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Libero Rassegna Stampa
07.02.2024 Il New York Times attacca i soldati israeliani
Commento di Giovanni Longoni

Testata: Libero
Data: 07 febbraio 2024
Pagina: 12
Autore: Giovanni Longoni
Titolo: «Il New York Times scopre cos'è la guerra e s'indigna per le azioni dei soldati israeliani»

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 07/02/2024, a pag. 15, con il titolo "Il New York Times scopre cos'è la guerra e s'indigna per le azioni dei soldati israeliani", il commento di Giovanni Longoni.

Giovanni Longoni.
Giovanni Longoni.


Soldati israeliani che esultano per un'operazione riuscita. Legittimo farlo, se si capisce cosa vuole dire essere in guerra e avere magari perso qualche amico in battaglia.

I soldati israeliani che combattono a Gaza stanno facendo delle cose proprio brutte, racconta il New York Times, e si filmano mentre le commettono. In particolare, i militari del corpo Genieri abbattono case palestinesi coi bulldozer, edifici che «sembrano di proprietà privata», scrive il quotidiano americano che non spiega però come si fa a distinguerli dalle infrastrutture militari. Dove sono le caserme di Hamas e le sue basi se non nei palazzoni in cui vivevano i civili, o negli ospedali dell’Onu o nelle moschee? Costruzioni che forse lo Stato ebraico ha qualche buon motivo per tirare giù. In altri filmati gli israeliani festeggiano e ridono.
Qualcuno dei soldati fa con le dita il segno della vittoria, che al New York Times evidentemente considerano alla stregua di un braccio teso ad Acca Larenzia (occhio, Churchill, arriveranno anche a te).
Le truppe delle Forze di difesa israeliane stanno mettendo in rete moltissimi video sulla loro routine giornaliera il rancio, il riposo, i messaggi ad amici e parenti - ma in almeno 50 casi i filmati conterrebbero comportamenti riprovevoli. Si vedono negozi e aule scolastiche vandalizzate, c’è chi fa commenti offensivi sui palestinesi oppure esprime idee di estrema destra (ahi ahi). L’alto comando Idf, da Camp Rabin, ha criticato i comportamenti dei soldati e ha iniziato a indagare. Certo, il New York Times aveva molto da farsi perdonare dai suoi lettori della sinistra americana anti-israeliana: il servizio sugli stupri commessi sistematicamente da Hamas e quelli sul coinvolgimento del personale Unrwa nei fatti atroci del 7 ottobre. La denuncia del comportamento dei soldati potrebbe essere un tentativo maldestro di pareggiare i conti.
Sia chiaro: a Gaza c’è una guerra feroce. I palestinesi, Hamas o non Hamas, una cosa stanno dimostrando: di essere pronti a combattere, con coraggio ma anche con disumanità, fino alla fine del Mondo. E poi nella Striscia Netanyahu non ha mandato l’élite delle forze armate. Ci sono sì i corpi speciali, piccole unità per le operazioni più delicate, ma il resto è affidato soprattutto ai riservisti. Soldati di leva ben addestrati ma pur sempre dei “najoni”. Gente che due mesi fa lavorava in ufficio o in laboratorio, studiava matematica o il Talmud (tanti gli ortodossi al fronte). Le unità migliori sono in attesa dell’attacco da nord: Libano e Siria. La voglia di vendicare il 7 ottobre, la paura che fa scattare il grilletto anche quando l’ufficiale in comando ordina il cessate il fuoco e soprattutto l’aver compreso che una vera pace coi palestinesi è probabilmente irrealizzabile, tutto ciò racconta lo stato d’animo dei ragazzi e delle ragazze dispiegati contro Hamas. È una guerra. È la guerra. Il New York Times lo scopre solo adesso. In Olanda c’è un tribunale internazionale, emanazione dell’Onu, che sta processando Gerusalemme per genocidio in base alla legge internazionale. Ma se una tale legge esiste davvero sopra tutti noi, per quale motivo quando uno Stato sovrano come Israele è stato attaccato da un’organizzazione terrorista, nessuno ha cercato di punire chi ha infranto la norma. Invece quando il Kuwait fu invaso, quando gli Stati Uniti vennero colpiti in modo sanguinoso l’11 settembre, il mondo si mobilitò. Anche Putin offrì aiuto. Ma per Israele tutto ciò non vale.

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