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Rassegna Stampa
05.02.2012 Che follia definire moderati i Fratelli Musulmani
Il commento di Fiamma Nirenstein

Testata:
Autore: Fiamma Nirenstein
Titolo: «Che follia definire moderati i Fratelli Musulmani»

Sul GIORNALE di oggi, 05/02/2012, a pag. 13, con il titolo " Che follia definire moderati i Fratelli Musulmani", Fiamma Nirenstein confuta l'immagine che su gran parte dei giornali viene data dei Fratelli Musulmani.
Ecco l'articolo:


Fratelli Musulmani                                    Fiamma Nirenstein

Il mondo europeo e americano, do­po essersi dichiarato a iosa colpevo­le di non aver capito nulla, di non aver saputo prevedere le rivoluzioni ara­be, adesso cerca una pericolosa scorcia­toia: individuare nei Fratelli Musulma­ni, i grandi vincitori dello scuotimento, un interlocutore plausibile, aperto, per­fino moderato. Basta frequentare le riu­nioni ( recentemente per esempio quel­la delle commissioni estere convocata dall’UE) in cui si discutono i futuri rap­porti con i nuovi poteri, per capire che il maggiore desiderio dei funzionari e dei politici addetti è avviare subito il previ­sto nuovo «piano Marshall»che dovreb­be aiutare lo sviluppo della democra­zia. Non importa se dopo la mancata «pri­mavera araba» aiuteremo la «primave­ra islamista». La conseguenza, ci rac­contiamo, buoni rapporti con un inte­resse pratico nel petrolio, e un interesse morale di lunga durata. Ma si tratta di una pura illusione: i Fratelli Musulma­ni non si cambiano, non si comprano, non si dividono. E sono una forza abitua­ta da una lunga tradizione a fare pruden­ti, cautissimi conti con amicizie e inimi­cizie alterne, ma alla fine sempre con l’occhio al califfato mondiale. È dal 1938 che lo ripetono col loro fondatore Hassan Al banna: «Allah è il nostro obiettivo, il Profeta il nostro leader, il Co­rano la nostra legge, la Jihad la nostra strada, morire sulla strada di Allah la no­stra più grande speranza». Molte fatwe nel tempo, mentre la Fratellanza se la ve­deva con dittatori che ora volevano usarli, ora li mettevano in prigione e li uccidevano, lo hanno confermato. Yus­sef Al Qaradawi, lo stesso clerico che ha cacciato i bloggers da piazza Tahrir, dis­se durante la guerra in Iraq che per i mu­sulmani era un obbligo morale uccide­re i cittadini americani. Hamas ha appe­na riaffermato la necessità religiosa di uccidere gli ebrei e combattere l’Occi­dente cristiano, e le promesse di stragi trovano conferma nell’appartenenza e varie branche della Fratellanza (come Al Qaeda) dei maggiori terroristi: Bin La­den, Ayman al Zawahiri, Khalid Sheich Muhammed, Anwar al Awlaki, lo sceic­co Yassin, vengono tutti di là.
Ma che fare dunque,si chiede l’Euro­pa? Essi sono comunque ovunque, con sfumature nazionali diverse, i grandi vincitori della rivoluzione. Un’Interna­zio­nale grandiosa sostituirà il panarabi­smo dal Marocco al Golfo. La loro vitto­ria in Egitto, Fratelli e Salafiti al 75 per cento del parlamento, in Tunisia (con Ennahda, certo dal volto più umano, ma dal carattere integralista evidente), in Libia dove Al Qaeda è in agguato co­me anche in Yemen, pronti alla lotta in Giordania, ingaggiati in una disperata battaglia (insieme ad altre forze) contro il dittatore Assad in Siria, sapientemen­te ingaggiati in una larga diplomazia da parte della Turchia, essi hanno al mo­mento senz’altro superato largamente l’asse sciita, costituita dall’Iran, la Siria,
il Libano degli hezbollah. L’Arabia sau­dita naturalmente gioisce. Intanto Ha­mas, mentre cambia casa lasciando Da­masco, segnala che il fronte sunnita del­la Fratellanza è quello prescelto. Anche il suo incontro, proprio oggi, con Fatah si svolge, inedito, in Qatar. La nuova Fra­tellanza vincente cerca di mostrare, mentre si aspetta l’aiuto attivo dell’Oc­cidente, un volto urbano, appunto «mo­derato »,l’aggettivo favorito delle diplo­mazie europee, clintoniane e dell’Onu. I sensi di colpa, molto ben basati, per avere per decenni sostenuto dittatori che hanno schiacciato i popoli musul­mani, ci portano oggi verso il sostegno di una forza che farà indossare il velo al­le donne, opprimerà le differenze ses­suali e politiche, aggredirà la pace con Israele. Dice una mia amica araba: «Voi ci abbandonate nelle mani della Fratel­l­anza Musulmana come ci metteste nel­le mani dei dittatori».
Insomma, se da una parte, imbelli e confusi, non riusciamo a salvare la vita alla migliaia di vittime di Assad e neppu­re a produrre una risoluzione decente del Consiglio di Sicurezza, prepariamo, dall’altra, una nuova trappola per i po­poli arabi.

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