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Rassegna Stampa
17.06.2013 Turchia: Erdogan con sostanze urticanti contro i manifestanti
cronaca di Fiamma Nirenstein

Testata:
Autore: Fiamma Nirenstein
Titolo: «Erdogan senza freni: urticanti sulla folla»

Riportiamo dal GIORNALE di oggi, 17/06/2013, a pag. 15, l'articolo di Fiamma Nirenstein dal titolo "Erdogan senza freni: urticanti sulla folla".


Fiamma Nirenstein                       Recep Tayyp Erdogan

Capulcu in turco vuol dire vandalo. Il premier Tayyp Erdo­gan nei giorni scorsi ha usato questa pa­rola molte volte per definire la tipologia dei dimostranti di ogni colore politico, di ogni religione ed etnia, di tutte le età che anche ieri, dopo essere stati feroce­mente picchiati e cacciati nella notte da piazza Taksim, hanno osato riprendere le strade sfidando una polizia che palesemente aveva ricevuto indicazioni dra­coniane per schiacciarli. Vale la pena di ricordare subito che l'esercito non è mai comparso in piazza nella sua classica fun­zione di guardiano dell'ordine costituito.
I cortei sono stati due ieri a Istanbul, quello dei sostenitori di Erdogan, pare un milione, e quello del «movimento di prote­sta ». Ma il secondo, che aveva ri­cevuto poche ore prima dell'as­salto notturno l'intimazione a sgomberare per lasciare la piaz­za alla gente dell'Akp di Erdo­gan che tiene il Paese dal 2002, ci è tornato sfidando la paura, persino la morte. I feriti fino alla dimostrazione del pomeriggio erano già 788. Un deputato ha avuto la faccia spaccata con l'el­metto, la presidente dei Verdi Tedeschi Claudia Roth è rima­sta intossicata dai lacrimogeni, molti hanno notato che l'acqua sparata dai violentissimi idran­ti causava strane piaghe sulla pelle dei dimostranti, forse a causa dell’uso dell’urticante «Jenix», versato proprio negli idranti, come provano le foto di alcuni attivisti.
Erdogan è in questo momen­to un leader che si regge a forza di botte anche se la sua forza elettorale è grande, la piazza ne chiede a gran voce le dimissio­ni. Ed è internazionalmente or­mai divenuto un'anatra zoppa, difficilmente potrà infatti ripro­porre la sua immagine più posi­tiva, quella del mediatore che può fornire all'Occidente un rapporto con l'islam moderato. Ma moderato non è stato il suo islam: al contrario durante i suoi mandati si è diffusa la soffe­renza e la paura dei laici, dei giornalisti, degli studenti, delle donne emancipate, dei giovani che volevano solo una birretta ormai proibita, degli omoses­suali, dei verdi, delle minoran­ze religiose come i curdi e gli ala­vi, per non parlare di quei due ebrei rimasti, terrorizzati dall' odio antisemita del governo. Certo Erdogan è forte quanto a voti ricevuti nelle ben tre elezio­ni che lo hanno eletto premier, ma il trenta per cento non è il cento per cento, e si vede in que­sti g­iorni quanto profondo e in­sopportabile
sia stato il tratto oppressivo ed estremista della sua strada di reislamizzazione.
Adesso i movimenti di prote­sta
che si raccolgono sotto lo stesso cartello sono ben 166 e non ci sono segnali che voglia­no tornarsene a casa. È miraco­loso che gruppi con forti divisio­ni ideologiche, religiose, etni­che, combattano insieme: in ge­nere il Medio Oriente mette un coltello fra i denti a chiunque non si identifichi perfettamen­te con il suo vicino, e glielo ren­de nemico. Qui non è stato così. Fra i dimostranti, i musulmani religiosi non sunniti, stufi della sunnizzazione estrema che ha cercato di indottrinare nelle scuole o nelle moschee chiun­que non facesse parte della Sun­na, hanno alzato barricate insie­me ai ragazzi che suonano mu­sica americana e lottano per la libertà.
Gli Stati Uniti fino ad ora han­no lanciato segnali positivi, ma si avverte, specialmente in Eu­ropa, lo sconcerto. Avremmo potuto scorgere nello stile di Er­dogan e del suo ministro degli Esteri Davotoglu di più della de­lusione, di cui giustamente por­tiamo il senso di colpa, per non avere sufficientemente avvici­nato a noi la Turchia. Oggi, men­tre­il fronte Iraniano Siriano go­de dell'indebolimento di Erdo­gan, abbiamo davvero bisogno di una Turchia che sia il famoso ponte fra Oriente e Occidente. Ma perché accada, la Turchia si
deve rigenerare.
www.fiammanirenstein.com

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