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Rassegna Stampa
22.07.2013 Nella Casbah di Torino un cristiano può morire
Cronaca e commento di Magdi Cristiano Allam

Testata:
Autore: Magdi Cristiano Allam
Titolo: «Nella Casbah di Torino un cristiano può morire»

Sul GIORNALE di oggi, 22/07/2013, a pag. 1/14, con il titolo " Nella Casbah di Torino un cristiano può morire", Magdi Cristiano Allam racconta la drammatica esperienza di Sherif Azer, cristiano copto, aggredito e minacciato di morte, nel quartiere a quasi completa densità musulmana di Torino. Dove, peraltro, è consigliabile non andare con la kippà sulla testa o vestiti in modo da essere riconoscibili come ebrei.

Sherif Azer   Magdi Cristiano Allam

Ecco l'articolo:

Sherif Azer, cittadino italiano, cristia­no copto nato in Egitto, ha il coraggio di fare ciò che il Papa, i cardinali, i ve­scovi e i sacerdoti dovrebbero fare ma non fanno:l’evangelizzazione pubblicamente in piazza e l’offerta del cristianesimo ai mu­sulmani residenti in Italia. La straordina­ria testimonianza della fede in Gesù la fa nel quartiere più islamizzato d’Italia, Porta Palazzo nel centro storico di To­rino, al punto da scontrarsi con ronde islamiche che impongo­no l’applicazione della sharia, la legge coranica, come se fossi­mo alla Mecca. È così che giove­dì scorso, 18 luglio, Sherif è sta­to selvaggiamente aggredito con catene, pugni e calci da una decina di fanatici di Allah al grido «noi ti ammazziamo, cristiano di merda», dopo aver ammesso di non osservare il Ramadan, il digiuno islamico, ed essersi rifiutato di ripetere una formula rituale identifica­tiva dell’appartenenza al­l’islam «Salli ala al Nabi» (Glori­fica il profeta Maometto). Sherif ha il coraggio di fare ciò che il capo dello Stato, il pre­sidente del Consiglio, il Parla­mento, la magistratura, le for­ze dell’ordine, i presidenti del­le Regioni e delle Province e in­fine i sindaci dovrebbero fare ma non fanno: salvaguardare la sovranità italiana su ogni pol­lice del territorio nazionale e far rispettare le nostre leggi a tutti i residenti a prescindere dalla loro nazionalità, cultura o fede. La testimonianza cri­stiana di Sherif corrisponde a un impegno civile contro l’arbi­trio, l’arroganza e la violenza che imperversano a Porta Pa­lazzo al punto da essere stata trasformata in una zona extra­territoriale, la casbah di Tori­no, a rischio per gli italiani, co­stretti a svendere le loro case a prezzi stracciati dopo essere state messe fuori mercato per il degrado e l’insicurezza. L’evangelizzazione di She­rif, 54 anni, moglie e quattro fi­glie con cittadinanza italiana, ha successo per due ragioni: mostra un profondo rispetto dei musulmani come persone, anche aiutandoli materialmen­te grazie alla sua attività di im­prenditore edile (pur essendo laureato in lettere e filosofia), e conosce a memoria il Corano ciò che lo accredita come un’autorità anche nei confron­ti dei musulmani che in mag­gioranza non è neppure in gra­do di leggere l’arabo classico antico. La barbara aggressione a She­rif, che ammette di essere vivo per miracolo dopo essere stato colpito alla testa con pesanti ca­tene, impone alla Chiesa di ri­flettere sulla sostanziale legitti­mazione dell’islam reiterando la litania delle «tre grandi reli­gioni rivelate, monoteiste e abramitiche», e che emerge puntuale con la santificazione del Ramadan espressa anche da Papa Francesco a Lampedu­sa l’8 luglio: «Un pensiero lo ri­volgo ai cari immigrati musul­mani che oggi, alla sera, stanno iniziando il digiuno di Rama­dan, con l’augurio di abbon­danti frutti spirituali». Lo sa il Papa che quasi tutti i Paesi isla­mici obbligano non solo i mu­sulm­ani ma anche i non musul­mani residenti a osservare il Ra­madan pena il carcere per ol­traggio alla religione? Ebbene ora sappiamo che lo stesso ac­cade anche in Italia laddove i musulmani hanno il controllo del territorio. La legittimazio­ne istituzionale dell’islam è sta­ta riconfermata anche que­st’anno con l’iftar offertoal mi­nistro degl­i Esteri da Emma Bo­nino ai capi missione dei 42 Pa­esi membri dell’Organizzazio­ne della Conferenza islamica e della Lega araba. Ebbene Chiesa e Stato impa­rino la lezione di Porta Palaz­zo: in una terra islamizzata la sharia viene imposta con la for­za perché evidentemente l’islam non è una religione pa­ragonabile al cristianesimo bensì un’ideologia che dal setti­mo secolo viene diffusa con le guerre e il terrorismo. I musul­mani possono essere moderati come persone ma l’islam del Corano e di Maometto è intrin­secamente violento. Mercoledì 24 luglio alle ore 19 si terrà una manifestazione a Porta Palazzo a Torino di soli­darietà a Sherif Azer e per dire «No alla sharia a Porta Palaz­zo ». Sono invitati il sindaco Pie­ro Fassino, il presidente della Provincia Antonio Saitta e il presidente della Regione Pie­monte Roberto Cota. L’augu­rio è che vi partecipino per con­dannare il vile attacco a un cit­tadino italiano cristiano copto nel centro di Torino, per assu­mere tutti i provvedimenti poli­tici e amministrativi atti a pre­venire il ripetersi di simili atten­tati di stampo terroristico, per restituire alla legalità e all’ita­lianità Porta Palazzo che è sta­ta trasformata in una zona ex­traterritoriale dove imperver­sano l’arbitrio e la sharia.

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