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Panorama Rassegna Stampa
04.07.2004 Aia: una sentenza catastrofica per il mondo
sancisce la resa morale e giuridica al terrorismo

Testata: Panorama
Data: 04 luglio 2004
Pagina: 17
Autore: Fiamma Nirenstein
Titolo: «Israele ha il diritto di difendersi»
Su Panorama del 22-07-04 un editoriale di Fiamma Nirenstein denuncia l'immoralità e la pericolosità della sentenza dell'Aia che, condannando Israele per la difesa della propria popolazione civile dal terrorismo, costituisce un pericoloso precedente. Legittimare l'aggressione condannando la vittima che si protegge (nemmeno attaccando): una mostruosità giuridica che sancisce, oggi per gli ebrei e gli arabi di Israele, domani, forse, per tutti noi, la cancellazione del diritto alla vita, reso disponibile e impunemente violabile per i movimenti politici dediti all'omicidio di massa, purchè in nome di una qualsiasi causa giudicata degna dall'umanitarismo progressista.
La sentenza della Corte dell’Aia è catastrofica per il mondo, non solo per Israele. Ecco alcune ragioni. Il terrorismo riceve mano libera. La Corte di giustizia motiva la sua posizione di condanna contro Israele per 65 pagine senza nominarlo come unica ragione della costruzione del recinto e avalla l’dea di decisione razzista e annessionista: i danni alla vita dei palestinesi vengono estrapolati, non si menziona che la loro guerra ha fatto più di mille morti e diecimila feriti.
Il precedente di condannare la difesa persino passiva ricadrà non solo su Israele, ma sull’intero Occidente. La preferenza per la qualità della vita rispetto al diritto alla vita è di fatto una resa. La sentenza di nuovo stigmatizza Israele secondo l’indicazione palestinese e araba e come fa sempre l’Onu: uno stato di apartheid, razzista, coloniale,aggressivo, espansionista… un paria fra le nazioni, indegno di vivere.
Il recinto è condannato anche se salva le vite: col suo aiuto sono stati bloccati 60 attacchi terroristi suicidi, il numero egli attacchi è diminuito del 75%. La Corte non ha giurisdizione, come dice Alan Dershowitz: gli israeliani non hanno diritto di farne parte, l’Onu li esclude da tutte le più importanti istituzioni legate alle Nazioni Unite. Sarebbe, dice Dershowitz, come se un nero accettasse il giudizio di un tribunale del Mississipi nel 1930.
Inoltre, la Corte stabilisce arbitrariamente e contro la risoluzione 242 dell’Onu che il recinto è sorto su terra palestinese: i territori della Cisgiordania sono disputati finchè non si arriverà a un accordo. La Corte ha già attribuito a Yasser Arafat ciò che egli ha rifiutato a Camp David.
Arafat, la cui leadership è considerata dal Quartetto contraria alla pace, ottiene una grande vittoria. In tutto questo l’Unione Europea spicca per cinismo, il ministro degli esteri svizzero ha accolto il verdetto «con soddisfazione»; Michel Barnier, ministro degli esteri francese, è contento; il ministro degli esteri olandese minaccia di non lasciare partecipare Israele al progetto satellitare Galileo se non ubbidirà; Robin Cook, ex ministro degli esteri inglese, è stato fotografato trionfante mentre firma un finto muro. Agli europei non preme la vita degli ebrei?
Ma Israele, in questi giorni, sposta il muro ubbidendo alla sua Corte Suprema: la costruzione è legale, ma, dice la Corte, non deve far danno alla vita dei palestinesi. Una giustizia severa e chiara, da noi tuttavia incompresa.
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rossella@mondadori.it

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