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Rassegna Stampa
25.07.2013 Finalmente Israele ha una Tv che si potrà vedere su internet in tutto il mondo
La cronaca di Rolla Scolari

Testata:
Autore: Rolla Scolari
Titolo: «La 'Al Jazeera' israeliana è una babele (senza ebraico)»

Sul GIORNALE di oggi, 25/07/2013, a pag. 15, con il titolo "La 'Al Jazeera' israeliana è una babele (senza ebraico)  ", Rolla Scolari racconta la nascita della prima TV satellitare israeliana. Non comprendiamo il titolo, con quella parola 'babele' del tutto fuori luogo, come si evince leggendo il pezzo.
Erano anni che da molte parti si invocava una Tv che raccontasse Israele, finalmente il miracolo si è realizzato, se renda merito a chi l'ha reso possibile, Patrick Drahi, che  ha messo il finanziamento necessario.
lunga vita a i24news, dunque !

Rolla Scolari

Negli angoli ci sono ancora scatoloni di cartone, qualche tecnico lavora con il trapano tra cavi e pannelli elettrici negli studi della nuova emittente israeliana i24news . Il canale che manda in onda notizie 24 ore su 24 in inglese, arabo e fran­cese è attivo da una settimana soltanto ma i gior­nali locali l’han­no già definito «la risposta israe­liana ad Al Jazee­ra », la tv satellita­re del Qatar in arabo e inglese.
Gli studi di
i24news si trova­no in un hangar ristrutturato nel vecchio porto di Jaffa, a Tel Aviv. Alle spalle del conduttore nelle trasmissioni del mattino ci sono gli alberi delle barche a vela, un molo, il mar Me­diterraneo. La newsroom è divi­sa in tre parti: la redazione fran­cese, quella in­glese e quella araba.
Anche se il quartier generale è a Tel Aviv,
i24news non ha pro­grammi in ebraico. In Israele per ora è possibile seguirla solo via internet, mentre può poten­zialmente raggiungere già 350 milioni di famiglie in Europa, Asia, Africa e Canada, non anco­ra gli Usa. L’audience cui punta i24news , infatti, è all’estero. «L’obiettivo del canale è mo­strare lo sguardo di Israele sul mondo- spiega al Giornale Ste­phane Calvo, direttore della se­zione francese delle news. Si co­nosce­infatti molto la prospetti­va del mondo per quanto riguar­da Israele, ma non il contrario».


Negli studi lavorano 230 per­sone, 150 sono giornalisti, e il ca­nale ha oltre 20 corrispondenti.
Le squadre inglese, francese e araba lavorano separatamente per creare un prodotto simile ma diverso, che racconti «non soltanto il conflitto israelo-pa­lestinese, conosciuto da tutti, ma anche altri aspetti del Pae­se: la cultura, la moda, l’econo­mia, l’hi-tech israeliani», spie­ga Ofer Perecman-Shemmer, che dirige la programmazione
in inglese.
La versione israeliana di Al Ja­zeera
- ma anche di France 24 e
Russia Today ,
emittenti che tra­smettono in inglese a un pubbli­co internazionale­è nata in po­chissimi mesi da un’idea del suo attuale direttore Frank Mel­loul, ex diplomatico di Parigi che ha contribuito al lancio di France 24 e ha lavorato in passa­to come consigliere per la co­municazione dell’ex primo mi­nistro francese Dominique de Villepin.
A i24news i giornalisti insisto­no sulla differenza tra la nuova rete e emittenti come RussiaTo­day ,
France 24 ,al Jazeera . La te­levisione non è sostenuta da fi­nanziamenti governativi e non vuole parlare a nome del gover­no israeliano, dicono in reda­zione. Il danaro arriva dalla do­nazione del re della tv via cavo franco-israeliano, l’uomo d’af­fari Patrick Drahi. Nel futuro, spiega una portavoce, arrive­ranno anche i proventi della pubblicità. Le prime ore di programma­zione si so­no concentrate su no­tizie come la direttiva dell’Unio­ne europea che vieta ai 28 Stati membri finanziamenti e aiuti ad attività negli insediamenti israeliani in Cisgiordania, e tra i primi servizi è andato in onda un reportage dalle stanze vati­cane in cui il rabbino argentino Abraham Skorka incontra Pa­pa Francesco davanti alle tele­camere.


In un editoriale sul sito del­l’emittente, il direttore Melloul parla di una televisione «dedi­cata a presentare una voce di­versa dal Medio Oriente, a con­nettere Israele al mondo e il mondo a Israele». Sono stati ar­ruolati giornalisti che arrivano da diversi Paesi, che apparten­gono a fedi diverse, sottolinea.
Nella redazione, il francese si mescola all’inglese, all’ara­bo e all’ebraico. La coabitazio­ne lavorativa di diverse nazio­nalità salta subito all’occhio, scrive ironico il quotidiano isra­eliano Haaretz ,
a causa dell’ab­bigliamento: i giornalisti fran­cesi sono in giacca e cravatta, gli inglesi hanno un look più sportivo, gli israeliani- fedeli al­la vocazione totalmente casual del Paese - sono in maglietta e infradito.

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