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Shalom Rassegna Stampa
23.10.2013 Pacifinti: accecati dall'odio per Israele tacciono di fronte ai crimini islamici
commento di Stefano Gatti

Testata: Shalom
Data: 23 ottobre 2013
Pagina: 23
Autore: Stefano Gatti
Titolo: «Pacifisti assenti senza se e senza ma»

Riportiamo da SHALOM di ottobre, a pag. 23, l'articolo di Stefano Gatti dal titolo "Pacifisti assenti senza se e senza ma".

Da quando è cominciata la guerra civile in Siria nel marzo del 2011, più di 100.000 persone sono state uccise, 2 milioni di persone sono fuggite dal paese diventando profughi, e più di 4 milioni si sono spostate all’interno del paese. Dal 23 dicembre 2012 al 21 agosto 2013 sono stati condotti sette attacchi con armi chimiche che hanno causato centinaia di morti e feriti, ciò malgrado i pacifisti italiani non hanno promosso nessuna manifestazione degna di nota per condannare le efferatezze della guerra civile siriana. Il “no alla guerra senza se e senza ma” che in parecchi casi del recente passato è stato un elemento di straordinarie mobilitazioni ormai ha quasi cessato di attivarsi.

Eppure a partire dalla prima Guerra del Golfo del gennaio 1991 quando decine di pacifisti si offrivano come “scudi umani” per fermare la “guerra di Bush”, il cosiddetto “popolo arcobaleno” (nome mutuato dal loro vessillo multicolore) si è contraddistinto per aver promosso grandi e spesso aggressive manifestazioni, specie, quando al centro dell’attenzione degli attivisti della pace c’era lo stato di Israele…

Ad esempio, all’inizio degli anni duemila è diventato un volto noto a tutti quello del chirurgo Gino Strada, capo dell’organizzazione umanitaria “Emergency”, onnipresente nei vari cortei no war ed anche nel condannare la guerra ed…Israele, definito da lui a più riprese stato “terrorista” che ha “trasformato Gaza in un campo di concentramento”. Durante i numerosi cortei pacifisti e pro Palestina durante la seconda Intifada, a Milano nel marzo 2003 un gruppo di No War ha persino incendiato con bombe molotov l’atrio del palazzo in cui aveva sede una rappresentativa commerciale dello stato ebraico. Sempre agli inizi degli anni 2000 i pacifisti hanno anche iniziato a promuovere in modo organizzato e capillare delle campagne mediatiche per il boicottaggio dei prodotti “made in Israel”, e per la sospensione dei rapporti politico-economici tra Israele e l’Europa e in favore di sanzioni contro il governo di Gerusalemme. Alcuni parlamentari di sinistra si spinsero sino a chiedere a più riprese la rottura dei rapporti diplomatici tra Roma e lo stato ebraico. Nel maggio 2002 quattro eurodeputati comunisti – tra cui la “pacifista” Luisa Morgantini – firmarono una proposta avanzata dalla Sinistra Unitaria Europea di togliere il Nobel per la Pace a Shimon Peres per “debellare razzismo, colonialismo e violazione dei diritti umani”. Sempre nello stesso periodo non si contano le accuse mosse dai leader della galassia pacifista ai politici “sionisti” di perpetrare un “nuovo Olocausto” ai danni dei palestinesi. Furono organizzate anche “carovane della pace in Palestina” capitanate da deputati e consiglieri comunali. “USrael” (unione di Usa ed Israele) e Russia venivano additati come i paesi più pericolosi per la pace mondiale. Durante l’operazione Piombo fuso (27 dicembre 2008 – 18 gennaio 2009) nella striscia di Gaza, in tutta Italia ebbero luogo decine e decine di rabbiose manifestazioni anti-Israele a cui presero parte migliaia di persone, docenti universitari promuovevano appelli “del mondo intellettuale italiano contro l’aggressione a Gaza” che raccoglievano tante ed illustri adesioni ed una peculiare attenzione da parte dei massmedia. Sempre in opposizione all’operazione a Gaza, lo zelo pacifista fece si che il sindacato autonomo Flaica-Uniti Cub proponesse di boicottare i negozi romani gestiti da ebrei.

Da circa tre anni però, da quando cioè le guerre non coinvolgono più i governi di Gerusalemme e Washington, bensì solo le autocrazie arabo-islamiche, i pacifisti, a parte qualche appello tipo “No alla guerra contro Iran e Siria”, sono diventati pressoché inattivi, i vari Marco Ferrando, Fulvio Grimaldi, Giulietto Chiesa, Gino Strada, Luisa Morgantini , Gianni Vattimo,Vauro ecc. hanno cessato di fare udire le loro voci contro le guerre,anzi, talvolta si sono schierati al fianco dei tiranni.

“Invece di fare di Bashar Al Assad l’eroe della difesa dei diritti, i partiti e i media mondiali l’accusano delle colpe dei suoi carnefici”, queste parole sono state recentemente pronunciate alla televisione di regime siriana dal leader del movimento di estrema sinistra “Per il bene comune” ed ex senatore comunista Fernando Rossi, sino a poco tempo fa uno dei più attivi esponenti del pacifismo italiano, ma ora, come quasi tutto il movimento arcobaleno, schierato a fianco del sanguinario “Leone di Damasco”.

Giulietto Chiesa, anch’egli a fianco degli Assad, a settembre 2013 ha ribadito la sua visione complottistica, sostenendo che il prossimo attacco alla Siria è stato deciso nel 2011 e rappresenta “la prosecuzione della guerra che cominciò l’11 settembre 2001” con l’attentato “autoconcondotto” dal governo Usa alle Twin Towers, e che Washington viene manovrato dalle lobbies.

Se la guerra in Siria (e prima quella in Libia o i sanguinosi moti di piazza in Egitto e Tunisia) non ha determinto le oceaniche mobilitazioni No War del passato, ha però rinforzato tra i pacifisti i sempre più radicati e diffusi stereotipi antisionisti ed antioccidentali e, soprattutto, quelli di stampo cospirativista, ormai al centro della visione del mondo di buona parte della galassia arcobaleno. La Siria è assurta quindi a modello poiché “in prima linea contro il Nuovo Ordine Mondiale, perché ha bandito le sementi OGM, è contro il sionismo e non ha nessuna banca centrale controllata dai Rothschild”, come ricorda uno dei più importanti spazi web pacifisti.

Molti militanti contro la guerra – sia di destra che di sinistra – hanno poi voluto sottolineare che non è stato Damasco, bensì Israele ad avere usato più volte armi chimiche uccidendo recentemente 1.400 civili palestinesi e “il mondo non ha alzato un dito”, che la Siria degli Assad è “autoritaria” (sic) perché “è una conseguenza dell’imposizione dello Stato di Israele”, ma soprattutto che dietro le “guerre umanitarie” dell’ultimo ventennio ci sono i “tentacoli di Sion” e la “solita,folle, ideologia talmudica”.

La Siria possiede uno dei più grandi arsenali di armi chimiche al mondo, a partire dal 1980 ha accumulato approssimativamente 1000 tonnellate di agenti chimici come i gas “mostarda”, sarin, e nervino. Il regime degli Assad ha un’alleanza strategica con il movimento terrorista degli Hezbollah, e c’è quindi la possibilità che l’arsenale chimico possa venire trasferito nelle mani dei fanatici seguaci del Partito di Dio dello sceicco Nasrallah, oppure al Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina comandata da Ahmed Jibril, l’organizzazione palestinese sostenuta dai siriani e ritenuta uno dei gruppi terroristici palestinesi più e pericolosi, infine lo scenario più temuto è che i gas venefici possano finire nelle mani di una delle numerose fazioni islamiste e jihadiste, come la qaedista Jabha al-Nusra e quindi venire usate contro lo stato ebraico.

Questi scenari da incubo non risvegliano però le preoccupazioni del movimento pacifista, nessuno organizza cortei, e nemmeno chiede sanzioni e boicottaggi, ulteriore prova che ciò che muove buona parte della galassia arcobaleno è una miscela di cospirativismo ed antisionismo.

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