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israele.net Rassegna Stampa
05.10.2023 L’Autorità Palestinese sa che non esiste più l’'occupazione israeliana' e lo ammette nei suoi documenti ufficiali
Analisi di Stephen M. Flatow, da Israele.net

Testata: israele.net
Data: 05 ottobre 2023
Pagina: 1
Autore: Stephen M. Flatow
Titolo: «L’Autorità Palestinese sa che non esiste più l’'occupazione israeliana' e lo ammette nei suoi documenti ufficiali»
L’Autorità Palestinese sa che non esiste più l’'occupazione israeliana' e lo ammette nei suoi documenti ufficiali
Analisi di Stephen M. Flatow, da Israele.net

A destra: Abu Mazen

Stephen M. Flatow Archives - JNS.org
Stephen M. Flatow

L’occupazione israeliana degli arabi palestinesi è finita trent’anni fa. Se non mi credete, chiedetelo direttamente all’Autorità Palestinese. Di recente, l’Autorità Palestinese ha inoltrato all’Unesco la richiesta di riconoscere la città di Gerico come “sito del patrimonio culturale palestinese”. Nel descrivere la storia dell’area, la richiesta dell’Autorità Palestinese fa riferimento al “periodo dell’occupazione israeliana (1967-1994)”. Dunque l’Autorità Palestinese stessa riconosce, per iscritto, che l’occupazione israeliana è terminata nel 1994. La stessa frase appare in un altro documento tra Autorità Palestinese e Onu. Nel 2008, l’Autorità Palestinese chiese alle Nazioni Unite di assisterla nel migliorare le sue politiche di riscossione delle tasse. Dopo uno studio durato due anni, il Ministero delle finanze dell’Autorità Palestinese e il Programma di Sviluppo delle Nazioni Unite pubblicarono un rapporto intitolato “Studio diagnostico dell’imposta sulla proprietà nei territori palestinesi occupati”. Il rapporto esaminava la storia della riscossione delle tasse nella regione, e nel farlo era costretto a riconoscere i cambiamenti intervenuti tra gli anni in cui Israele occupava le città arabe palestinesi e gli anni successivi alla fine dell’occupazione. Così, a pagina 49 si trova la Sezione 6.1 intitolata “Tasse nei territori palestinesi occupati – Occupazione israeliana (1967-1994)”. Di nuovo, l’Autorità Palestinese attestava in un documento ufficiale che l’occupazione israeliana è terminata nel 1994 (si ringraziano il giurista Eugene Kontorovich e il blog “Elder of Ziyon” per aver segnalato questi documenti). Perché è importante? Perché esiste un’intera industria di esperti, politici e gruppi di sostegno la cui agenda si fonda sull’affermazione che esiste una “occupazione israeliana”. Devono poter accusare di occupazione Israele per giustificare la loro campagna a favore dello “stato palestinese”. Devono dipingere Israele come un oppressore per giustificare le violenze e il terrorismo arabo-palestinesi. Devono far finta che Israele occupi ancora i palestinesi per far credere che Israele sia responsabile della loro mancanza di elezioni e di diritti civili. Naturalmente, chiunque visiti una qualsiasi città nei territori governati dall’Autorità Palestinese può vedere con i propri occhi che non ci sono soldati israeliani, non c’è nessun governatore militare israeliano, nessuna amministrazione militare israeliana. Il primo ministro Yitzhak Rabin li ritirò tutti: trent’anni fa. Quando Rabin venne eletto, nel 1992, si trovò di fronte a un serio dilemma. Da un lato, sapeva che consentire agli arabi palestinesi di istituire uno stato pienamente sovrano in Giudea-Samaria-Gaza rappresenterebbe una grave minaccia per l’esistenza di Israele. Israele si ritroverebbe nella parte centrale largo appena una quindicina di chilometri, stretto fra il mare e uno stato gestito da terroristi e dittatori. Un terrorista palestinese all’interno dei confini sovrani di questo stato di “Palestina” sarebbe in grado con un semplice lancia-missile a spalla di abbattere un aereo in decollo dall’aeroporto Ben-Gurion. Nessun paese sano di mente accetterebbe una tale esistenza da incubo. D’altro canto, Rabin non voleva che Israele continuasse a governare sugli arabi palestinesi in quei territori. Quindi ideò gli Accordi di Oslo, che hanno posto fine all’occupazione israeliana sui palestinesi e hanno dato loro qualcosa di molto simile alla statualità, ma senza mettere in pericolo l’esistenza di Israele. Nel 1994 Rabin ritirò Israele dalla città di Gerico e da quasi tutta la striscia di Gaza. Poi, nel 1995, Israele si ritirò da tutte le altre città della Giudea-Samaria dove risiede il 98% dei palestinesi. In seguito, Ariel Sharon ritirò Israele dal resto della striscia di Gaza. Grazie alla soluzione di Rabin è l’Autorità Palestinese, non Israele, che occupa il 98% degli arabi palestinesi. Le strade delle loro città sono presidiate dalle forze di sicurezza palestinesi. Le scuole sono gestite da presidi e insegnanti palestinesi. I tribunali hanno giudici palestinesi. Quando si tengono le elezioni (anche se è da un bel po’ che non succede), candidati ed elettori sono tutti palestinesi. Praticamente l’unica cosa che l’Autorità Palestinese non può fare è importare carri armati, aerei, “volontari” iraniani o missili nordcoreani. Grazie alla soluzione di Rabin, lo status quo attuale garantisce la maggioranza ebraica di Israele, mantiene difendibili i suoi confini e garantisce a tutte le fedi libero accesso ai rispettivi luoghi santi. Allo stesso tempo, permette a quasi tutti gli arabi palestinesi di vivere sotto il loro governo palestinese. Vivono in un’entità che è molto vicina a uno sotto ogni aspetto, tranne quei pochi aspetti che metterebbero in pericolo l’esistenza di Israele. Naturalmente, questa situazione è lungi dall’essere ideale. Ma è sempre meglio che essere rinchiusi in quindici chilometri fra il mare e uno stato terrorista. 
(Da: Jerusalem Post, 1.10.23)

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