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Panorama Rassegna Stampa
22.09.2005 I veleni di Piccardo, propagandista islamista
intervistato dal settimanale

Testata: Panorama
Data: 22 settembre 2005
Pagina: 70
Autore: Stefano Lorenzetti
Titolo: «Piccardo: se non è moderato non è islam»
Intervista di Stefano Lorenzetti a Roberto Hamza Piccardo su PANORAMA del 22 settembre 2005. Il leader dell'Ucoii, organizzazione islamica fondamentalista italiana, sparge copiosamente i suoi veleni:tenta di screditare Magdi Allam, descrive come montature le denunce dell'antisemitismo furioso di Wagdy Ghoneim, che l'Ucooi ha invitato in Italia, ribadisce che Israele deve essere distrutto, insinua sospetti sulla vera identità dei terroristi dell'11 settembre, nega la veridicità del filmato della decapitazione di Nick Berg da parte dei terroristi di al Qaeda in Iraq...
Un intero campionario di disinformazione al servizio della causa islamista, presentato dal settimanele senza avvertenze e con un titolo decisamente fuorviante: "Piccardo: "Se non è moderato non è islam" ".

Ecco il testo:

Magdi Allam, vicedirettore del Corriere della sera, nel libro Vincere la paura (Mondadori) lo indica come referente dell'organizzazione terroristica Hamas e promulgatore d'una fatwa che da due anni costringe il giornalista d'origine egiziana a vivere sotto scorta.
Cristina Giudici sul Foglio lo accusa d'aver portato nel nostro paese lo sceicco Wagdy Ghoneim, descritto come l'ideologo della jihad, la guerra santa contro gli infedeli, e l'apologeta del terrorismo suicida.

Non sono giorni tranquilli per Hamza Roberto Piccardo, segretario dell'Ucoii, l'Unione delle comunità e organizzazioni islamiche in Italia cui fa capo il 75 per cento delle moschee.
Ma quando mai è stata tranquilla la vita di questo convertito che s'è scelto il nome dello zio di Maometto? «Le sarei molto grato se lo chiamasse Muhammad, pace e benedizioni su di lui».

Nasce nel 1952 a Imperia, dove tuttora risiede, da famiglia cattolica. A 10 anni è chierichetto.
A 16 abbandona la Chiesa: «Mi sembrava che la religione fosse fatta per vecchi e bambini». Nel 1971 partecipa alla fondazione del Manifesto, poi entra in Autonomia operaia. Scrive per Il Lavoro di Genova. Rifiuta l'assunzione all'Espresso: «Pretendevano la tessera del Psi».

Finché nel 1975, attraversando il Sahara, scopre che non c'è altro Dio al di fuori di Allah.
«Avevo appena finito la naia, sentivo il bisogno di riposare la mente. Mi sono fatto a piedi Algeria, Niger, Alto Volta, Costa d'Avorio, Mali, Senegal, Mauritania, Marocco. Nel deserto ho visto la luce sul volto dei beduini quando pregavano».

Autore di una delle sei traduzioni italiane del Corano pubblicate dal 1914 a oggi («Ci ho lavorato cinque anni»), proprietario della casa editrice Al Hikma (La Saggezza) che ha in catalogo una ventina di titoli religiosi, Piccardo corre su e giù per l'Italia quando non è a Bruxelles come consigliere direttivo e portavoce dell'European Muslim network presieduto da Tariq Ramadan, il discusso intellettuale che Tony Blair ha inserito nella task force istituita per combattere l'integralismo islamico.

Nel 1990 ha divorziato dalla moglie, un'italiana «mezzo buddista mezzo cristiana» che non accettava la sua conversione, ed è andato a cercarsene un'altra, islamica, in Marocco.
Dalla prima ha avuto tre figli, dalla seconda due. Pronunciata la shahada, la professione di fede, non s'è dovuto sottoporre alla circoncisione rituale: «L'avevo già fatta a 20 anni per ragioni mediche».

Uno stress in meno.
Allah mi ha riempito di doni, non dico di no.

Il problema è Allam. Lei lo ha definito «un nemico dell'Islam, un cristiano copto per niente buono», lasciando intendere che si fingerebbe musulmano.
Allam l'ho querelato. Per molti anni, in nome d'una vecchia amicizia, ho sopportato i suoi attacchi. Purtroppo ha scambiato la mia acquiescenza per un'ammissione di colpa. Ha scritto che mi sarei autoproclamato emiro, che eserciterei un potere sui miei seguaci in virtù d'un giuramento di fedeltà detto bay'a, che l'avrei condannato a morte come kafir, miscredente, e murtadd, apostata. Ora basta. Dovrà vedersela con la procura di Roma. E pensare che mi ero fatto garante della sua correttezza presso i fratelli di fede.

È una correttezza che i lettori gli riconoscono.
S'è inventato un lavoro strapagato: il madrelingua arabo. Dall'11 settembre 2001 è il portavoce delle tesi neocon in Italia. Hamas lo avrebbe minacciato su mia segnalazione? Anche l'analista più sprovveduto sa che Hamas non ha mai agito al di fuori dei territori della Palestina mandataria.

A quale scopo l'Ucoii sponsorizza Ghoneim, telepredicatore fondamentalista del canale saudita Iqra?
È un alim, un sapiente.

Espulso da Stati Uniti e Canada.
E più volte arrestato in Egitto, suo paese d'origine, come oppositore del presidente Hosni Mubarak. Ora vive negli Emirati Arabi. Era la terza volta che lo invitavamo in Italia.

Ha gridato: «No ai giudei, discendenti dalle scimmie».
Ha solo citato una sura del Corano che descrive la rovina d'un gruppo di pescatori ebrei del Golfo di Aqaba trasformati in scimmie da Allah per aver violato la legge del sabato.

Ha teorizzato lo sterminio degli israeliti.
Una gazzarra montata ad arte.

Cristina Giudici l'ha sentito con le proprie orecchie, infiltrata fra i 600 musulmani accorsi al Palasesto di Sesto San Giovanni per ascoltarlo. Ghoneim ha parlato in arabo. Cristina Giudici la conosco, siamo cari nemici. Lei non sa l'arabo. Dunque s'è portata un traduttore. Bisogna vedere che cos'ha capito. Io mi fido di ciò che mi hanno riferito i fratelli presenti. Ho già consegnato la videocassetta della conferenza alla questura di Milano.

Ghoneim ha ammonito: «Destino di tutti gli uomini è diventare musulmani, altrimenti si diventa gatti o topi».
Muslim significa sottomesso alla volontà di Dio. In questo senso può averlo detto.

Chi non crede in Allah diventa gatto o topo?
No, perché il gatto e il topo sono sottomessi alla volontà divina più di noi. Dio dice: se l'uomo fa un passo verso di me, io ne faccio due verso di lui; se s'avvicina a me di un braccio, io m'avvicino a lui di una tesa; se viene verso di me camminando, io vado verso di lui al galoppo. Se l'uomo cerca Dio, lo trova. È l'orgoglio a tenerlo lontano da Dio.

Conosce Bouriqi Boutcha, l'imam di Torino espulso in base alle nuove misure antiterrorismo?
Da 15 anni. Un musulmano tradito dalla sua smania di protagonismo e dalla scarsa conoscenza della lingua italiana.

Una vittima dello Zingarelli.
Tutto nasce da un suo sillogismo zoppicante dopo l'attacco dell'11 settembre 2001: «I musulmani non fanno di queste cose, Osama Bin Laden si dice musulmano, quindi non può essere stato lui ad abbattere le Torri gemelle». Mi pareva che in Italia ci fosse libertà d'opinione. Se è entrato in vigore il pensiero unico, lo dicano.

L'Ucoii è legata ai Fratelli musulmani?
Nessun legame organico.

Ma Tariq Ramadan, con cui lei coopera, non è il nipote di Hasan al-Banna, fondatore nel 1928 dei Fratelli musulmani?
Alcuni dirigenti dell'Ucoii manifestano una simpatia ideologica per questo movimento, che nell'Islam incarna il pensiero riformista per eccellenza.

All'insegna del motto «Allah è il nostro obiettivo, il Profeta è il nostro capo, il Corano è la nostra legge, la jihad è la nostra via, morire nella via di Allah è la nostra suprema speranza».
Roba di 60 anni fa. I discorsi vanno contestualizzati. Io comunque non faccio parte dei Fratelli musulmani.

Allam assicura che voi dell'Ucoii siete specialisti nell'arte della taqiya, la dissimulazione, un precetto sciita assimilato dai Fratelli musulmani, guarda caso. Che vi fa essere spietati e violenti quando parlate in arabo ai vostri correligionari, mansueti e legalitari quando vi rivolgete al resto del mondo.
Chi è in cattiva fede pensa che anche gli altri lo siano. Avere due parole è haram, peccato gravissimo. Dice il Profeta: il fornicatore e il ladro possono dirsi musulmani, ma il bugiardo no.

Le azioni terroristiche suicide sono lecite?
Dipende. Il primo attentatore suicida fu Sansone. Appena gli ricrebbero i capelli, ammazzò più di 3 mila filistei. Eppure la Bibbia lo presenta come un eroe della fede. L'uomo incatenato può colpire a prezzo della sua vita. Ma il Corano fissa un'etica della guerra: non è lecito colpire i non belligeranti, le donne, i vecchi e i bambini, non è lecito avvelenare l'acqua, tagliare gli alberi, attaccare col fuoco. Il massacro degli alunni innocenti di Beslan non ha nulla a che vedere con la resistenza.

E tagliare teste è resistenza?
La guerra è pena di morte applicata su scala industriale. In guerra ognuno usa i mezzi che ha.

Nel video dell'esecuzione di Nick Berg i macellai di Abu Musab al-Zarqawi dispongono di kalashnikov. Però preferiscono sgozzare l'ostaggio americano con un coltellaccio.
Quel filmato, secondo me, è un falso. Berg ha lo sguardo fisso. Non esce sangue mentre gli tagliano la testa. Comunque di ciò che accade in Iraq non sappiamo nulla. Con questo non voglio negare che le decapitazioni avvengano. Si tratta di pratiche indegne e considero atroce mostrarle. Vorrei raccontarle un episodio.

Sono tutt'orecchi.
Chiesi al conte Pierluigi Bellini delle Stelle, il comandante Pedro che prese in consegna Benito Mussolini a Dongo: ma voi partigiani torturavate i prigionieri? «No» mi rispose. «Però quando catturavamo tre tedeschi usavamo un metodo infallibile per ottenere informazioni. Li legavamo a tre alberi con una bomba a mano infilata in bocca. Se il primo non parlava, tiravamo da lontano una cordicella legata alla spoletta. Il secondo e il terzo hanno sempre parlato». Quelle non erano decapitazioni?

Come mai ha emendato la sua prima traduzione del Corano dalle note antigiudaiche?
In passato ero condizionato da pensatori irriducibili. Siccome gli ebrei non hanno riconosciuto i profeti, li ritenevo responsabili di tutti i mali del mondo. Un'idea sbagliata. Gli uomini si giudicano per quel che fanno, non per quel che sono.

Perciò Israele ha il diritto d'esistere.
No.

Ecco.
È uno stato coloniale nato da una pulizia etnico-religiosa. Sogno uno stato democratico di Palestina per ebrei, musulmani e cristiani, senza religione ufficiale, costruito sul voto. Con uno stato israeliano e uno palestinese non ci sarà mai pace perché il primo avrà sempre i bus con l'aria condizionata e il secondo le fogne a cielo aperto.

Che cos'ha pensato vedendo le Torri gemelle in fiamme?
Ho pensato al mio figlio primogenito, che era in volo verso la Palestina.

Comprensibile. Nient'altro?
Ho pensato che ce l'avrebbero fatta pagare a noi, chiunque fosse stato.

Ai morti non ha proprio pensato.
Sono abituato a tenere un diario in forma poetica. Posso leggerle che cosa ho scritto l'11 settembre?

Prego.
(Estrae di tasca un libretto). Ore 8.30: un altro giorno inizia obbediente al Signore del tempo e ogni anima si riempie di attesa e di speranza. Ore 15.55, dopo aver visto la tv: uccelli malvagi affondano nel ventre molle del mostro, cemento e acciaio si sbriciolano insieme alle vite. Ya Latif, ya Settar.

Significa?
O Tu che mitighi, o Tu che proteggi. Ore 17.17: non gioite se l'ingiustizia colpisce l'ingiusto, non è che un abominio ancora più grande che rende la sofferenza insopportabile, Islam è misericordia e giustizia. Ore 19.30: la cosa più difficile è mantenere intatta la propria umanità quando tutto è disumano.

L'11 marzo e il 7 luglio di quest'anno, giorni delle stragi di Madrid e Londra, che cos'ha pensato?
Che era arrivato il momento di pronunciare senza remore quello che meditavo da tempo.

Cioè?
Una netta condanna delle azioni che conducono a massacri di innocenti, destabilizzano le società, provocano disordine civile.

Una fatwa.
Precisamente. Esprime repulsione nei confronti dei blasfemi che impugnano il Corano per rivendicare gli attentati e invita tutti i musulmani a non attribuire alcuna valenza religiosa a queste azioni, anzi a ritenerle fitna, grave eversione, dalla quale è obbligatorio separarsi e difendersi. Agli islamici è fatto assoluto divieto di fornire supporto materiale, logistico, verbale e morale a persone sospettate di convinzioni aberranti.

Non poteva pronunciarla prima?
Quando hai un ruolo pubblico, devi dire le cose che la gente riesce a capire. Altrimenti finisce che ti stacchi dalla comunità e te ne vai per conto tuo. Una fuga in avanti inutile.

Ci sarà un attentato anche in Italia?
Chi può dirlo? Allah ce ne scampi.

C'è un modo sicuro per evitarlo?
Secondo me, no. Gli attentatori sono variabili imprevedibili, attori ultimi di una strategia complessa. Obbediscono a logiche che loro stessi ignorano.

Non prendono ordini da Bin Laden?
Probabilmente è morto da anni. Infatti in tv lo stanno sostituendo con Ayman al-Zawahiri. Sull'11 settembre ci sono una verità politica e una verità mediatica, ma una verità giudiziaria non c'è. Un giorno salterà fuori la verità storica. Il tempo è galantuomo.
Chi è un fondamentalista?
Uno che usa mezzi di pressione per affermare il suo punto di vista su tutti gli altri. Può essere islamico, macrobiotico, interista...

Esiste un Islam moderato?
L'Islam è wasat, medio. Dev'essere per forza moderato, altrimenti non è Islam.

Giuseppe Pisanu, ministro dell'Interno, non considera affatto moderati voi dell'Ucoii.
Ognuno ha diritto alle sue opinioni.

Ci sono politici e autorità civili con cui lei intrattiene buoni rapporti?
Con tutti. Parlo con Gianni Letta, con Oliviero Diliberto, con Luca Volontè, con i questori. Il ministro Claudio Scajola era mio compagno di liceo. Abbiamo partecipato, invitati, ai funerali dei 19 carabinieri uccisi a Nassiriya e di Giovanni Paolo II. Siamo intervenuti in Iraq per la liberazione degli italiani rapiti. Ho fatto lo sciopero della fame per il rilascio di Giuliana Sgrena.

In quale paese islamico si sente a suo agio?
Non c'è un paese islamico dove mi sento a mio agio. Io sto bene in Italia. Mi auguro che resti fedele ai suoi valori costituzionali.

Il Dio dei cristiani è l'Allah dei musulmani?
Esiste un solo Dio.

E il dogma della Trinità dove lo mette?
Una lettura paolina.

Meglio Karol Wojtyla o Joseph Ratzinger, per voi?
Questo Papa ha la medesima impostazione ideologica del suo predecessore. Ma nella sua azione scorgiamo un supplemento di fermezza che non ci dispiace. Un'identità forte genera sicurezza, migliora i rapporti fra le religioni. Un'identità debole crea chiusura.

Cesare Mazzolari, vescovo di Rumbek, mi ha detto che lei racconta balle quando afferma che le flagellazioni irrogate dai giudici islamici in Sudan sono simboliche perché «il fustigatore tiene il Corano sotto il braccio per alleggerire i colpi» e che i tagli delle mani ai ladri rappresentano «rarissime malvagità di boss locali».
Avrà una cognizione dei fatti più approfondita della mia. Ho detto in buonafede ciò che sapevo.

Ha aggiunto: «Ho conosciuto questo signore. Se lo sta ad ascoltare, gliene racconta mille di menzogne analoghe».
Io invece non l'ho mai conosciuto.

Le donne sono inferiori all'uomo?
Per carità! Superiori in molte cose.

Però devono stare in casa ad allevare i figli.
È una delle funzioni fondamentali: farli, allattarli, accudirli. Il che non esclude un lavoro esterno che sia compatibile con la dignità femminile. Non mi piace la donna muratore. Penso alle mie due sorelle, una manager e l'altra psicologa, e a mia moglie, che ha un negozio d'abbigliamento.

E devono indossare il velo.
Il velo è il segno della decenza. Ma il Corano non commina punizioni per chi non lo porta.

È lecito picchiare le mogli?
No.

Ha mai picchiato sua moglie?
Non rispondo. Non sono domande da fare.

Prendo nota.
Nella vita può succedere a tutti di dare uno schiaffo. Dopo ci si pente per vent'anni. Ora, se le rispondo no, dico una bugia; se le rispondo sì, passo per un manesco che mena le donne. Perciò non mi faccia questa domanda, per favore.

Se la invito a pranzo e bevo vino, lei che fa?
Non si può vivere una vita separata dalla società. Mica lo bevo io.

S'è sempre astenuto dall'alcol?
Per nove anni mi sono detto: sono musulmano, però italiano, quindi un bicchiere di vino posso concedermelo. Sbagliavo.

E i suoi figli?
Li ho educati a non berlo. Ma non sono santi. C'è quello più praticante e quello meno praticante. È Allah che fa i figli, non noi.

L'articolo 179 della legge sulle punizioni islamiche in vigore in Iran prevede la fustigazione per chi fa uso di bevande alcoliche e la pena di morte per i recidivi.
Sono contrario alla pena di morte. E ho proposto una moratoria universale di tutte le punizioni corporali.

Che cosa insegna ai suoi figli circa il sesso?
Che è una grande gioia, la prefigurazione dei piaceri del paradiso. Ma può diventare una maledizione e una malattia. I rapporti sessuali fuori dal matrimonio sono illeciti. Poi la società è quella che è...

E i gay? Impiccarli?
L'omosessualità non è permessa nell'Islam e la sua legalizzazione, come viene rivendicata in Europa, non può essere accettata in nessuna forma.

«Uccidete chiunque si renda colpevole di sodomia» decreta il giurista Ibn Abbas.
Esistono associazioni di gay musulmani. C'è di tutto, a questo mondo.

Morendo, Cristo lascia quattro chiodi, Maometto sette spade. Scritto da Victor Hugo nel 1857.
Muhammad non è morto, è presso Dio. Tornerà. E morirà.

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