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Rassegna Stampa
26.03.2016 Se Shakespeare fosse vivo querelerebbe il Teatro Stabile di Torino
Usa il suo nome per attaccare Israele

Testata:
Autore: Francesca De Sanctis
Titolo: «Amleto in Palestina, la verità è pericolosissima»

Riprendiamo dall'UNITA' di oggi, 26/03/2016, a pag.19, con il titolo " Amleto in Palestina, la verità è pericolosissima" l'articolo di Francesca De Sanctis su uno spettacolo prodotto dal Teatro Stabile di Torino.
Un articolo quasi identico esce oggi anche su REPUBBLICA, uno simile è uscito sulla STAMPA di giovedì, tutti a spellarsi le mani sul capolavoro che sposa Shakespeare con i ragazzi palestinesi. Se Shakespeare fosse vivo querelerebbe senza dubbio Vacis e Paolini per l'uso  fedifrago del suo nome.
Per averne un'idea date un'occhiata all'articolo che segue:

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Vacis e Paolini: la propaganda contro Israele sul palcoscenico

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Ha radici lontane il progetto di Gabriele Vacis e Marco Paoli-ni. Così come la loro collaborazionechesi é nut rita soprat tutto di storie. di tante storie. E il racconto di questa volta ha origini pale stinesi, perché 611 a Gerusalemme che è iniziato tutto. «Era il 2008 - racconta Vacis -e non ero mai stato prima in Palestina, ho partecipato alla nascita di una Scuola per attori a Gerusalemme Est, dove svolgevo un lavoro molto pratico che partiva dal concetto di schiera, un esercizio che insegna a vedere quello che si guarda e ad ascoltare quello che si sente». Poi l'anno seguente il laboratorio è proseguito In Italia,] contatti si sono susseguiti. fina maturare l'idea di progettare uno spettacolo ed ora eccolo qua: il Teatro Stabile dl Torino , con la regia di GabrieleVacis(repliche tino al 10 aprile), patrocinato dal Ministero pergli Affari Esteri. Ma lo spettacolo - che rimette in discussione i nostri modelli di riferimento - sembra essere solo una tappa di un progetto più ampio e ambizioso. «E un primo punto di arrivo - spiegaGabriele Vacis-. il mio sogno sarebbe far arrivere lo spettacolo a Gerusalemme e al festival di Tel Aviv... dove sarebbe bellissimo portare in scena un allestintentofatto da attori palestinesi. Ma  per ora è solo una speranza». In Palestina non esiste un pubblica per il teatro, perché il teatro esiste da poco. Difficile quindi, ma forse anche stimolante. «Questa esperienza ha cambiato me stesso, la mia visione del mondo - ammetteVacis- .Sono partito con tantii pregiudizi: noi non sappiamo nulla di questo conflitto Israele-Palestina. Frequentando questi ragazzi palest  inesi ho scoperto che hanno un soffio vitale. una necessità di essere all'erta. Per me è una cosa straordinaria. A Gerusalemme sei obbligato a stare all'erta. Il problema è: i ragazzi palestinesi assistono ad una violenza continua per essere presenti a se stessi. noi. che invece abbiamo 70 anni di pace alle spalle, abbiamo perso qualcosa? Abbiamo guadagnato la pace. certo. ma in che modo la manteniamo? Bisogna capirlo con loro. con gli attori. Forse è necessario guardare quello che abbiamo intorno. Nonostante tutto quello che è successo,noi viviamo sicuri. Gli attentati di Bruxelles,come pure quelli dl Parigi, rmi hanno colpito, eppure la nostra vita non e paragonabile in quanto a sicurezza rispetto a quello che succede laggiù». In scena ci saranno cinque ragazzi palestinesi, due italiani e una traduttrice che ha genitori palestinesi e nonni che vivono a Betlemme. «I cinque palestinesi in scena - prosegue il regista - sono quelli che in questi otto anni hanno resistito, gli altri hanno rinunciato per vari motivi, spesso perché impegnati in altri lavori». Ma perché proprio Shakespeare? « una scelta che deriva proprio dal confronto con loro, con i ragazzi. pensavo mi avessero proposto Bartok Brecht, invece hanno scelto Shakespeare. Amiero é tradotto in arabo  e nello spettacolo c' é tutto un gioco di traduzione. Il testo, poi. dialoga con le piccole grandi storie quotidiane. spesso storie autobiografiche. Per esempio, uno di loro racconta una storia di tossicod ipendenza. una storia di disagio che potrebbe vivere qualunque ragazzo del mondo. Il lavoro su Amleto consiste nell'estrarre temi e raccontarli a partire da se stessi: l'eredità dei padri, la vendetta, iI coraggio, sui questi temi i ragazzi improvvisano. Amleto è una tragedia del passaggio dalla giovinezza alla maturità. Alla fine abbiamo scoperto che, a Gerusalemme. Amleto è soprattutto la tragedia delle verità pericolosa. Perché possedere la verità è pericolosissimo». Ma loro, questi ragazzii, cosa pensano dell'Isis? «Quando ho posto questa domanda - prosegue - mi hanno detto quello che speravo mi rispondessero, nessun tentennamento. Quelli sono i nostri nemici, mi hanno detto. Ci stanno danneggiando». MarcoPaolini, che a proposito del] esperienza palestinese dice:«Sono stato a Gerusalemme per la prima volt a nel 2008 per un seminario. Poi ho incontrato questi ragazzi altre tre volte in Italia, ed ora eccoci qui,insieme per questo progetto. Per me è stata un'esperienza bellissima. .Loro sono giovani ed io peso come due e mezzo di loro.Ma sono ragazzi che hanno già fatto altre esperienze teatrali». In scena cosa accadrà? Io sono l''alter ego del regista - dice -. Non ho un personaggio... sono uno spettatore che ha un punto dI vista. Intervengo, ma sono anche un servo di scene .Lo spettacolo sta prendendo forma e come farlo non è scontato». Sarà comunque un modo per ripensare all'eredità della storia. «Forse mai come ora emerge la necessità di Interrogarsi sul modelli per il futuro- aggiunge Paolini -.Siamo sicuri che siano quelli del passato? Per uno come me, che ha sempre lavorato sulla memoria questa è una domanda dolorosa. Credo sia il momento di mettere in discussione le nostre certezze. come ci rende evidente questo lavoro con giovani palestinesi che ci raccontano un quotidiano così diverso dal nostro.I nostri miti, come Amleto, vanno reimpostati in base alla vita che il Pianeta sta vivendo, se no tutto questo gran parlare sulla cultura come arma contro il terrorismo.  Fa un buco nell' acqua». Intanto, oltre all' Amleto,anche tanti altri progetti attendono Paolini: «Sto lavorando su uno Studio. Numero primo, che riprenderti il prossimo anno. Poi ci sono altri progetti in ballo di cui non posso parlare: dal cinema alla musica classica con Mario Brunello e poi due film come produttore..

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