi in atti di terrorismo, l’84 per cento degli israeliani è contro lo scambio prigionieri­inizio dei colloqui. Il fatto è che Netanyahu, che pure ha riman­dato di qualche ora il Gabinetto per fra i suoi riconquistare alcu­ni riottosi, non ha avuto vera­mente scelta. I palestinesi agli occhi degli Stati Uniti hanno il merito di aver rinunciato alle al­tre due precondizioni: l’accett­a­zione preventiva dei confini del ’67 e il blocco delle costruzioni nei Territori. John Kerry ha po­sto a Netanyahu l’aut aut: ades­so devi accettare di liberare i pri­gionieri,
o prenderti la respon­sabilità di bloccare i colloqui. E questo, deve avergli ricordato, mentre, ai confini, Egitto e Siria possono diventare molto peri­colosi, e soprattutto in vista del­la bomba atomica iraniana, or­mai vicina.
La pressione americana ha di nuovo spinto Israele verso il so­lito «gesto di buona volontà»
che, compiuto mille volte fino a oggi non ha portato nessun ri­sultato. Lo scambio Jibril nel­l’ 85 fu solo il primo in cui Israe­le cedette 1150 prigionieri in cambio di tre soldati... poi lo scambio sempre enormente di­spari di ostaggi e soprattutto di corpi e pezzi di corpi senza vita su cui gli hezbollah hanno dan­zato di gioia liberando assassi­ni di bambini e di donne, poi l’abnorme scambio con Ha­mas di 1027 contro Gilad Shalit, ad Annapolis la liberazione di 400 delinquenti da parte di Ehud Olmert...
In genere questi scambi so­no serviti a recuperare qualcu­no, qualcosa: qui non c’è nes­sun gesto corrispettivo da par­te palestinese, mentre conti­nua l’incitamento più spietato anche da parte di Abu Mazen. Ovvero, se si liberassero terro­risti nel mentre i palestinesi giurano che il terrorismo è una fase conclusa, sarebbe interes­sante. Ma il 44 per cento dei li­berati per Shalit sono stati fer­mati di nuovo dalla polizia, e, soprattutto pochi giorni fa, al­la morte di Ahmed Jabara, il ter­rorista che portò un frigorifero pieno di tritolo nel centro di Gerusalemme uccidendo 15 passanti e ferendone 60, Abu Mazen lo ha elogiato come eroe modello dei giovani pale­stinesi. Ora piazze e scuole si chiameranno col suo nome.
Sempre ieri il Gabinetto ha votato un progetto di legge che stabilisce che qualsiasi cam­biamento dello
status quo nei confini comporta un referen­dum cui saranno chiamati tut­ti i cittadini di Israele. Una deci­sione molto sofferta che sarà votata mercoledì dalla Knes­set.

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