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Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


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Rassegna Stampa
18.07.2012 Carissimo Woody Allen, ma non ti manca Israele ?
Peres lo invita in Israele a girare il suo prossimo film

Testata:
Autore: Cinzia Romani
Titolo: «Peres invita Allen: «Vieni a girare in Israele»»

Sul GIORNALE di oggi, 18/07/2012, a pag.31, con il titolo " Peres invita Allen: «Vieni a girare in Israele» ", Cinzia Romani  ci dà notizia dell'invito di Shimon Peres a Woody Allen affinche vada in Israele per girare un suo prossimo film. Che dire, speriamo che Allen, dopo il flop dell'orrendo film girato a Roma, accetti l'offerta. Certo, in Israele, troverà parecchia concorrenza, non è detto che riceverà anche lì gli applausi che hanno sottolineato la sua meravigliosa carriera. A noi vengono i brividi se pensiamo Woody Allen mentre gira il film in Israele, troverà tanti piccoli Allen che ragionano come lui, il suo stupendo sense of humour si scontrerà con altri simili, con i quali siamo certi entrerà subito in conflitto... però, chissà, potrebbe venirne fuori un nuovo Allen, ma, per favore, speriamo non troppo .. antisemita!

Woody Allen                                                           Shimon Peres

Ecco l'articolo

Non abbiamo fatto in tempo a discute­re sulla soldatessa israeliana in bikini, ma col mitra a tracolla sulla spiaggia di Tel Aviv, tra i bagnanti inermi, che da Israele arriva un’altra bombetta estiva. L’ottan­tottenne Capo di stato Shimon Peres sta facendo pressioni sul quasi coetaneo Wo­ody Allen, perché il noto regista vada a gi­rar­e il suo prossimo film a Tel Aviv o a Ge­rusalemme. Visto che ogni cartolina euro­pea inviata ai cinespettatori globali dal Chaplin dei nostri tempi mette in moto il business turistico - a Roma, per esempio, dopo il loffio To Rome with Love , sono rad­doppiati i turisti Usa, attratti da una Capi­tale inesistente - , dovrebbe toccare a Gerusalemme, ma­gari, un bel ritratto allenesco.
Del resto,con
Vicky Christina Barcelona Woody ha resusci­tato il Gaudì, mentre Midni­ght in Paris ( 155 milioni di dol­lari al box-office globale) ora è il titolo d'una pubblicità turi­stica della Air France. Per tace­re di Londra, beatificata nel migliore dei suoi film, Match Point e della romanticizzazione di New York, nei Set­tanta ritratta in tutto il suo splendore mo­de­rno direttamente dall’enorme apparta­mento di Woody a Manhattan. È fuor di dubbio, quindi, che il migliore spirito me­tropolitano abiti nel cuore del cineasta newyorchese, al mo­mento impegnato sul set di un erigendo suo film, proprio nella Grande Mela che gli pul­sa dentro.
Ma non sarebbe meglio, butta lì Peres, dare il due di pic­che e spostarsi nella «frizzan­te Tel Aviv », dove «gli israelia­ni sono un miscuglio di sfac­ciataggine e d’improvvisazione»? Prima di capire quanto questo sia un gioco di sponda tra i papaveri d’Israele (compresi il sindaco di Gerusalemme, Nir Barkat e quello di Tel Aviv,Ron Hulday)e l’autore, che finora non ha messo piede in Terra
Santa, facciamo due conti. Ogni film di Allen costa 18 mi­lioni di dollari, ragion per cui due settimane fa The Jewish Journal ha lanciato una cam­pagna per raccogliere i fondi necessari a mettere in piedi un film. «Non è un’idea così pazza: qualche dollaro per ciascuno e Allen torna in Isra­ele a girare. Devo ricordarvi che è il più grande regista vivente del mon­do? », ha scritto Rob Eshman sul sito del quotidiano. Non male per un regista che ha, sì, definito con simpatia e umorismo l’immagine del perfetto ebreo contempo­raneo, sempre in bilico tra erotomania al­la Philip Roth e autocritica feroce, ma che non si è mai speso per la causa di Israele. Anzi, pur dichiarando tutto il suo amore per Gerusalemme, talvolta ne ha criticato le scelte politiche. Comunque in varie in­terviste l’artista, che al suo attivo conta 47 film e 68 sceneggiature, ha la­sciato capire come i suoi inte­ressi siano lontani dall’impe­gno politico. Un suo portavoce non ha escluso che in un futuro più lontano Allen possa decide­re di visitare Israele e verificare se esistano le condizioni per de­dicare una­propria opera a Ge­rusalemme o a Tel Aviv.
Per ora è troppo indaffarato.
Eppure, questa macchina da guerra con i capelli grigi,sarebbe l’ico­na perfetta per rilanciare l’immagine di Israele nel mondo. Dimenticato lo scan­dalo Soon- Yi, che nei Novanta costò a Wo­ody un pesante
isolamento, ormai il regi­sta viene celebrato da più parti.

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