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Rassegna Stampa
26.09.2011 Tutte le bugie di Abu Mazen, falsa colomba
analisi di Fiamma Nirenstein

Testata:
Autore: Fiamma Nirenstein
Titolo: «Tutte le bugie di Abu Mazen, falsa colomba»

Oggi, 25/09/2011, dedichiamo due pagine di IC alla notizia più importante del giorno, che però dobbiamo titolare la " notizia che non c'è". Tranne il pezzo di Fiamma Nirenstein, sul GIORNALE a pag.12, con il titolo " Tutte le bugie di Abu Mazen, falsa colomba"  e un occhiello sulla STAMPA ( in altra pagina di IC), nessuno giornale italiano ha scritto in chiare lettere quella frase che avrebbe potuto far nascere un dubbio all'oponione pubblica italiana su chi è realmente Abu Mazen, dopo una ubriacatura a base di standing ovation, rovesciata su giornali e Tg.
Fiamma Nirenstein ritrae il successore di Arafat nel pezzo che segue:
 

Fiamma Nirenstein

Dopo gli applausi a Abu Mazen che ha chiesto al Consiglio di sicurezza dell’Onu il riconoscimento dello Stato Palestinese, il Quartetto cerca di rimandare la decisione sperando nelle procedure e chiedendo alle parti di tornare al tavolo delle trattative. Ma se guardiamo al discorso del presidente palestinese si legge una «narrativa», una aggressiva fantasia, che disprezza il nemico e quindi nega la pace. Il primo equivoco è il peggiore: promette il rispetto di Israele, assicura la volontà di pace, ma poi Abu Mazen insiste sulla «nakba» del ’48, lo Stato Ebraico è per lui un’illegittima presenza coloniale. Abu Mazen parla di «nakba», di occupazione dal 1948, non dal 1967: i profughi come lui, dice, ancora conservano le chiavi di casa di Safed (dove è nato e da dove fuggì nel ’48 in Siria). Devono tornare a casa, in Israele, non in Palestina. Dimentica che se ne andarono a causa di una guerra di cinque Paesi arabi contro la partizione. Il nuovo Stato Palestinese come lo disegna il sito dei palestinesi all’Onu, o che i bambini studiano a scuola è la mappa di Israele. Abu Mazen ha detto che nella loro generosità i palestinesi hanno accettato di ridursi nel 22 per cento della Palestina originale: ma non dice che questa Palestina (nome che discende dai Filistin, popolazione non aborigena ma mediterranea e che i romani dettero all’area) è uno dei paesi disegnati dalla Società delle Nazioni (come la Siria, o l’Irak) dopo la disfatta dell’Impero turco e che era destinata al popolo ebraico, riconosciuto nei suoi diritti ancestrali. La politica del Mandato inglese la tagliò per darne parte alla Giordania. Abu Mazen parla di una «pulizia etnica» mai avvenuta, semmai è il suo programma che dichiara che il nuovo Stato proibirà la presenza di ebrei. L’invenzione dello Stato razzista e di apartheid è inconcepibile se si guarda all’incredibile miscuglio di colori, culture, etnie, dalla Knesset agli ospedali, alle scuole... La balla poi che sia Israele che impedisce le trattative: Israele dal tempo dei «tre no» arabi di Kartum del ’67 non ha fatto che offrire territori in cambio di pace, cercando, com’è statuito dalla risoluzione 242, anche la sicurezza. Le città palestinesi sono tutte state sgomberate con gli accordi di Oslo, il 98 per cento dei palestinesi vivono nell’Autonomia. I check point sono stati diminuiti contrariamente a un’altra frase di Abu Mazen, e semmai servono a controllare gli eventuali terroristi: e Israele ne ha ben donde. Altra bugia: che Israele blocchi l’economia palestinese. Ne è anzi un motore e certo lo sarebbe di più in tempo di pace. Poi: «il muro dell’annessione» come lo chiama Abu Mazen, ha di fatto fermato il terrorismo, quale annessione? I territori: l’Egitto ha fatto la pace e ha avuto il Sinai. Israele ha lasciato il Libano e Gaza. Mal gliene incolse. Gli insediamenti: sono un problema ma occupano solo l’1,36 per cento dell’West bank. L’ultimo insediamento approvato è del 1999. È vero che la crescita naturale è alta, ma Netanyahu bloccò le costruzioni per dieci mesi senza segnali da parte palestinese. Oggi i coloni lamentano un «freezing di fatto». Infine: quando Abu Mazen dice che i palestinesi sono armati solo delle loro speranze, sa che da Gaza sono piombati su Israele migliaia di missili, anche Grad di lunga gittata. Sarebbe meglio che Abu Mazen trattasse, invece di spargere biasimo e odio all’Onu che applaude, ma non porta la pace.

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