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Panorama Rassegna Stampa
30.08.2008 Il gioco pericoloso della Russia in Medio Oriente
l'analisi di Fiamma Nirenstein

Testata: Panorama
Data: 30 agosto 2008
Pagina: 86
Autore: Fiamma Nirenstein
Titolo: «Ombre russe sul Medio Oriente»

Da PANORAMA del 29 agosto 2008, un'analisi di Fiamma Nirenstein:

Appare ormai sicuro che l’unica portaerei russa, Admiral Kuznetsov, abbia lasciato Murmansk sul Mare di Barents il 18 agosto, in testa a una notevole flotta che comprende un incrociatore lanciamissili e forse quattro sottomarini nucleari, e sia giunta a Tartus, in Siria, il 23. Tartus è il porto che il presidente siriano Bashar al-Assad avrebbe proposto a Vladimir Putin come base permanente per la marina russa. È un’antica amicizia da guerra fredda: la Siria era stata armata da Mosca a tal punto da accumulare un debito di 134 miliardi di dollari. Ora, come testimoniano numerosi articoli sulla stampa araba, molti ricominciano a sognare di contrapporre al forte potere occidentale in Medio Oriente un potere russo che appoggi, stavolta, la guerra della jihad nelle sue forme religiose e territoriali. E la Russia pensa di poterne avere un tornaconto.

Assad durante la visita a Mosca, iniziata mercoledì 20 agosto, del tutto incurante dei colloqui di pace in corso con Israele, aveva legato esplicitamente la richiesta di una base russa in territorio siriano, e il grosso acquisto di sistemi missilistici e aerei da guerra, al configurarsi di due campi avversi. Da una parte la Georgia sostenuta dall’Occidente, aiutata da Israele con armi e addestramento, dall’altra la Russia, tradita e accerchiata, che doveva fornire armi e aiuto «ai paesi nemici di Israele». Insieme ad Assad, che si è detto incaricato di rappresentare anche gli interessi di Teheran, è arrivata una delegazione militare che ha visitato la fabbrica Kalinin Machines, manifattura dei potenti sistemi antimissile S3000 e dei Buk M1.

Nel frattempo la Russia prosegue la costruzione dell’impianto atomico di Busher in Iran e assiste Teheran nella messa a punto di sistemi d’arma, mentre ha firmato un accordo di 4 miliardi per vendere al presidente Mahmoud Ahmadinejad equipaggiamento per la difesa aerea di ultima generazione, contro, dice l’Iran, un attacco israeliano o americano.

Il gigante russo Gazprom ha firmato un contratto massiccio con le compagnie nazionalizzate iraniane per sfruttare pozzi petroliferi nella provincia di Fars. È chiaro che l’Iran, di cui la Siria è un alleato-dipendente, è la vera arma di cui Putin intende servirsi per tenere in scacco il mondo intero. Mosca ha cancellato nel tempo il 75 per cento del debito siriano; ora cerca di convincere l’Iraq a costruire un oleodotto dall’Iraq alla Siria.

L’Iraq ha deciso di rifornire la Siria di greggio: sarebbe sorprendente se, dato il rapporto fra Siria e Iran e il nesso indelebile fra la repubblica islamica e la Russia, non fosse quest’ultima a ottenere il contratto per costruire l’oleodotto.

Intanto in Libano gli hezbollah, armati da Iran e Siria, aspettano nuove armi russe e minacciano un attacco risolutivo a Israele («In cui si capirà fino in fondo chi vince la guerra» ha detto Hassan Nasrallah domenica 24 agosto). E il governo di Fouad Siniora cade sempre più nelle loro mani e anche in quelle dei loro sponsor siro-iraniani.

Anche se la Russia, per ora, non ha la forza per gestire un impero in cui di fatto la jihad islamica rischia di essere un protetto più potente del protettore (pure in Pakistan e in Afghanistan la situazione peggiora, Al Qaeda è all’attacco), sul futuro del Medio Oriente si proietta la lunga ombra dell’«Orso». Ciliegina finale: il re di Giordania, Abdullah, anche lui in visita, ha detto che auspica «una maggiore presenza russa nella zona, sempre portatrice di pace».

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