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Bet Magazine-Mosaico Rassegna Stampa
12.04.2024 Cenati: «Mi rifiuto di sposare un pensiero unico: essere antifascisti è accettare tutte le opinioni»
Intervista di Ilaria Myr

Testata: Bet Magazine-Mosaico
Data: 12 aprile 2024
Pagina: 10
Autore: Ilaria Myr
Titolo: «Cenati: «Mi rifiuto di sposare un pensiero unico: essere antifascisti è accettare tutte le opinioni»»

Riprendiamo da BET Magazine-Mosaico di aprile 2024, a pag. 10, con il titolo "Cenati: «Mi rifiuto di sposare  un pensiero unico: essere antifascisti è accettare tutte le opinioni»", l'intervista di Ilaria Myr a Roberto Cenati.

Roberto Cenati, ex presidente dell'ANPI Milano. Le sue dimissioni sono avvenute in polemica con l'atteggiamento anti-Israele dell'associazione dei partigiani. Un approccio troppo ideologico e dogmatico

“Oggi purtroppo chi non scandisce il termine ‘genocidio’ riferito a quello che sta succedendo a Gaza è controcorrente. Ma io mi rifiuto di sposare un pensiero unico, perché l’antifascismo è esattamente il contrario: essere antifascisti vuole dire accettare la diversità di opinione, che è una ricchezza. Lo fecero i primi antifascisti, che coraggiosamente andarono contro il pensiero unico dell’epoca. Lo scrisse anche Primo Levi: “Occorre essere diffidenti con chi cerca di convincerci con strumenti diversi dalla ragione: dobbiamo essere cauti nel delegare ad altri il nostro giudizio e la nostra volontà”. Se non si accettano pensieri diversi, che antifascismo è?».

Parla con molta chiarezza e convinzione a Mosaico -Bet Magazine Roberto Cenati, presidente dell’Anpi provinciale di Milano per 13 anni, che ha rassegnato le dimissioni dal ruolo il 2 marzo (operative dal 7 marzo) perché contrario allo slogan ‘Impedire il genocidio’ scelto dall’Anpi nazionale e dalla Cgil per la manifestazione del 9 marzo a Roma. Dimissioni irrevocabili, ha precisato, per una questione di coscienza personale di non volere aderire a un pensiero unico che non condivide. «Ho espresso la mia contrarietà a sposare questo slogan perché quello che sta succedendo a Gaza, pur drammatico e terribile, non è genocidio – spiega Cenati -. Questo termine, purtroppo abusato e diventato virale, indica lo sterminio, l’eliminazione programmata a tavolino e scientifica di un intero popolo dalla prima all’ultima persona. La situazione a Gaza è terribile e drammatica, e non concordo con la politica e la strategia di Netanyahu, che oggi non ascolta la diplomazia internazionale, continuando imperterrito nella sua azione. Ma non è genocidio, ed è scorretto usare la logica della “vittima che diventa carnefice”, perché non fa altro che alimentare la deriva antisemita. Così come è sbagliato pronunciare lo slogan ‘Dal fiume al mare, Palestina libera’, perché dà per scontata la non esistenza di Israele. Purtroppo è stato già dimenticato che la guerra in corso è stata causata dall’orribile pogrom di Hamas del 7 ottobre contro civili inermi in Israele, in un momento in cui cercava di normalizzare i rapporti con l’Arabia Saudita».

La contrapposizione allo slogan per la manifestazione del 9 marzo è però solo l’ultima delle divergenze maturate negli anni da Cenati nei confronti della politica dell’Anpi nazionale, presieduta dal 2020 da Gianfranco Pagliarulo, come hanno dimostrato gli ignobili fischi e insulti diretti a Cenati durante la manifestazione pro-palestinese di sabato 2 marzo a Milano. «Sono sempre stato ‘punzecchiato’ perché per molti non parlo sufficientemente di Palestina e sono considerato troppo vicino alla Comunità ebraica di Milano, con cui in questi anni ho intessuto bellissimi rapporti di amicizia e collaborazione, perché ho sempre ritenuto fondamentale avere un rapporto collaborativo con le istituzioni e gli enti del territorio. Ma molti pensano che essere vicini alla comunità ebraica significhi essere vicini al governo israeliano contro i palestinesi, senza alcuna distinzione e approfondimento… C’è addirittura chi mi ha tacciato di essere una spia del Mossad…». Dal canto suo, la Comunità ebraica di Milano ha sempre apprezzato l’impegno e l’amicizia di Cenati, come rivelano anche le parole di saluto e ringraziamento riportate nel box a fianco.

In generale, non è mai piaciuta ad alcuni la decisione di Cenati di non prendere, come associazione, posizione su questioni politiche nazionali e internazionali. «Semplicemente perché considero che questa non sia la missione dell’Anpi – commenta -. La sua missione è sempre stata, da quando è nata, quella di tenere viva la memoria e la storia di quello che è stato il nazifascismo e contrastare le derive nazionaliste, l’intolleranza, l’antisemitismo e il rifiorire di partiti neo-nazisti e fascisti e rilanciare nella società valori della Resistenza italiana ed europea, della solidarietà e della libertà che sono richiamati nella nostra carta costituzionale. Se invece comincia a occuparsi dei provvedimenti del governo e delle questioni internazionali, corre il rischio di trasformarsi da associazione gloriosa, attiva nella diffusione della memoria e dei valori antifascisti, in un sotto-partito della sinistra italiana. L’Anpi deve richiamare i valori della carta costituzionale ma non sostituirsi ai partiti».

Che ci sia un malcontento all’interno di un’organizzazione, però, è fisiologico e normale, e Cenati, che si oppone al pensiero unico, questo l’ha sempre saputo. «C’è sempre stato, ma negli anni passati era pacato. Nell’ultimo biennio, invece, si è affermata un’aggressività nel linguaggio che prima non c’era».

I TIMORI PER QUESTO 25 APRILE

Ora però si avvicina la manifestazione di Milano del 25 aprile, e un timore sorge spontaneo: se da anni le bandiere della Brigata Ebraica vengono fischiate e coperte di insulti dalle ali più estremiste e propalestinesi, cosa succederà quest’anno, con la guerra a Gaza e il mutato clima all’interno dell’Anpi? Lo stesso presidente del Museo della Brigata Ebraica di Milano, Davide Romano, al Corriere della Sera ha espresso preoccupazione: «Prevediamo che al corteo del 25 Aprile le contestazioni, che ci sono sempre state ma, negli ultimi anni, molto affievolite, possano tornare più vivaci che mai». E prosegue: «A Milano noi apriamo il corteo e in chiusura ci sono i pro-Palestina. E noi ci auguriamo che resti così anche quest’anno. Ma se dovesse accadere che ci propongono di essere affiancati dai pro-Pal con le loro bandiere, allora diremmo no: si creerebbe un grosso problema di sicurezza e saremmo costretti a chiedere più protezione».

«Mi auguro che il corteo continui a essere unitario e inclusivo – la risposta di Cenati -. La Brigata Ebraica deve continuare a potere partecipare perché, sfondando la linea gotica, ha avuto un ruolo fondamentale nella liberazione dal nazifascismo. Soprattutto, bisogna che questa manifestazione riacquisti il suo carattere di Festa della Liberazione dal nazifascismo e il ritorno alla libertà, senza introdurre altre questioni di attualità, altrimenti se ne distorce il significato. Spero che si mantenga l’unità nel ricordare il ruolo fondamentale della Resistenza italiana  e dei suoi valori».

IL DOPO-CENATI

In questi 13 anni, i traguardi raggiunti dall’Anpi sotto la presidenza Cenati non sono pochi. «Abbiamo difeso la Casa della memoria di Milano, che a un certo punto doveva diventare Museo nazionale della Resistenza – ci racconta -. Una cosa impossibile da fare in soli 400 mq: grazie a un appello della società civile, con prima firmataria Liliana Segre, insieme a molti altri, siamo riusciti a evitarlo. Siamo anche riusciti a realizzare, nella Loggia dei Mercanti, una struttura di vetro stratificato, con impressa la frase di Primo Levi sul non delegare il nostro giudizio agli altri». E poi, ogni anno, il corteo del 25 aprile, e il Giorno della memoria, con la cerimonia davanti all’Hotel Regina, che fu sede del quartier generale nazista a Milano (riscoperta soltanto negli anni 2000): tutte iniziative in cui il contributo dell’Anpi è stato fondamentale.  Tutto questo è stato riconosciuto anche dalle tante persone che hanno espresso solidarietà e vicinanza a Cenati dopo le sue dimissioni: «anche alcuni che non condividevano le mie posizioni, ma che hanno riconosciuto la bontà del mio operato».

Per quanto riguarda il successore, sono in corso mentre scriviamo  le consultazioni, da cui uscirà il nome del nuovo presidente. «Spero che ci sia una continuazione della linea tracciata da me in quella che è la sezione più grande in Italia, con 120 sezioni e 12.500 iscritti – commenta Cenati -. Soprattutto, mi auguro che venga mantenuto l’ottimo dialogo con la comunità ebraica. Altrimenti tutto quello che ho fatto in 13 anni rischia di andare in fumo».

Per inviare a Bet Magazine-Mosaico la propria opinione, telefonare: 02/483110225, oppure cliccare sulla e-mail sottostante


bollettino@tin.it

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