Riportiamo dal GIORNALE di oggi, 29/08/2011, a pag. 1-10, l'articolo di Magdi Cristiano Allam dal titolo "Le giunte rosse aprono le porte alle moschee".
Magdi Cristiano Allam, Giuliano Pisapia
Se il fronte solido e trasversale dei multiculturalismo globalizzato, dai poteri forti della finanza speculativa che idolatrano il dio denaro, passando da Barack Obama l'imperatore dell'Occidente decadente vittima dei suoi debiti ma incapace di rigenerarsi perché ha perso la propria anima, fino agli zelanti esecutori accecati dall'ideologismo e appagati da briciole di potere tra cui in Italia primeggia l'asse catto-comunista che ha avuto nell'intesa tra Tettamanzi e Pisapia una manifestazione eloquente, è riuscito nell'intento di legittimare politicamente gli islamici radicali in Medio Oriente spianando il loro avvento al potere una volta che si sarà dissolta la coltre mistificatoria della cosiddetta «Primavera araba», qui in questa Europa che non è neppure più in grado di attribuirsi un'identità certa l'ideologia del multiculturalismo sta ugualmente riuscendo nello stesso intento attraverso una strategia che si fonda sulla diffusione capillare delle moschee.
Ecco perché non è un caso che in Italia sia nuovamente esplosa la moschea-mania. Era successo, guarda caso, dopo un' inedita intervista rilasciata dall'allora ministro dell'Interno Giuseppe Pisanu a Radio Vaticana il 7 febbraio 2006, in cui parlò di «una evoluzione positiva del movimento dei Fratelli Musulmani in tutto il mondo che deve essere assecondata», proprio all'indomani della vittoria di Hamas alle elezioni nei Territori palestinesi e dell'ingresso di 88 deputati dei Fratelli Musulmani nel Parlamento egiziano. Fu quello l'inizio dello sdoganamento degli islamici radicali voluto da Bush e Blair. L'Ucoii (Unione delle comunità e organizzazioni islamiche in Italia), la sigla che in Italia s'ispira ai Fratelli Musulmani, annunciò un piano per la costruzione di una trentina di grandi moschee sull'insieme del territorio nazionale. L'impresa di maggior successo è stata l'avvio della costruzione della moschea di Colle Val d'Elsa, in provincia di Siena, con cupola e minareto, grazie alla generosità del Monte dei Paschi di Siena che ha complessivamente donato circa 600mila euro. Si tratta di un caso emblematico del sodalizio tra i poteri forti finanziari, un'amministrazione comunale di sinistra, la Curia senese compiacente e gli islamici radicali dell' Ucoii. Tuttavia, sia per abusi edilizi acclarati sia per l'opposizione della cittadinanza che si difende a suon di denunce civili e penali, la moschea non è ancora agibile. Ed ora, dopo la decisione della nuova giunta catto-comunista milanese di autorizzare la presenza di una moschea in ciascun quartiere della città, le giunte al potere a Bologna e a Firenze, anch'esse di sinistra, stanno accelerando i tempi per la costruzione di moschee cittadine, mentre a Torino la precedente giunta di Chiamparino aveva già deliberato l'assegnazione di un edificio in via Urbino 5 all' Unione musulmani d'Italia, gestita da Abdel Aziz Khounati, con un finanziamento di 1,2 milioni di euro del governo marocchino. Ha avuto l'avallo del ministro degli Esteri Frattini e un silenzio interpretato come assenso del ministro dell'Interno Maroni.
Così come a Milano sono stati due cattolici di sinistra, il vicesindaco Maria Grazia Guida, e l'assessore Marco Granelli, a concepire il modello della «moschea diffusa » in ogni quartiere cittadino, a Bologna è sempre una cattolica, l'assessore al Welfare Amelia Frascaroli, presentatasi alle recenti elezioni comunali nella lista Sel di Vendola, ad aver sposato il modello milanese: «Serve più capillarità, ogni comunità religiosa dovrebbe avere luoghi di culto accessibili a tutti. Anche per i musulmani è giusto pensare a un percorso che istituzionalizzi e regolarizzi tante mosche quante le comunità islamiche riterranno necessarie».
Nella Firenze del sindaco cattolico di sinistra Matteo Renzi si sta invece seguendo un «percorso partecipativo», gestito da una «commissione di garanti» che dovrebbe essere formato da una decina di «saggi» atti a deliberare la fattibilità o meno di una mega-moschea da costruire in città, che sarebbe poi affidata e gestita all' Ucoii rappresentata dal suo presidente nazionale Izzedin Elzir.
Ebbene proprio il caso di Firenze cela la prudenza con cui Renzi si sta muovendo, nella consapevolezza che le moschee, a differenza delle chiese e delle sinagoghe, sono una realtà problematica. Dato che è effettivamente così, dico che prima di consentire la costruzione di nuove moschee dobbiamo innanzitutto accertare che gli oltre 900 luoghi di culto islamici presenti in Italia operino nel pieno rispetto della legge e, in secondo luogo, assumere la consapevolezza che le moschee non possono essere imposte ai cittadini ma devono essere oggetto di un referendum consultivo.
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