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Panorama Rassegna Stampa
18.04.2005 Il mondo arabo tra cambiamenti democratici e vecchi odi per Israele
l'analisi di Fiamma Nirenstein

Testata: Panorama
Data: 18 aprile 2005
Pagina: 156
Autore: Fiamma Nirenstein
Titolo: «La democrazia secondo i rais»
PANORAMA datato 21 aprile 2005 pubblica un articolo di Fiamma Nirenstein, che riportiamo:
Tortuose sono le strade della democrazia, specie nel mondo arabo. L’attacco terroristico al bazar Khan el- Khalili del Cairo di venerdì 8 aprile è solo l’ultimo dei molti fuochi di fila delle forze oscurantiste, estremiste islamiche e in altri casi baathiste, che vediamo e vedremo impegnate nella guerra contro la democratizzazione del Medio Oriente. E’ prevedibile che il presidente Hosni Mubarak stringerà senza rimpianti i cordoni appena allentati dell’opposizione.
L’incertezza domina la scena. L’esempio dell’Iraq, dove il nuovo accordo sciiti-curdi sunniti segna una svolta, fa paura soprattutto al cosiddetto asse del male, ma un po’ a tutti i regimi autoritari. Se guardiamo all’ormai famosa stretta di mano ai funerali del Papa fra il presidente israeliano Moshe Katzav, il presidente siriano Bashar Assad e il presidente iraniano Mohammed Khatami, non è vero che è stato un fatto solo formale: la politica c’entra moltissimo. Sia il rais siriano sia quello iraniano hanno ottimi motivi per lanciare al mondo sorrisi senza conseguenze.
Ma la scelta coraggiosa ha retto finché si è trattato di parlare in inglese in Piazza San Pietro, ovvero nel mondo; con uno stile classico appena i due hanno ripreso a parlare in arabo, al popolo abituato al nutrimento antisemita, Khatami ha subito dichiarato che non toccherebbe un sionista nemmeno con un dito. E Assad, troppo sotto osservazione a causa delle vicende libanesi per poter mentire, ha subito ridimensionato, pura cortesia.
In Libano, intanto, le grandi manifestazioni democratiche hanno difficoltà a far fuori il governo filosiriano sebbene, dopo l’assassinio di Rafik Hariri, il ritiro della Siria sia il primo obiettivo. E sul ritiro dell’occupante la confusione è suprema: Bashar Assad lo ha annunciato al mondo intero, ma tutti si rendono conto che gli Hezbollah sul territorio funzioneranno da controllo straniero sul Libano, non solo siriano, ma persino iraniano.
La linea ideologica e di difesa della democrazia è sempre la stessa ed’è stata sancita dall’Arab Human development report del 2004, rilasciato dai Progetti di sviluppo dell’Onu: dell’arretratezza, tragica come al solito, invece dei regimi autoritari del Medio Oriente, si colpevolizzano Israele e gli Usa. Una visione irragionevole che era già, senza fallo apparsa all’orizzonte della Conferenza di Algeri della lega araba a marzo, dove si è rifiutata la proposta giordana di normalizzazione con Israele per avviare una pace che porti i palestinesi al loro stato.
Odiare Israele è nutrimento essenziale per le autocrazie mediorientali: Abu Mazen ha certo buona volontà, ma i suoi libri di testo sostengono che "I Protocolli dei Savi anziani di Sion" sono pura verità. Il Libano in piena rivoluzione ha trovato il tempo di ritirare i suoi cantanti dall’Eurovisione canora che avrà luogo a Kiev fra il 19 e il 20 maggio perché vi partecipano anche cantanti israeliani. Gli Hezbollah preferiscono altri tipi di festival.
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