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Rassegna Stampa
31.10.2013 Israele può scarcerare i terroristi palestinesi, ma non costruire nella capitale
La cinica logica di Udg

Testata:
Autore: Umberto De Giovannangeli
Titolo: «Israele, 26 palestinesi liberati valgono 1500 case per coloni»

Riportiamo dall'UNITA' di oggi, 31/10/2013, a pag. 11, l'articolo di Umberto De Giovannangeli dal titolo " Israele, 26 palestinesi liberati valgono 1500 case per coloni ".

Gerusalemme non è una colonia, ma la capitale israeliana, perciò le nuove abitazioni non possono essere definite colonie.
In ogni caso, non è ben chiaro su che cosa regge il paragone fatto da Udg (e ripreso nella titolazione). La scarcerazione di 26 terroristi palestinesi non c'entra nulla con la decisione di costruire nuovi alloggi.
Per altro, dato che si tirano in ballo i numeri, non ci risulta che Udg avesse trovato scandalosa la scarcerazione di più di 1000  criminali palestinesi (regolarmente processati e riconosciuti colpevoli in un tribunale) in cambio della liberazione del prigioniero Gilad Shalit. Assassini, terroristi per porre fine alla prigionia di un soldato israeliano rapito da terroristi di Hamas su suolo israeliano. Questa 'sproporzione' non aveva turbato Udg. Come mai?
Ecco il pezzo:

Ventisei palestinesi valgono 1.500 nuove abitazioni negli insediamenti. È l'equazione israeliana. Israele annuncia 1.500 nuove case per i coloni a Gerusalemme Est, zona che i palestinesi rivendicano come parte del loro futuro Stato. L'annuncio è stato dato dalla portavoce del ministero dell'Interno, Lital Apter. Ha precisato che si tratta di quattro progetti, che includono 1.500 unità abitative nell'insediamento di Ramat Shlomo a Gerusalemme Est e lo sviluppo di un sito archeologico e turistico vicino alla Città vecchia. Secondo alcuni si tratta di una mossa del premier Benjamin Netanyahu per placare le critiche piovute da ogni parte per il rilascio di 26 detenuti palestinesi, avvenuto l'altra notte, parte degli accordi per il riavvio dei colloqui di pace.
RAMALLAH PROTESTA
L'Autorità Nazionale palestinese ha condannato la decisione di Israele di autorizzare la costruzione di tanti nuovi alloggi nella colonia ebraica di Ramat Shlomo, a Gerusalemme Est, definita una politica «distruttiva per il processo di pace». «Siamo preoccupati e allarmati, perché se Israele continuerà con l'espansione degli insediamenti questo potrà uccidere la prospettiva a due Stati, che vorremmo vedere su questa terra», dichiara il primo ministro palestinese Rami Hamdallah. Anche Nabil Abu Rudeina, il portavoce del presidente Mahmud Abbas (Abu Mazen), ha condannato la decisione definendola «distruttiva degli sforzi di pace, porterà solo a ulteriori tensioni». L'annuncio della costruzione di 1.500 unità abitative a Ramat Shlomo, ha oscurato la notizia della liberazione di 26 prigionieri palestinesi. Una replica di quanto avvenne anche lo scorso 13 agosto, quando dopo la liberazione di altri 26 detenuti palestinesi, Israele annunciò la realizzazione di 2.000 nuove case per i coloni, gettando acqua fredda sul fuoco degli entusiasmi. La destra del Likud intanto ha mandato un chiaro messaggio agli Stati Uniti, chiedendo che Washington affronti prima la questione iraniana rispetto al processo di pace con i palestinesi. «Se potessi parlare oggi con il presidente Obama gli direi di cambiare il calendario», sostiene Danny Danon, uno dei falchi del partito di Netanyahu, definendo un «mero desiderio» l'ipotesi che si possa raggiungere un accordo con i palestinese entro maggio del prossimo anno.
COLONIE CRESCONO
L'apertura di nuovi cantieri di insediamenti israeliani in territorio palestinese è aumentata «drasticamente», del 70%, nel primo semestre 2013 rispetto all'anno precedente. A rivelarlo, nei giorni scorsi, prima dell'annuncio di ieri di altre 1500 unità abitative, è il movimento per la pace israeliano, Peace Now, secondo la quale in Cisgiordania e a Gerusalemme Est sono stati avviati i lavori per 1.708 nuove case tra gennaio e giugno 2013, mentre nello stesso periodo dell'anno precedente ne erano state iniziate 995. Attualmente nei territori occupati nel 1967 abitano circa 400.000 coloni di cui circa 200.000 sono coloni urbani insediati a Gerusalemme Est, per esempio nel quartiere di Gilo. I coloni crescono a un ritmo di circa 1.000 -1.500 al mese. Negli ultimi cinque anni i coloni israeliani in Cisgiordania sono aumentati del 20%; 220.000 coloni sono organizzati e raggruppati nell'influente associazione Yesha council molto vicina al Likud. Nel 2012 l'ampliamento delle colonie è stato impressionante: soltanto a dicembre il governo aveva approvato 11.000 nuove unità abitative, quasi quanto nei dieci anni precedenti. Gli insediamenti più importanti sono Modi'in Illit (in Cisgiordania, tra Gerusalemme e Tel Aviv), Maale Adumim (a una decina di chilometri a est di Gerusalemme) e Beitar Illit (a circa dieci chilometri a sud di Gerusalemme): hanno lo status di città e sono abitate da oltre 30.000 persone ognuna, principalmente ebrei ortodossi.

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