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Corriere della Sera Rassegna Stampa
03.06.2017 Amos Oz nel film di Natalie Portman
Intervistata da Luca Barnabè

Testata: Corriere della Sera
Data: 03 giugno 2017
Pagina: 34
Autore: Luca Barnabè
Titolo: «Natalie Portman: un libro mi ha travolta (e ora l'ho trasformato in un film)»

Riprendiamo da IO DONNA del CORRIERE della SERA di oggi, 03/06/2017, con il titolo " Un libro mi ha travolta" l'intervista di Luca Barnabè all'attrice-regista.

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                                                                                Luca Barnabè

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 Natalia Portman (Hershlag all'anagrafe). 36 anni, e nata a Gerusalemme, ma a tre anni si à trasferita negli Stati Uniti con la famigtia (padre medico, specialista della fertilità, madre casalinga). A soli 13 anni ha debuttato come attrice in Lion di Luc Besson a da allora non ha più smesso, senza però rinunciare egli studi
Sullo schermo i lineamenti e il candore del volto sembrano gli stessi di quando ha cominciato a recitare, ancora bambina. Sono passati quasi 23 anni dal suo debutto in Léon: «Luc Besson all'inizio non mi voleva perché pensava fossi troppo piccola, cercava una ragazzina più grande! Poi cambiò idea!». Adesso quei lineamenti dolci illuminano un corpo adulto. Natalie Portman non sembra avere affatto smarrito la grazia di allora. Ha saputo costruire una carriera tessuta di opere disturbanti come "II cigno nero", con cui ha vinto l'Oscar, e mai banali come Closer o il recente Jackie di Pablo Larraìn, che le è valso la nomination all'Oscar, alternandole a film pop come la trilogia prequel di Star Wars e Thor.
Senza rinunciare a una vita affettiva piena, accanto al marito (il ballerino e coreografo francese Benjamin Millepied) e ai loro due figli: Aleph, 6 anni, e Amalia, 3 mesi e mezzo. Ci parla con entusiasmo del suo primo lungometraggio da regista, A Tale of Love and Darkness, tratto da Una storia d'amore e di tenebra (Feltrinelli), romanzo autobiografico dello scrittore israeliano Amos Oz. Il film oscilla tra realismo e sogno ed è al contempo romanzo di formazione del piccolo Amos e racconta della nascita di una nazione, Israele. È stato girato in ebraico tra Gerusalemme e Tel Aviv e uscirà nelle sale italiane il prossimo 8 giugno con il titolo "Sognare è vivere."
Aveva già diretto un cortometraggio (Eve) e un episodio di un film collettivo (New York, I Love You). E il romanzo di Oz che l'ha portata dietro la macchina da presa?
Ho sempre desiderato dirigere un film, però non avevo mai trovato il progetto giusto, finché non ho letto il libro di Amos: mi ha cambiato completamente. Qualcosa di così bello e potente non poteva non diventare cinema!
Ha sentito fin dal principio che il film doveva essere girato in ebraico (tradotto in italiano per le nostre sale, ndr)?
Il romanzo è talmente ricco linguisticamente che mi sarebbe parso un tradimento non girarlo in ebraico. Era anche una forma di rispetto verso le persone al centro del racconto, che vivono ancora il ricordo di quei giorni di cambiamento e di speranza. Per reimparare l'ebraico (Portman ë nata in Israele, ndr) ho avuto una coach di lingua.
Ha incontrato alcuni di quelli che erano in piazza a Gerusalemme, ad ascoltare via radio le votazioni Onu, la notte del '47 in cui fu proclamato lo Stato di Israele...
È stata un'esperienza incredibile e importante per poter ricreare l'emozione e la gioia di persone che in gran parte erano rifugiati "Ho incontrato chi aveva vissuto la proclamazione dello Stato d'Israele. Ho imparato quanto quell'istante fosse intriso di lacrime di gioia e di dolore" europei, scampati alla Shoah (come i suoi nonni paterni, ndr). Per me era necessario incontrare chi aveva vissuto quella notte. Dai loro racconti, ho imparato quanto quell'istante fosse intriso di lacrime di gioia e di dolore. Il pianto liberatorio e collettivo di quella notte fu al contempo festa e commemorazione di chi non c'era più.
I racconti che il suo personaggio narra al figlioletto Amos, benché non "religiosi", sono ricchi di riferimenti biblici (il deserto, salvare il prossimo...).
Quelle scene sono importanti, perché tutte le storie lo sono nel "formarci" come persone, fin da piccoli. La fantasia e il racconto orale sono un atto di creazione di se stessi: anche il piccolo Amos contribuisce alla narrazione, d iventando coautore insieme alla madre. Sono momenti al contempo malinconici, tristi, romantici, a volte tragici.
Ricorda le storie e le letture importanti per formare la sua personalità, quando era bambina?
Leggevo o mi venivano letti libri sulla Shoah. ma credo sia così per tutti i bambini ebrei o che frequentano la scuola ebraica. Da adulti bisognerebbe chiedersi come quei racconti e quelle letture influiscano sull'identità di un bambino, come segnino la sua psiche. Forse è un'età troppo giovane - l'infanzia - per essere introdotti alla tragedia storica e alla crudeltà più assoluta.
Come ha scelto il piccolo Amos, Amir Tessier?
Quando ho visto il video di Amir non ho avuto dubbi. Bucava letteralmente lo schermo. È un bambino straordinariamente intelligente e sensibile. Non volevo traumatizzarlo e ho cercato il più possibile di addolcire le riprese delle scene più drammatiche.
François Truffaut diceva: Girare con i bambini è una grande tentazione prima, un grande panico durante e un'immensa soddisfazione dopo».
Non c'è mai stato il "panico durante" (ride), per me è stato un piacere tutto il tempo! Amir e un ragazzino incredibilmente disciplinato, concentrato e preparatissimo, un esempio per tutti.
Anche lei ha iniziato a recitare quasi bambina. Che ricordi ha del set di Léon?
Luc Besson e la troupe cercavano sempre di rendere divertente il lavoro, perché sembrasse quasi un gioco per me! Uno dei giorni più belli fu quello del mio dodicesimo compleanno, festeggiato tra un ciak e l'altro, con i miei genitori e tutta la mia "famiglia allargata" del set.
Qual è stata la sua prima lezione di cinema?
Recitare ancora piccola in un film d'azione diretto da un regista come Besson aiuta a comprendere tutte le potenzialità della macchina da presa. Ecco, la possibilità d'inquadrare le cose da un punto di viste inatteso e spiazzante: questa è stata la mia prima vera lezione di cinema!

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