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Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


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Corriere della Sera Rassegna Stampa
01.03.2024 Gaza, ressa per gli aiuti. Israele: ‘spari solo in aria’
I numeri falsi di Hamas diffusi come veri

Testata: Corriere della Sera
Data: 01 marzo 2024
Pagina: 2
Autore: Davide Frattini
Titolo: «Gaza, ressa per gli aiuti. Israele: ‘spari solo in aria’»
Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 01/03/2024, a pag.2, con il titolo "Gaza, ressa per gli aiuti. Israele: ‘spari solo in aria’" il commento di Davide Frattini.
 
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Davide Frattini


Tanti, troppi giornali (e politici) prendono per vera la propaganda dei terroristi di Hamas.

GERUSALEMME Le immagini riprese dal drone sembrano quelle di un film distopico, è la realtà del caos e della disperazione nel nord di Gaza. I palestinesi inseguono a migliaia il convoglio con gli aiuti, circondano i camion, cercano di fermarli e di deviarli. I mezzi stanno risalendo dal valico di Kerem Shalom, da giorni le Nazioni Unite hanno sospeso la distribuzione proprio per ragioni di sicurezza.

I militari israeliani intervengono per disperdere la folla, ricostruisce il portavoce Daniel Hagari. Mostra un altro filmato per sostenere che i carrarmati nella zona scaricano alcuni colpi di avvertimento, poi si ritirano lentamente. Secondo l’esercito gli oltre 110 morti, denunciati dalle fonti palestinesi, sono stati causati dal parapiglia, alcune persone sono state travolte dai camion, altre dalla gente che cercava di montare sui tir o di fuggire dalla calca. Hamas accusa le truppe di aver sparato sui civili, di averli bombardati con l’artiglieria. I palestinesi uccisi in questi 146 giorni di guerra sono oltre 30 mila.

Joe Biden, il presidente americano, annuncia che i suoi consiglieri analizzeranno «le versioni contrastanti» e ammette che un cessate il fuoco entro lunedì sia ormai improbabile. Il Dipartimento di Stato chiede a Israele di dare risposte su quanto accaduto e pretende che «tuteli la distribuzione degli aiuti». Stéphane Dujarric, portavoce delle Nazioni Unite, attacca: «Che siano stati uccisi dal fuoco israeliano o schiacciati dalla folla o investiti da un camion si tratta di atti di violenza legati a questo conflitto».

I diplomatici a Washington avevano già lanciato l’allarme: «Quelle aree si stanno trasformando in Mogadiscio». Almeno mezzo milione di persone cerca di sopravvivere tra le rovine. Le truppe sono posizionate sul perimetro, intervengono per i combattimenti attorno a Gaza City e nelle zone che avrebbero dovuto essere ormai stabilizzate. La Casa Bianca ha cercato di convincere gli israeliani a non bersagliare i poliziotti di Hamas – armati e in divisa – che scortano i convogli. Il problema è anche che gli stessi fondamentalisti fanno razzia dai depositi destinati alla popolazione. Yoav Gallant, il ministro della Difesa, ha presentato un piano per armare i clan locali non affiliati ai jihadisti e affidare loro il controllo sul territorio.

Il premier Benjamin Netanyahu non ha ancora dato risposte a Gallant. Continua a condurre la campagna politica assieme a quella militare. Si tiene stretto gli ultrà messianici nella coalizione: ieri un gruppo di coloni ha sfondato il blocco militare ed è entrato per qualche centinaio di metri nella Striscia. Ripete che «le elezioni «mentre è in corso il conflitto sarebbero una sconfitta, ci paralizzerebbero per sei mesi, sarebbero il sogno dell’Iran e di Yahya Sinwar», il capo di Hamas e pianificatore dei massacri del 7 ottobre, 1200 israeliani ammazzati. Bibi, com’è soprannominato, sa che le perderebbe: i sondaggi dimezzano il suo Likud e danno vincitore Benny Gantz, il capo di Stato Maggiore che ha lasciato l’opposizione per partecipare al consiglio di guerra ristretto.

Il primo ministro più longevo della Storia del Paese insiste che le battaglie andranno avanti fino alla «vittoria totale» e ammette che è prematuro parlare di un’intesa per la liberazione degli ostaggi. Secondo il quotidiano Wall Street Journal, anche Sinwar è convinto di vincere: poco tempo fa un suo messaggio sarebbe arrivato ai leader dell’organizzazione all’estero per convincerli che il gruppo sopravviverà all’offensiva militare.

È probabile speri ancora in un allargamento dello scontro: fonti di intelligence americane – rivela l’emittente Cnn – pronosticano che tra la primavera e l’inizio dell’estate gli israeliani potrebbero lanciare un’incursione di terra in Libano per rimuovere Hezbollah dalle aree di confine. A quel punto i fronti diventerebbero due, oltre a quello in Cisgiordania sempre aperto: ieri un attentatore ha ucciso due israeliani vicino alla colonia di Eli in Cisgiordania.

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