sabato 18 maggio 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


Clicca qui






Rassegna Stampa
01.03.2012 Egitto: quando le donne non contano niente
Commento di Fiamma Nirenstein

Testata:
Autore: Fiamma Nirenstein
Titolo: «Lui cristiano, lei islamica L’Egitto ora censura pure Romeo e Giulietta»

Sul GIORNALE di oggi, 01/03/2012, a pag.14, con il titolo "Lui cristiano, lei islamica L’Egitto ora censura pure Romeo e Giulietta ", Fiamma Nirenstein racconta l'involuzione della società egiziana del dopo-piazza Taharir.
Ecco l'articolo:

Fiamma Nirenstein

La buona notizia è che, alme­no, un gruppetto di intellettuali protesta, e fra questi Tarek el She­nawi, critico cinematografico egi­ziano di fama. Ma la notizia catti­va conferma il clima di pesante oscurantismo che domina ormai la “primavera” egiziana: il film «Uscita dal Cairo», una love story fra una donna musulmana e un cristiano copto, è stata censurata e ritirata dal Festival del cinema africano in corso a Luxor, dove avrebbe dovuto essere proiettato stamattina. Ci sono tanti motivi per essere molto dispiaciuti di questo fatto, ma il più immediato riguarda la infinita, invincibile eli­minazione di Romeo e Giulietta nel nostro tempo. Ma in una socie­tà diversa. Infatti, non c’è molto spazio per l’amore nelle società islamiche, a meno che il fidanza­mento non coincida con una quantità di regole prefissate dalla tradizione, dalla famiglia, dalla sharia, dalla religione… da una fol­la in cui comunque le donne non contano niente.
Giulietta e Romeo nel mondo islamico fanno sovente una brut­ta fine, e uno dei motivi principali di incidenti violenti sono le storie d’amore fra persone di confessio­ne diversa, soprattutto se la giova­ne lascia il domicilio familiare. Il diritto alla felicità diventa allora diritto di uccidere. A meno che non intervenga una conversione, ma allora il matrimonio misto co­munque si presenta alla rovescia rispetto a quello mostrato nel film, il marito è musulmano e la moglie prima o poi si converte. Al­trimenti, è tragedia. Le comunità cristiane soffrono dunque un’au­tentica continua emorragia di ra­pimenti e fughe; tutto va a posto solo con l’ingrossarsidella comu­nità più forte e il dimagrimento dei cristiani. Se accade che sia il partner maschile a non essere mu­sulmano, in genere scorre il san­gue. E uccidere le donne non è un grande problema quando c’è l’onore di mezzo: per esempio in Pakistan l’anno scorso sono state uccise con delitto d’onore 675 per­sone, naturalmente donne nella stragrande maggioranza, e a Sin­dh, la famosa «Porta dell’Islam» da dove tentano di scappare centi­naia di R­omeo e Giuliette fuori del­la legge del padre, ci sono stati 227 morti.
La casistica è larga in tutti i Paesi del mondo islamico, ma sulla vi­cenda del film getta la sua ombra la persecuzione dei cristiani e in particolare la tragedia dei copti: certamente la vittoria in Egitto dei Fratelli Musulmani non promette loro un futuro migliore, e nessu­no, tantomeno il regime militare, trova vantaggioso privarsi di que­sto magnifico capro espiatorio mentre tutta la società egiziana post rivoluzionaria sta cadendo nel caos, perché il pane seguita a mancare e nessuno riesce a tene­re in mano una situazione di caos in cui ogni riferimento alle belle
parole «libertà» e «democrazia» appare disperatamente impro­prio. Vicino ad Alessandria l’espulsione di 62 famiglie copte avvenuta dopo l’assalto salafita di 3000 musulmani che due volte, il 27 e il 30 gennaio (una con l’accu­sa a un ragazzo di avere sul telefo­nino foto improprie di una donna musulmana!) segue la fuga di mas­sa dei cristiani. Si è fatta torrenzia­le dopo la strage del 9 ottobre in cui sono state uccisi 27 copti e cir­ca 320 sono stati feriti. E a commet­tere questa strage è stato l’eserci­to, non una folla infuriata.
La violenta oppressione delle minoranze cristiane è ormai la norma nei Paesi a maggioranza musulmana. Le chiese bruciate,
gli stupri, le mutilazioni, i delitti, i preti imprigionati, niente è cam­biato s­e non in peggio dopo le rivo­luzioni che avrebbero dovuto por­tare la democrazia.
La cancellazio­ne dagli schermi di un film d’amo­re attacca dunque di proposito una grande minoranza, l’11 per cento della popolazione egiziana (81 milioni di persone): in 200mi­la hanno già abbandonato la loro patria millenaria, in cui precedet­tero l’Islam. In più, è prevedibile che sempre di più spariranno i film, la musica, i passatempi non edificanti.L’Egitto cambia,in peg­gio.

Per inviare al Giornale la propria opinione, cliccare sulla e-mail sottostante


segreteria@ilgiornale.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT