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Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


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Rassegna Stampa
25.02.2012 Opinioni contro pietre al Kotel
La cronaca di Rolla Scolari

Testata:
Autore: Rolla Scolari
Titolo: «L'intifada attacca il Muro del Pianto»

Sul GIORNALE di oggi, 25/02/2012, a pag.15, con il titolo "L'intifada attacca il Muro del Pianto" Rolla Scolari descrive gli incidenti - pietre lanciate da arabi contro ebrei e cristiani - nella zona intorno al Muro Occidentale. Che certe posizioni estreme sul versante israeliano possano destare preoccupazione è un fatto, ma una cosa sono le opinioni e un'altra gli atti violenti, che provengono, sempre, da parte araba. Vengono anche incoraggiati dall'Anp, mentre da parte israeliana si impone sempre il rispetto della legalità e la libera circolazione nei luoghi sacri alle varie religioni.
Ecco l'articolo:

Gerusalemme È stato l’episodio più violento dall’inizio dell’anno. Ieri mattina, la polizia israeliana e centinaia di palestinesi si sono scontrati a Gerusalemme sulla Spianata delle Moschee- Har Ha-Bayit, il Monte del Tempio per gli ebrei, Haram Al Sharif, il Nobile Santuario, per i musulmani: uno dei luoghi sacri più contesi nell'in­tero Medio Oriente.
È accaduto dopo la preghiera islamica del venerdì. Centinaia di fedeli all’uscita delle moschee si sono fermati sulla Spianata per protestare contro voci che circola­no da settimane,
da quando un si­to d­ell’ultra destra israeliana ha in­citato gli ebrei religiosi a recarsi al luogo sacro, ha detto Nisso Shaham, capo della polizia di Ge­rusalemme. Alcuni palestinesi hanno iniziato a lanciare sassi contro gli agenti israeliani e verso il ponte di accesso alla porta di Mu­ghrabi, la porta dei Magrebini, en­trata alla Spianata per i non musul­mani, ha spiegato al Giornale Mi­cky Rosenfled, portavoce della po­lizia. I poliziotti in assetto anti­som­mossa hanno dunque fatto ir­ruzione sulla Spianata per disper­dere i manifestanti. Undici agenti e quindici palestinesi sono rima­sti feriti. Quattro persone sono sta­te arrestate.
«È stato il peggiore incidente dall'inizio dell'anno»,ha detto Ro­senfeld. Le notizie di scontri alla Spianata si sono velocemente pro­pagate e a Gerusalemme Est, nei quartieri arabi di Silwan, Issawi­ya, di Bab Al Amoud ci sono stati momenti di tensione. A Hebron, 400 palestinesi hanno manifesta­to nell’anniversario della strage della Grotta dei Patriarchi: nel 1994 un membro della destra estremista israeliana sparò su un gruppo di fedeli musulmani in preghiera uccidendo 29 persone. E proprio le voci su un post dell'ul­tra destra religiosa, che incita a scacciare i musulmani dal luogo sacro conteso, e la risposta di radi­cali islamici, che chiedono ai mu­sulmani di accorrere a difendere il luogo sacro anche all'islam, so­no secondo Rosenfeld le ragioni
degli scontri di ieri e delle tensioni che da giorni percorrono gli stretti vicoli della città vecchia di Gerusa­lemme.
Sheikh Muhammed Hussein,
imam della moschea di Al Aqsa, ha chiesto «che nessun colono, ra­dicale, o soldato entri nella mo­schea, in modo da evitare frizio­ni ». Il sito dell'ultra destra due set­ti­mane fa incitava i membri del Co­mitato centrale del Likud, il parti­to al governo, a unirsi a Moshe Fei­glin in una visita alla Spianata. La polizia qualche giorno fa ha bloc­cato l'accesso al luogo sacro all' esponente dell'esecutivo, consi­derato un «falco» della destra più nazionalista, battuto dal premier Benjamin Netanyahu alle recenti primarie del partito, per timore che potessero scoppiare le violen­ze. Da giorni la polizia israeliana era dunque in allerta: domenica aveva effettuato alcuni arresti do­po il lancio di sassi dalla Spianata da parte di alcuni palestinesi; mar­tedì pietre e scarpe erano state lan­ciate verso dei turisti ebrei e cri­stiani; giovedì sette persone sono state fermate per aver insultato vi­sitatori ebrei.
Le tensioni di ieri arrivano in un momento di stallo dei colloqui tra palestinesi e israeliani e dopo po­chi giorni dall’annuncio della scarcerazione, ad aprile, di Kader Adnan. L'uomo, membro del Jihad islamico palestinese, dete­nuto in un carcere israeliano, era in sciopero della fame da 66 gior­ni, per protestare contro la sua «detenzione amministrativa»: un giudice militare israeliano può or­dinare un’incarcerazione fino a sei mesi senza rendere note le ac­cuse. Nelle ultime ore del suo scio­pero della fame, che aveva solleva­to tensioni e manifestazioni in tut­ti i Territori palestinesi, i medici avevano informato che sarebbe potuto morire: l'eventualità ri­schiava di incendiare la situazio­ne in Cisgiordania e preoccupava gli israeliani.


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