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Corriere della Sera Rassegna Stampa
01.08.2023 Ucraina, la strategia del contrattacco
Cronaca di Andrea Marinelli, Guido Olimpio

Testata: Corriere della Sera
Data: 01 agosto 2023
Pagina: 10
Autore: Andrea Marinelli, Guido Olimpio
Titolo: «Kiev e «la guerra che ritorna in Russia». Fin dove si spingeranno gli attacchi ucraini?»

Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 01/08/2023, a pag. 10, l'articolo di Andrea Marinelli, Guido Olimpio dal titolo "Kiev e «la guerra che ritorna in Russia». Fin dove si spingeranno  gli attacchi ucraini?".

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La guerra sta tornando in Russia. Le parole pronunciate domenica dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky dopo l’ultimo attacco di droni su Mosca fissano il momento e «predicono» il futuro. Incerto, come in ogni conflitto, ma che lascia immaginare alcune mosse della resistenza. Kiev cercherà di colpire con le poche armi a lungo raggio a sua disposizione. I cruise forniti dalla coppia Londra-Parigi, i missili fatti in casa, i droni in continua evoluzione rappresentano un buon arsenale, che però è ancora privo degli Atacms: gli Stati Uniti non hanno ancora deciso se fornire i razzi a lunga gittata, in grado di raggiungere bersagli a 300 chilometri. Lo schema sarà riprodotto sul fronte marittimo, con le ripetute incursioni affidate a barchini-kamikaze, ancora ai droni e chissà che gli ucraini non svelino qualche nuova arma, costruita localmente oppure ottenuta dall’estero. Nel primo caso sono molti gli annunci mescolati alla propaganda, nel secondo è costante la ricerca di mezzi speciali ovunque possano essere acquistati. I target della campagna spaziano dalle aree abitate — Mosca inclusa — alle basi, dagli snodi logistici (come i ponti) ai centri comando. I raid servono per sfidare il Cremlino, evidenziare buchi nella difesa, trasmettere un messaggio alla popolazione nemica. La guerra delle città innescata dagli invasori avrà delle conseguenze per gli stessi russi, anche se in misura minore: gli uomini di Zelensky vogliono portare insicurezza al di là del confine. Nulla è paragonabile alle devastazioni già inflitte all’Ucraina, in particolare contro la rete elettrica, e altre ne sono attese in autunno. Gli ucraini devono tuttavia poter reagire. E c’è sempre la componente a «sorpresa» delle operazioni speciali, gli interpreti non mancano: commandos, sabotatori, partigiani. Alcune delle opzioni sono state ormai bruciate, sono carte da giocare una sola volta, mentre altre saranno disponibili. L’intelligence guidata da Kyrylo Budanov ha mostrato molta inventiva, al punto che a volte gli attribuiscono anche responsabilità che non ha. Potremmo definirlo il «modello Mossad». Insieme al fattore militare c’è quello più politico. I raid hanno spezzato la «normalità» della Russia e per questo proseguiranno. Sono un tentativo di bilanciare il piano scontato di Vladimir Putin che punta a tirare alla lunga, certo di avere il tempo dalla sua parte, fiducioso che la «quantità» del suo dispositivo militare compenserà una qualità relativa. Quella del neo-zar è una scommessa pragmatica con rischi ma anche punti a favore. Lo ha riconosciuto domenica il segretario di Stato americano Antony Blinken, invitando gli alleati a compattarsi nel sostenere la sfida. Lo ha pensato, molto tempo fa, il capo di Stato maggiore statunitense Mark Milley, quando è sembrato prefigurare uno stallo alla coreana con i duellanti costretti a fermarsi perché il peso del conflitto diventa insopportabile, senza tuttavia arrivare a una vera e propria tregua: si tratterebbe piuttosto di una guerra sospesa, come avvenuto nel 1953 fra le due Coree, con un armistizio che non ha sancito la pace. Sarà interessante comprendere la posizione di Washington. Il veto — temporaneo — su caccia F-16 e Atacms, la consegna rallentata dei 31 carri Abrams — i primi arriveranno forse a ottobre–novembre — tradisce la preoccupazione di non rompere del tutto con Mosca. Tuttavia sembra inevitabile che concedano un assenso tacito ai colpi all’interno del territorio russo, lasciando che siano portati con sistemi non strettamente americani. Eventuali successi degli ucraini rappresentano la miglior risposta a quanti, in Congresso a Washington, nutrono dubbi sull’esito finale del conflitto, ma sono anche un modo per ricordare che il gigantesco piano d’assistenza varato dall’Occidente a sostegno di Kiev funziona.

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