Sul GIORNALE di oggi, 21/07/2013, a pag.22, con il titolo "Se discriminare un negazionista non è reato", Alessandro Gnocchi, ci auguriamo in vena di scherzi estivi di bassa lega, si chiede come mai nessuno è insorto in difesa di David Irving, forse il più noto negazionista della Shoah oggi, che, pare, non riesca a trovare una camera d'albergo a Berlino dove deve recarsi dopo essere stato invitato per una conferenza.
Noi ci siamo indignati, egregio Gnocchi, ma per motivi opposti a quelli che lei si augura. Negare che sia mai esistita la Shoah non è un'opinione, ma una menzogna, che dovrebbe offendere innanzi tutto i vivi, soprattutto i non ebrei, piuttosto che la memoria dei sei milioni di ebrei assassinati dai nazisti e dai loro collaboratori. Se ci passa il termine, troviamo la sua proposta indecente.
Irving non appartiene a una minoranza discriminata, è solo un diffusore di menzogne, tragicamente pericolose in un momento in cui sono diventate parte della disinformazione fondamentalista islamica contro gli ebrei e Israele. Se non lo sapeva, legga i pezzi di Fiamma Nirenstein, li pubblica il Giornale al quale anche lei collabora.
Ecco il pezzo:
David Irving
Per parafrasare uno slogan a lungo di moda in Italia, discriminare un negazionista non è un reato. David Irving è conosciuto per aver sostenuto tesi scioccanti, a esempio l'inesistenza delle camere a gas nei lager nazisti, costruite quindi dopo la fine della Seconda guerra mondiale. Idee ampiamente screditate dal punto di vista storico per le quali Irving è stato processato più volte, arrestato in Austria, bandito dalla Germania. E di questi giorni la notizia che l'autore de La guerra di Hitler, allo scadere del divieto, vorrebbe tenere una conferenza a Berlino. Un importante associazione di albergatori ha fatto sapere che nessuno, nella capitale tedesca, metterà una stanza a disposizione di chi ritiene l'Olocausto una truffa. A questo punto ci saremmo attesi i commenti di chi, ogni giorno, si indigna (spesso a ragione) per la discriminazione di qualsiasi minoranza. Niente. Sui giornali, a parte il nostro, nemmeno un trafiletto in cronaca, nonostante il caso sia rimbalzato su tutti i siti di news con una certa evidenza. Si vede che l'indignazione vale solo per alcune categorie di discriminati. Troppo facile spendersi quando si è certi di portare a casa l'applauso del lettore politicamente corretto. Cari editorialisti illuminati, dimostrate di credere in quello che scrivete, prendete posizione in favore della libertà di parola di David Irving, trovategli un letto a Berlino.
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