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Panorama Rassegna Stampa
31.03.2004 Parole chiare sul diritto di difesa
Fiamma Nirenstein su Panorama

Testata: Panorama
Data: 31 marzo 2004
Pagina: 17
Autore: Fiamma Nirenstein
Titolo: «Diritto di difesa»
Dal numero di Panorama in edicola, riportiamo l'editoriale sul dopo-Yassin di Fiamma Nirenstein.
Caro direttore, è un brivido di paura e di orrore quello che percorre il mondo alla notizia dell'uccisione mirata dello sceicco Ahmed Yassin da parte dell'esercito israeliano. Non c'è chi non si chieda se sia stato giusto procedere a questa tragica decisione senza processo, senza curarsi degli uomini che lo circondavano, senza tenere conto delle furiose reazioni non solo di Hams a Gaza ma di parte del mondo arabo. Eppure, ed è duro affrontare la verità, questa è la realtà inevitabile della guerra al terrorismo: Yassin aveva già utilizzato sugli autobus e nelle pizzerie 52 terroristi suicidi, uccidendo poco meno di 400 persone; seguitava a tramare ogni giorno e ogni ora per compiere ulteriori attentati. Le sue teorie ripetute in ogni moschea predicano la distruzione dello stato d’Israele e la conquista all’Islam di tutta la sua terra "dal fiume al mare", come è scritto nella carta di Hamas.

Che cosa detta la morale di uno stato il cui primo compito è difendere i propri cittadini, se non cercare quanto più possibile di fermare gli attentati per strada? Yassin non era una capo religioso: era la mente politica e organizzatrice di Hamas. Due mesi fa, al suo annuncio che anche le donne possono diventare "martiri" suicide, una terrorista era immediatamente scoppiata tra i soldati al check-point di Eres. Le sue azioni si erano intensificate da quando Ariel Sharon ha annunciato lo sgombero unilaterale di Gaza: Yassin voleva dimostrare che Sharon era in fuga, come Ehud Barak in Libano, e che quindi si creava la premessa a Gaza di un orribile regno di Hamas che certo avrebbe reso qualsiasi percorso di pace impossibile.

La guerra al terrorismo ha brutte regole: non la contieni nei vecchi schemi strategici e neppure nei termini della convenzione di Ginevra. I terroristi non hanno divisa, sono civili nascosti fra i civili e se ne fanno scudo. La loro guerra viene legittimata perché si immagina provenga dalla povera gente, mentre la risposta, compiuta con mezzi convenzionali, viene condannata.

La verità è che niente è più potente della possibilità di incitare all’odio, di usare la religione come arma, soprattutto di disporre dei terroristi suicidi. Yassin non esprimeva la disperazione della gente, come si dice, ma il desiderio imperialistico di cacciare dal sacro suolo dell’Islam gli ebrei. L’escalation che può derivare dalla sua uccisone non ha niente a che fare con una logica di azione e reazione, ma con la stabile, consolidata ideologia del terrorismo. Non dimentichiamo che i terroristi preparavano attentati mentre il più pacifista fra i presidenti, Yitzhak Rabin, sedeva con Yasser Arafat a svariati tavoli di trattative. Non dimentichiamo che Osama Bin Laden preparava l’11 settembre quando alla guida dell’America c’era Bill Clinton, il presidente più disponibile alla pace. La guerra al terrore ha regole sue, tragiche e talvolta ripugnanti, che possono non piacere. Ma la prima e la più importante ci convince: i ragazzi che vanno a scuola la mattina in autobus non devono essere uccisi.
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rossella@mondadori.it

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