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Rassegna Stampa
22.09.2012 L'Occidente cambi rotta con l'islam
Commento di Fiamma Nirenstein

Testata:
Autore: Fiamma Nirenstein
Titolo: «L'Occidente cambi rotta con l'islam»

Sul GIORNALE di oggi, 22/09/2012, a pag.19, con il titolo "L'Occidente cambi rotta con l'islam", Fiamma Nirenstein commenta le ultime vicende che hanno coinvolto un Occidente sempre pronto a scusarsi di fronte alle violenze di un islam che minaccia in maniera sempre più aperta il mondo democratico.
Ecco l'articolo:

Fiamma Nirenstein

Eppure resta in noi occidenta­li­un senso di incredulità prima an­cora che di orrore quando vedia­mo, come è accaduto ieri, che, col pretesto del misero film contro Maometto, il mondo si tinge di nuovo tutto quanto di rosso san­gue. Non possiamo fare a meno di chiederci per che cosa sono dun­que morti i 17 pakistani massacra­ti ieri a Lahore e a Karachi, per co­sa è stata messa a ferro e fuoco l'In­donesia, perchè proprio ieri un commando terrorista palestinese ha lasciato sul terreno un soldato israeliano nel Negev perdendovi anche tre dei suoi adepti, perchè Parigi è sotto assedio, perchè fino da noi a Roma, a Sydney in Austra­lia, e in Tunisia, in Libano, in Ye­men, e davanti all'ambasciata francese al Cairo si sventolano le bandiere nere di minaccia al no­stro mondo... in Oriente e in Occi­dente i musulmani in piazza san­no bene che noi, nel nostro mon­do, la stessa critica irridente che applichiamo alle loro icone le ap­plichiamo alle nostre, che gli ebrei si prendono in giro da soli da secoli, che film e rappresentazio­ni­artistiche di gusto svariato ripro­ducono Gesù, la Madonna, i San­ti, senza che nessuno gli dica quando e come farlo.
Ha fatto bene o male Charlie Hebdo , internet dovrebbe toglie­re il filmetto dal cyber space, il set­timanale tedesco Titanic che non pubblica ma approva le sue vignet­te... hanno, come dicono in molti, qualche colpa nell'ondata di vio­lenza che il mondo musulmano solleva adesso? La risposta è che non c'è colpa, semmai un senso di opportunità che tuttavia ciascu­no interpreta a suo modo, nell' esercitare il diritto alla propria li­bera opinione, e che tutte le colpe risiedono invece nell'uso della vio­lenza per rispondere a chi ti dise­gna, ti dipinge, ti immagina in ma­niera diversa da quella che tu vor­resti. Ma un paio di responsabilità ci sono invece, e serie, ma non so­no di Charlie Hebdo .
Ciò che piuttosto conduce sia il settimanale satirico sia chiunque poi si affidi a reazioni apparente­mente esagerate per rispondere alla prepotenza di un'imposizio­ne totalitaria, religiosa o laica che sia, è la mancanza di una più soli­da, culturalmente basata disponi­bilit­à del nostro mondo a affronta­re a fondo, con dignità e coraggio, il problema del nostro rapporto con l'islam, una grande religione che, nascendo e sviluppandosi, detta dignità e compattezza a un mondo frammentato, ma che og­gi nella sua componente politica ha un tratto di violenza e di conqui­sta comprovato da tante azioni, e che dal tempo in cui l'Afghanistan sotto il tallone russo ne fu liberato dai mujahidin e da Bin Laden, pen­sa, almeno in questa componen­te, che sia cominciato un tempo di reconquista mondiale. Che do­vremmo dunque fare per evitare
che
Charlie Hebdo diventi la ban­diera dell'Occidente libertario? Dovremmo prendere in mano questa bandiera sul piano cultura­le e su quello politico. Dalla fine del secolo scorso ha preso il so­pravvento, nonostante la voce po­tente del professore Bernard Lewis, la scuola storica di Edward Said, che ha letto la storia dell' Islam come una storia in cui l'Occi­dente non ha fatto altro che tenta­re di sopraffarne gli uomini e la fe­de. Niente di più falso. Nel VII se­colo il bacino mediterraneo era cristiano finchè non arrivò l'Islam dall'Arabia e conquistò la Palesti­na, la Siria, l'Egitto, il Nordafrica. Avanzò in Europa conquistando la Sicilia, la Spagna, il Portogallo, arrivando fino in Francia e in Ita­lia. Le navi giunsero fino a Ostia. Le Crociate, che è di moda dipin­gere come prima forma di impe­rialismo occidentale, furono un modo di rispondere alla Conqui­sta, quale che possa essere (e il mio è disgustato) il giudizio sul comportamento dei crociati in guerra. Questa fu solo la prima on­data, e la conquista si concluse se­coli dopo con l'ondata Ottomana.
Ci furono pascià turchi a Buda­pest e a Belgrado,
i musulmani as­sediarono Vienna: fino a tutto il XVII secolo l'Europa ha vissuto sempre sotto l'attacco musulma­no e fu ricacciandolo indietro che si avventurò nella reconquista .
L'Impero Ottomano dura dal 1299 al 1922, dunque 623 anni. Bi­sognerebbe ristabilire nella co­scienza pubblica la verità storica, togliere la vittimizzazione dell' Islam dalla testa nostra e degli isla­mici in primis, costruendo su un piano di parità un rapporto final­mente senza rancore da parte lo­ro.
In secondo luogo, la politica do­vrebbe finalmente agire. È stato comodo appoggiarsi ai vecchi dit­tatori alla Mubarak e poi inneggia­re alle rivoluzioni arabe: ma se mettessimo dinnanzi ai nostro oc­chi il faro dei diritti umani e civili e la libertà di opinione, potremmo forse avere la stessa luminosa ini­ziativa che portò Ronald Reagan, con l'emendamento che condizio­nava certi rapporti economici e commerciali alla libertà di movi­mento dei russi, a mettere l'Unio­ne Sovietica in scacco. Altro che il filmetto mostrato in questi giorni in cui Obama e la signora Clinton si scusano di nuovo e di nuovo.

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