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Panorama Rassegna Stampa
15.09.2008 Perché Olmert non si dimette
l'analisi di Fiamma Nirenstein

Testata: Panorama
Data: 15 settembre 2008
Pagina: 127
Autore: Fiamma Nirenstein
Titolo: «Perché Olmert non molla»

Da PANORAMA datato 18 settembre 2008, un editoriale di Fiamma Nirenstein:

L’incubo di Israele, dopo che si è ritrovato, stupefatto e indignato, un primo ministro ritenuto dalla polizia imbroglione e corrotto, è di seguitare a vedere Ehud Olmert per mesi nella stessa posizione. Mentre i giornali scrivono che dovrebbe nascondersi in casa per la vergogna, lui sorride alle cerimonie, prende decisioni importanti per il paese, tratta con gli arabi situazioni territoriali delicate, riceve giovani idealisti all’aeroporto parlando loro della terra dei miracoli. È già accaduto. Ci sono voluti solo 4 mesi e mezzo di indagini perché la polizia israeliana arrivasse alla più drammatica delle raccomandazioni al giudice Mennachem Mazuz, avvocato dello stato: «Incrimini il primo ministro». Il brillante premier, che ha creduto di avere la forza di Ariel Sharon nel reclamare la sua appartenenza alla destra storica per compiere operazioni di sinistra (Sharon lo fece sgomberando Gaza, Olmert ha avviato audaci trattative territoriali con i palestinesi e i siriani), il maratoneta sessantenne che corre nelle strade del centro di Gerusalemme, non ha alcuna voglia di lasciare. Ma la gente lo chiede, il suo partito Kadima glielo manda a dire in tutti i modi: «Devi andare un passo più avanti dalle dimissioni promesse per l’indomani delle primarie. E lasciare l’ufficio del primo ministro». Perché, se Olmert si dimettesse senza lasciare l’ufficio, resterebbe comunque premier fino alla formazione di un nuovo governo. O addirittura fino a nuove elezioni. Tzipi Livni, ministro degli Esteri e candidata più forte, è la carica dello stato designata alla sostituzione del premier quando sia incapacitato a governare. Se Olmert si dichiarasse incapace di governare, Livni potrebbe succedergli alla testa del vecchio governo. Altrimenti, qualora dovesse ricevere l’incarico da Kadima, dovrebbe tentare di formarne uno nuovo con Olmert ancora premier. E, se non dovesse riuscirci, fino al verdetto popolare. Sarebbero 42 giorni, più i 90 per indire le elezioni. Che potrebbe combinare Olmert nel frattempo? Shaul Mofaz e Meir Sheetrit, i candidati di Kadima anti Livni, dicono che la loro collega non deve più contare sul titolo di vicepremier, ma solo sull’eventuale preferenza del partito. Però lei non si pronuncia.Olmert ha cancellato intanto il suo viaggio in Russia, ma insiste che il «consiglio» della polizia non ha valore legale e spera nei tempi lunghi senza mostrare fretta di sgomberare. Dopo la generazione dei grandi uomini, la politica non riesce ad arruolare personaggi all’altezza del compito di governare un paese sempre in pericolo. Di certo, se Olmert non avesse ricevuto un voto così basso dalla commissione Winograd per gli errori del gruppo dirigente durante la guerra in Libano del 2006, i crimini che gli vengono imputati non sarebbero materia di impeachment. I denari dell’americano Morris Talansky, i biglietti aerei per la famiglia dell’agenzia Rishon Tours, lo sconto ottenuto dalla moglie sulla casa in Rehov Cremieux sarebbero stati esaminati a fondo, ma se la polizia, sulla scorta dell’opinione pubblica, avesse avuto più fiducia in Olmert, se il popolo avesse avuto più fiducia nelle sua capacità, ci sarebbero voluti più che 4 mesi e mezzo di indagini. Olmert è un duro: con volto pietrificato e pallido seguita a prendere parte a tutte le cerimonie e agli appuntamenti politici. C’è persino chi dice che costruisca un dialogo con palestinesi e siriani per intricare il lavoro della povera Tzipi. Olmert ricorda bene la cacciata di Sharon da ministro della Difesa, dopo Sabra e Chatila, e il suo ritorno da premier.

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