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Corriere della Sera Rassegna Stampa
06.09.2023 Francia, l’abaya vietata per tutti
Analisi di Stefano Montefiori

Testata: Corriere della Sera
Data: 06 settembre 2023
Pagina: 15
Autore: Stefano Montefiori
Titolo: «Con la tunica a scuola, sfida a Macron»

Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 06/09/2023, a pag. 15, con il titolo "Con la tunica a scuola, sfida a Macron" l'analisi di Stefano Montefiori.

Stefano Montefiori - Unifrance
Stefano Montefiori

Divieto dell'abaya a scuola: Parigi dice di reagire a un “attacco politico”

PARIGI Al liceo Joliot-Curie di Nanterre, la città alla periferia di Parigi dove due mesi fa un poliziotto ha ucciso il 17enne franco-algerino Nahel Marzouk dando origine alle sommosse, due ragazze si avvicinano all’entrata vestite con l’abaya, la tunica arabo-musulmana. «Sono solo delle gonne lunghe — dicono —. Speriamo non ce le facciano togliere, non abbiamo vestiti di ricambio». Ma appena entrate le due liceali vengono fermate, e il preside le accompagna in una saletta per spiegare loro il senso della nuova circolare del ministero dell’Istruzione: l’abaya e il qamis (la versione maschile della tunica) da quest’anno sono vietati nelle scuole, perché rappresentano una violazione della laicità. «Entrando in classe non devo poter riconoscere la religione degli allievi», aveva spiegato nei giorni precedenti il ministro Attal. Dopo qualche minuto, le due ragazze vengono riaccompagnate all’uscita e tornano a casa. La scuola le aspetta, l’indomani, ma senza abaya. In totale lunedì, primo giorno di scuola in Francia, su un totale di 12 milioni di allievi di elementari, medie e licei, sono stati in 298 a presentarsi a scuola con l’abaya e il qamis: 231 hanno accettato di toglierselo, 67 non si sono conformati alla nuova regola e dopo spiegazioni pacate ma ferme sono stati mandati a casa. Il governo si aspettava problemi in circa 500 istituti su 60 mila, e il fatto che si siano presentati in tunica neanche 300 ragazzi su 12 milioni sembra indicare che la norma è stata generalmente accettata senza drammi. Ma siamo solo ai primi giorni di applicazione e forme di rifiuto organizzato potrebbero apparire nelle prossime settimane, perché alcune associazioni hanno fatto ricorso al Consiglio di Stato, imam e influencer musulmani lanciano su Internet appelli alla disobbedienza, e ci sono professori che si sono messi in sciopero per protestare contro una misura che giudicano discriminatoria. L’assemblea generale (professori, allievi e famigliari) del liceo Maurice-Utrille di Stains, nella banlieue di Parigi, per esempio, ha proclamato uno sciopero a partire da oggi per protestare contro «la politica islamofoba del governo. Tutti gli allievi devono essere accolti in classe, non spetta a noi fare la polizia dei vestiti. Rifiutiamo di stigmatizzare i ragazzi». Nel 2004 la Francia ha vietato «i segni religiosi evidenti» nelle scuole, come il crocifisso, la kippa ebraica e — soprattutto — il velo islamico, visto come un’imposizione del patriarcato musulmano sulle ragazze e anche come uno strumento di lotta politica nelle mani dei salafisti. Negli ultimi tempi l’abaya è venuta a sostituirsi di fatto al velo, e fino all’anno scorso il precedente ministro Pap Ndiaye aveva lasciato ai singoli professori la valutazione se la tunica in classe fosse una provocazione religiosa o meno. Dopo le rivolte di giugno-luglio e la volontà di «ristabilire l’autorità» nel Paese dichiarata da Emmanuel Macron, al rientro nelle classi l’abaya è stata vietata per tutti. Destra ed estrema destra sostengono la decisione di Macron, mentre i leader della sinistra sono divisi, con Jean-Luc Mélenchon che — dopo essere stato a suo tempo durissimo contro il velo — ora difende l’abaya. L’opinione pubblica sembra favorevole al divieto: secondo un sondaggio Ifop per Charlie Hebdo lo approva l’81% dei francesi, e anche la maggioranza (58%) degli elettori di Mélenchon.

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