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Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


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Rassegna Stampa
29.12.2013 Una coperta per Gaza, perchè di missili ne hanno fin troppi
Ridicolo commento di Umberto De Giovannageli

Testata:
Autore: Umberto De Giovannangeli
Titolo: «Striscia nel gelo: catastrofe umanitaria a Gaza»

Alla impudenza non c'è mai fine, ritorna Gaza "prigione a cielo aperto" per della pioggia che non ha fatto danni in nessun altro paese mediorientale, ma a Gaza sì, perchè i miliardi di dollari che ricevono non li investono in infrastrutture, per migliorare le condizioni di vita della gente, no, acquistano armamenti, missili da lanciare su Israele, per potersi poi lamentare con il mondo intero delle loro miserabili condizioni di vita. E Umberto De Giovannangeli suona la grancassa sul quotidiano del PD, L' UNITA' ( ne ha anche un altro EUROPA, i soldi dello Stato abbondano evidentemente), oggi, 29/12/2013, a pag.14, con il titolo " Striscia nel gelo: catastrofe umanitaria a Gaza". Catastrofe del buon senso all'Unità, abbinato alla catastrofe dell'onestà nell'informazione,piuttosto.

a destra: Gaza, missili pronti a partire per colpire Israele


Ecco l'articolo:

 

Fare le fognature, invece di lanciare missili, con i miliardi di dollari che Hamas riceve (anche dall'Italia)

E' prigione a cielo aperto. Dove si muore di fame. Ed ora anche di freddo. E la Striscia di Gaza. Un milione e ottocentomila persone, oltre il 56% minorenni, a cui è negata la corrente elettrica per buona parte della giornata, che non hanno con che riscaldarsi. La decisione di Israele di bloccare il valico di Kerem Shalom e la conseguente mancanza di rifornimenti di carburante hanno costretto alla chiusura l'unica centrale elettrica di Gaza, che solo pochi giorni fa era rientrata in funzione dopo sette settimane di.' stop. A causa della chiusura dell'impianto, che rifornisce di energia elettrica il 30% del fabbisogno di Gaza, la corrente sarà limitata a sci ore al giorno, contro le dodici attuali. Una nuova tragedia per Gaza, a dieci giorni dalla tempesta che ha martoriato per 4 giorni le sue fragili infrastrutture: più di cinquemila persone erano state evacuate a causa dei numerosi crolli e degli allagamenti nelle abitazioni, con l'acqua che in alcuni punti aveva raggiunto anche i due metri. In quei giorni di freddo pungente la centrale elettrica era ancora chiusa da quasi due mesi, sempre per la mancanza di carburante. La chiusura della centrale rende impossibile il funzionamento degli impianti per il trattamento delle acque reflue: per settimane le acque contaminate si sono riversate nelle strade di•Gazar rendendo, insostenibile la situazione igienico-sanitaria e alimentando la paura di nuove epidemie. «Non avevamo acqua negli ultimi due giorni, quando non c'è combustibile l'acqua non viene pompata regolarmente nelle case. Il serbatoio sul nostro tetto è vuoto, quindi non possiamo nemmeno lavare il nostro gabinetto. Il carburante non può entrare a Gaza attraverso i tunnel di approvvigionamento recentemente chiusi dal nuovo governo egiziano. Come risultato l'impianto di trattamento delle acque di Gaza è fermo  con liquami che arrivano alla cintola in alcune strade e inondano le case, portando con sé ratti e malattie. La lotta politica tra Hamas e gli avversari - Israele e l'Autorità palestinese da un lato, e il regime egiziano dall'altro - sta influenzando la vita di tutti qui..•. E la drammatica testimonianza di Mohammed Omer, abitante di Gaza City.  Dopo 6 anni di embargo da parte di Israele, nei Territori palestinesi manca tutto, e il sistema sanitario già debolissimo per la mancanza di strumenti e medicine, è stato messo ulteriormente in ginocchio dal maltempo, secondo Secondo l'Unrwa (United Nations Relief and Works Agency for Palestine Refugees). Manca l'elettricità, manca il combustibile, e le pompe per togliere l'acqua dalle strade non possono funzionare. Inoltre a creare seri problemi è il freddo polare che sta insistendo sulla regione, e che colpisce una popolazione che vive in condizioni di estrema povertà. Il blocco commerciale imposto dopo il bombardamento israeliano di Gaza-nel 2 06 ha  creato un grave declino economico nei territori, e adesso una alluvione come quella in corso crea problemi ancora più acuti. «La situazione a Gaza diventa sempre più drammatica. II continuo assedio e l'embargo israeliano insieme alle ultime circostanze climatiche hanno reso disastrosa la vita di 1.800.000 cittadini palestinesi, soprattutto per la mancanza di elettricità e di acqua potabile.. È l'incipit della Campagna «Una coperta per Gaza», lanciata dall'Unione generale delle Comunità palestinesi in Italia. «Con il patrocinio dell'Ambasciata dello Stato di Palestina, l'Unione delle Comunità palestinesi in Italia in collaborazione con l'Unione generale delle Donne in Palestina - recita un comunicato - Dopo sei anni d'embargo totale, manca di tutto, lanciano la Campagna di raccolta di fondi per l'acquisto di una Coperta per Gaza (20 euro a coperta) necessaria per affrontare la durezza dell'inverno e di questo stato d'emergenza.. Le offerte possono essere versate sul conto corrente intestato a: Missione Diplomatica Palestinese, Banca Unic-edit, Iban 1T36E 0200805211000021004086. Cosa sia vivere oggi a Gaza, lo testimonia Rosa Schiano, che da oltre un anno vive nel campo profughi palestinese di Jabalia, a nord di Gaza, svolgendo il duro lavoro di volontaria umanitaria: «Gaza - scrive Schiano in una lettera pubblicata da Oggi notizie- è in condizioni disperate, a causa del forte freddo assolutamente inusuale per la continua pioggia. Circa 800 famiglie sono state costrette a lasciare la propria abitazione e le scuole sono state chiuse per le inondazioni come  i gravi danni subiti dalle strutture. Intere zone della Striscia stanno letteralmente sprofondando e sono nella totale oscurità per la sospensione della distribuzione di energia elettrica da parte dell'autorità israeliana.. E ancora: «La pioggia entra all'interno dei rifugi, e in tutto il giorno ci sono solo poche ore di elettricità ma manca totalmente il riscaldamento. In altre zone l'energia elettrica manca completamente e gli impianti per il trattamento delle acque di scolo sono inservibili, per cui i liquidi contaminati si mischiano alla pioggia che invade le strade, trasformate in veri e propri torrenti in piena. Nei campi, i rifugiati vivono nella loro stessa patria come prigionieri, completamente abbandonati dalle Nazioni Unite, e sono quelli che pagano il prezzo maggiore, a Gaza e non solo>>

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