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Italia Oggi Rassegna Stampa
08.09.2023 E' morto il pianista Ugorski
Commento di Roberto Giardina

Testata: Italia Oggi
Data: 08 settembre 2023
Pagina: 12
Autore: Roberto Giardina
Titolo: «E' morto il pianista Ugorski»
Riprendiamo da ITALIA OGGI di oggi 08/09/2023, il commento di Roberto Giardina dal titolo "E' morto il pianista Ugorski".

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Roberto Giardina

Deutsche Grammophon - DG - Anatol Ugorski is one of the very few pianists  who experienced a meteoric rise in fame who also kept up and even refined  his deep pianistic beliefs.
Anatol Ugorski

E´morto il pianista Anatol Ugorski, a 81 anni, ebreo, russo, conosciuto da chi ama la musica, un grande, ma non giunto tra i grandissimi, e non perché gli mancasse il talento. La sua è una storia europea, tra la Russia, ancora Unione Sovietica, tra Leningrado tornata San Pietroburgo, e Berlino Est, a pochi mesi dalla riunificazione, e conclusa martedì a Detmold, in Westfalia, ai margini della foresta di Teutoburgo, dove Varo perse le sue legioni nel nove dopo Cristo. A suo modo, una storia d´amore, e di due donne. Anatol nacque, quarto di cinque fratelli, il 28 settembre del 1942 a Rubzowsk, nella regione dell´Altai, in Siberia, al confine con il Kazachistan e la Mongolia. Alla fine della guerra, nel 1945, il padre si trasferì a Leningrado, dove sperava di poter far vivere meglio la famiglia. A casa, Anatol imparò da solo a suonare lo xilofono e a sei anni, senza alcuna preparazione, senza contatti, si presentò per venir ammesso alla scuola di musica del Conservatorio. Fu accettato, benché fino a quel momento non avesse neppure visto un pianoforte. Sua maestra fu la pianista Nadeschda Golubovskaja. A 18 anni, Anatol cominciò a suonare in pubblico, e lo tradì la sua passione per i compositori occidentali. A un concerto di Pierre Boulez a Leningrado, applaudì con eccessivo entusiasmo, e fu notato dalla polizia. Boulez aveva criticato l´intervento nel ´68 dell´Armata Rossa a Praga. I suoi applausi vennero giudicati una protesta politica. Ugoski suonava Beethoven, Rossini, Chopin, ma anche compositori occidentali poco graditi al regime, Alban Berg, Schönberg. Non ascoltò i consigli, poi le minacce, e alla fine gli venne vietato di esibirsi in pubblico. Per anni dové suonare alle feste scolastiche, non a Leningrado o a Mosca, ma in paesi di provincia, pezzi innocui come Pierino e il lupo di Prokofjef. Per mantenere la famiglia, Anatol continuò per anni a suonare per i bambini. Una condanna crudele per un musicista. Ho sempre cercato di suonare come se fossi in una grande sala di concerti, ricordava. Il suo più grande successo lo ottenne nella città industriale di Asbest, amianto, dove poté suonare per i bambini anche brani di Scarlatti. Per me, diceva, la musica non è politica, e il pubblico va trattato sempre con rispetto, ovunque, e qualunque età abbiano gli spettatori. Nel 1990, la figlia Dina, anche lei pianista, a sedici anni fu minacciata da un gruppo di antisemiti per strada, Ugorski decise di fuggire. Senza documenti validi, giunse a Berlino Est, il muro era appena caduto, e con la moglie e la figlia finì in un campo profughi, poi ottenne un alloggio di due stanze in un palazzone di periferia. Non c´era posto per un piano. 
Infine, la sua situazione venne segnalata alla scrittrice Irene Dische, ebrea, americana e tedesca. Un giorno, Anatol suonò alla sua porta, in un elegante palazzo nella Fasanenstrasse, una delle strade più belle della Berlino occidentale. Nel salotto di Irene, vide un piano a coda, e senza dire una parola si mise a suonare, e la padrona di casa lo ascoltò finché non smise esausto. Anatol non tornò più nelle due stanze a est, rimase a suonare a casa di Irene. La moglie comprese che non poteva obbligare Anatol a rinunciare ancora una volta alla sua musica. Irene (nata a Washington nel 1952), figlia di un ebreo austriaco fuggito a New York nel 1938, presentò Anatol alla Deustche Grammaphon. Non è facile, quasi impossibile, a quasi 50 anni, cominciare in occidente una carriera, sono decine i giovani pianisti promettenti, ma il talento di Anatol era fuori del comune, Incise CD con le variazioni di Diabelli, e altri ancora. Si esibì in Europa, anche a al Conservatorio di Milano, a Vienna, a Parigi, da solista o per grandi orchestre. Anche per la Chicago Symphony Orchestra diretto da Pierre Boulez, che aveva applaudito da giovane. E suonò a quattro mani con la figlia Dina, scomparsa quattro anni fa. Infine, realisticamente, accettò il posto di professore alla Scuola di Musica di Detmold, la migliore della Germania. Irene Dische, tradotta in Italia da Feltrinelli, ha scritto nel 1994 un romanzo “Der Doktor braucht ein Heim”, il dottore ha bisogno di una casa, la storia di un fuggiasco ebreo che ricorda le donne della sua vita.

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