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israele.net Rassegna Stampa
23.09.2023 'L’elefante' delle responsabilità palestinesi che non si vuole mai vedere
Analisi di Roz Rothstein, da Israele.net

Testata: israele.net
Data: 23 settembre 2023
Pagina: 1
Autore: Roz Rothstein
Titolo: «'L’elefante' delle responsabilità palestinesi che non si vuole mai vedere»
'L’elefante' delle responsabilità palestinesi che non si vuole mai vedere
Analisi di Roz Rothstein, da Israele.net

Roz Rothstein | LinkedIn
Roz Rothstein

L'elefante

C’è un mistero che andrebbe risolto e, dopo più di due decenni di sconcerto, penso che dovrei poterlo sbrogliare. Il mistero ruoto attorno a una domanda: perché così tante persone che commentano il conflitto israelo-palestinese incolpano sempre e solo Israele, ignorando i danni micidiali continuamente causati dai dirigenti palestinesi? Per fare qualche esempio, e non dovrebbe nemmeno essere necessario riepilogarli, ma portate pazienza: – Dirigenti e istituzioni palestinesi incoraggiano sistematicamente i bambini sin da piccoli a odiare e uccidere gli ebrei. Ci sono anche spettacoli teatrali negli asili e campi estivi militarizzati dove bambini e ragazzini vengono indotti a esercitarsi nel perpetrare attentati terroristici. I filmati profondamente inquietanti di queste pratiche sono facilmente reperibili online sui siti MEMRI, Palestine Media Watch e altri. Dovrebbe essere chiarissimo che non si tratta solo di abusi sui minori, ma di una ricetta sicura per perpetuare conflitti e sofferenze senza fine. – Più e più volte vediamo filmati di estremisti palestinesi che festeggiano gioiosi l’assassinio a sangue freddo di israeliani innocenti distribuendo dolci nelle strade delle comunità palestinesi. – L’Autorità Palestinese continua a ricompensare finanziariamente i terroristi condannati per omicidio e altri crimini, con il presidente Abu Mazen che insiste sul fatto che questa politica non cesserà anche se all’Autorità Palestinese dovesse “rimanere un solo centesimo”. – Nel frattempo, Hamas continua a controllare la striscia di Gaza con pugno di ferro omicida, immagazzina armi, lancia razzi contro Israele da case, ospedali e scuole e alimenta sanguinose ondate di violenza in Cisgiordania. Accanto al silenzio generale su questo proverbiale “elefante nella stanza”, c’è il costante e aggressivo martellamento della propaganda anti-israeliana. Niente a che vedere con il genere di critiche informate a cui Israele e ogni altro paese devono essere esposti affinché possano affrontare i problemi e migliorare. Né si tratta del legittimo sforzo di opporsi a questo o quel governo israeliano o a specifiche politiche israeliane. Stiamo parlando di una narrazione falsa e disumanizzante secondo la quale un solo attore, Israele, sarebbe l’unico responsabile dell’intero conflitto e di tutte le sofferenze che ne derivano. Stando a questa narrazione, i dirigenti e i gruppi terroristici palestinesi non fanno nulla e non hanno mai nessuna responsabilità, nonostante le loro innumerevoli decisioni e azioni che hanno peggiorato la vita sia degli israeliani che dei palestinesi. E la soluzione che viene proposta? Smantellare l’unico stato ebraico al mondo in nome della “giustizia” e della “pace”. Non sorprende che gli estremisti anti-israeliani diffondano menzogne. Ma è sconcertante quante persone ci credano e le ripetano. Questo è il mistero. Come mai la menzogna secondo cui Israele sarebbe l’unica parte ad avere delle responsabilità suona bene a chiunque, anche se le prove contrarie sono ampiamente disponibili? Perché solo Israele si prende tutte le colpe? Penso che vi siano alcune possibili spiegazioni per questo fenomeno. 

Primo: una delle cause è l’ignoranza, perché rende vulnerabili anche le brave persone di ogni background, ebrei compresi, alle bugie e alla disinformazione. C’è differenza fra diffondere menzogne inconsapevolmente e farlo consapevolmente con cattive intenzioni. Chiaramente, il rimedio all’ignoranza è istruzione e informazione. 

Secondo: la dissonanza cognitiva. Una volta che le persone hanno sviluppato una forte opinione su Israele (come su qualsiasi altra cosa), essere messi di fronte a informazioni che la contraddicono causa disagio e induce una reazione difensiva o addirittura di rabbia. Piuttosto che adottare un’opinione più equilibrata e basata sui fatti, alcuni tendono a rincarare la dose ignorando tutte le prove contrastanti, in modo da potersi sentire saldi e coerenti nella propria visione del mondo. 

Terzo: in una battaglia per i cuori e le menti, la parte percepita come più debole ottiene maggiori simpatie. È un dato di fatto che gli israeliani hanno sormontato innumerevoli sfide e minacce e sono diventati una forza a molti livelli: militarmente, politicamente, economicamente, scientificamente e culturalmente. È anche vero che i palestinesi (ma non necessariamente i loro sponsor e alleati regionali) sono molto più deboli e hanno sofferto di più a causa del conflitto. Per alcuni, questa maggiore debolezza dei palestinesi è sufficiente per concludere che hanno tutte le ragioni e che la colpa è tutta di Israele, a maggior ragione se i propagandisti anti-israeliani dipingono immancabilmente i palestinesi come vittime innocenti di una cieca crudeltà israeliana. Anche quando si fa notare che i dirigenti palestinesi hanno sistematicamente rifiutato tutte le maggiori offerte di pace, optando invece per la strada distruttiva e autodistruttiva di un conflitto senza fine, l’assunto rimane che le loro pessime decisioni, in definitiva, sono comunque colpa di Israele. 

Quarto: l’antisemitismo (il pregiudizio anti-ebraico). Vi sono individui malevoli che conoscono i fatti, ma li omettono intenzionalmente per far cadere ogni colpa sull’unico paese ebraico al mondo. Accusare lo stato ebraico è un modo molto comodo per alimentare l’ostilità non solo contro Israele, ma anche contro gli ebrei in generale. Nella battaglia per i cuori e le menti, è all’opera un deliberato insabbiamento delle verità scomode o spregevoli sui dirigenti e gruppi terroristici palestinesi, affinché i propagandisti possano convincere sempre più persone ad aderire a campagne di odio che mirano a porre fine all’esistenza stessa di Israele. Al contrario i capi palestinesi, da Haj Amin Al Husseini e Yasser Arafat ad Abu Mazen e Hamas, non hanno mai nascosto i loro obiettivi e le loro azioni distruttive. Basta leggere la Carta di Hamas o le dichiarazioni di Abu Mazen quando ribadisce che l’Autorità Palestinese continuerà a pagare i terroristi condannati per l’assassinio di israeliani. E si potrebbe continuare. Le prove sono più che evidenti. L’elefante nella stanza è enorme. 

Ritenere i capi palestinesi responsabili delle morti, delle distruzioni e delle sofferenze che hanno causato sia ai palestinesi che agli israeliani non è solo una questione di principio. Secondo due ex negoziatori palestinesi, “la disponibilità dei palestinesi a portare avanti il percorso negoziale fino alle sue logiche conclusioni è stata frenata dalla percezione che stavano prevalendo sul piano morale e psicologico. L’effetto paradossale è stato quello di rendere più difficile i progressi verso un accordo con Israele, perché pareva che altri soggetti influenti potessero fare il lavoro” per loro. È tempo di smetterla di ignorare l’elefante e affrontare le indegne menzogne che gettano solo su Israele tutta la colpa per la mancanza di pace, e iniziare a concentrarsi su ciò che potrebbe promuovere fiducia, cooperazione e un futuro migliore per entrambi i popoli. 
(Da: Jerusalem Post, 18.9.23)

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