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Shalom Rassegna Stampa
13.11.2006 Il fronte dell'informazione nella guerra al terrorismo
l'Occidente, dominato dal senso di colpa per il colonialismo, rifiuta di comprendere la realtà odierna

Testata: Shalom
Data: 13 novembre 2006
Pagina: 15
Autore: Angelo Pezzana
Titolo: «Il senso di colpa dell'Occidente»

Da SHALOM del novembre 2006, un articolo di Angelo Pezzana:

Nella guerra globale al terrorismo l'Occidente sta perdendo due battaglie,
una sul piano politico-storico, l'altra sul piano dell'informazione, e la
seconda deriva strettamente dalla prima. Non è una vera e propria guerra, che inizia
con una dichiarazione, ma si manifesta e procede con attacchi continui, il cui elenco è ormai lungo e risaputo, per dirci che, colpo dopo colpo, per noi infedeli è giunto il tempo della fine. Eppure, malgrado i segnali e gli  avvertimenti siano sotto
gli occhi di tutti, l'analisi prevalente nel vecchio continente è ancora di
tipo sostanzialmente assolutorio. I terroristi vengono identificati come
vittime, le vittime della storia che è sempre stata scritta dall'uomo
bianco, dagli stati coloniali. L'analisi non è nuova nè da respingere in
blocco,  ma il fatto che sia stata fatta propria dagli stati europei rivela
unicamente i sensi di colpa mai risolti di questi ultimi. Furono gli europei
ad essere stati colonialisti, non certo l'America o Israele, che però
vengono indicati il primo come la più grande potenza colonialista mai
esistita ed il secondo come uno stato dalle mire espansioniste,
guerrafondaio per eccellenza, quando durante la sua esistenza non ha fatto
altro che difendersi da chi voleva cancellarlo dalla carta geografica.

.Sentirsi colpevoli per le politiche coloniali del
tempo passato può anche essere onorevole, ma quando il risultato è la
mancata comprensione della realtà nella quale viviamo oggi, allora non solo
è cecità ma diventa irresponsabilità criminale. Eppure su questa menzogna imponente
l'jihad ha fatto la sua fortuna, e, prima di lui, i palestinesi e in genere
tutto quel mondo arabo musulmano che ha saputo presentarsi come vittima
dell'Occidente, ottenendo così un doppio risultato. Da un lato  poter
essere compreso, capito e giustificato, anche se uccide,massacra innocenti,
se compie stragi fra i civili nelle città,  e può permettersi di aggredire
con lanci di missili Israele facendo passare lo Stato ebraico come
aggressore solo perchè ha cercato di impedirglielo. Nè Arafat, nè Bin Laden,
nè Ahmadinejad, nè Nasrallah, né Assad hanno mai cercato di affrontare e risolvere i
problemi delle loro società con l'obiettivo di risolverli. Avendo capito
quanto rende la condizione autodeterminata di vittime, è su quella che hanno
fondato il loro potere. Hanno capito quanto rende proiettare su
altri i propri problemi. Con il risultato che l'America invade l'Iraq perchè vuole sfruttarlo,
Tzahal entra in Libano perchè vuole conquistarlo. In una vignetta
pubblicata questa estate su un giornale israeliano un Nasrallah  sorridente faceva questo
ragionamento: " quando i nostri missili uccidono i loro civili noi siamo
soddisfatti,  quando loro uccidono i nostri civili abbiamo la solidarietà del
mondo intero, per questo Hezbollah è grande, non importa chi muore.... noi
siamo sempre contenti ". Nasrallah ha ragione, persino la risoluzione Onu
sul cessate il fuoco prevede gli aiuti per la ricostruzione delle
infrastrutture in Libano bombardate da Israele, ma neanche una parola buona su
Israele per i danni enormi, umani e materiali, causati dai missili di Hezbollah  caduti per un
mese e mezzo al nord del paese. Vittime dunque, che riescono a presentare  la
situazione libanese l'opposto di quella che realmente è, quando l'invio dei
 soldati libanesi - che dovrebbero impedire
qualsiasi azione terroristica nei confronti di Israele - sono di fatto
soldati di uno stato il cui governo è pesantemente condizionato in ogni sua
decisione dalla presenza di Hezbollah, che del governo libanese fa pure
parte. L’invio delle truppe Unifil nella fascia di sicurezza, destinate ad uguale scopo, si sta dimostrando una messinscena,come molti temevano. Prodi e D’Alema possono andare su e giù dal Libano anche con scadenza settimanale, la realtà non cambia. L’azione di controllo che i soldati  dovrebbero
esercitare è solo di facciata, e,giustamente, non viene presa sul serio da Nasrallah con i suoi Hezbollah, che salutano e ringraziano il nostro governo per la "comprensione" che dimostra.  Nessuno si è preso la briga di chiedersi se  i bunker, i tunnel, i covi rimasti
attivi, dovessero venire smantellati oppure no. .Anche in questo caso il comportamento di Hezbollah viene giustificato , in fondo sono vittime, avranno pure il diritto di "resistere all'invasore" ! La diffusione  delle informazioni  manipolate è la seconda battaglia
perduta. Poco importa che la Reuters abbia chiesto scusa per aver pubblicato
fotografie "ritoccate", poco importa che vi sia stato un vero e proprio
piano di diffusione alle agenzie e alle Tv di immagini organizzate alla
bisogna, in Italia, tranne i soliti maniaci della correttezza
nell'informazione, quasi nessuno ha dato a questo scandalo l'importanza che
meritava. Verranno ricordate le immagini (false) di Beirut in fiamme, la donna anziana dal vestito nero e le braccia alzate ripresa davanti alla sua casa distrutta, poco importa che la stessa donna sia stata fotografata, nella stessa stessa identica posizione davanti ad altri edifici, con l’ovvia spiegazione che il servizio fotografico era pianificato secondo le regole della propaganda. Come la bambina morta con il giocattolo di peluche in mano, anche lei immortalata in una immagine che abbiamo visto riprodotta in diversi scenari, stessa bimba stesso peluche. Fa bene Nasrallah ad essere contento,il suo miglior alleato è un' Europa che si affida al basso profilo, che crede nella funzione salvifica di una tregua che lascerebbe sperare  in una soluzione concordata e pacifica. E che invece darà ai terroristi il tempo necessario per riarmarsi ed attaccare nuovamente Israele.  Dobbiamo capire le parole, chiarissime, che il terrorismo adopera, invece di attribuirgli un significato che non hanno.

 

 
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