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Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


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Rassegna Stampa
19.07.2013 Un 'Ramadan' di liti nella famiglia islamica allargata
Cronaca di Umberto De Giovannangeli

Testata:
Autore: Umberto De Giovannangeli
Titolo: «Egitto, Erdogan contro El Baradei: 'stai con i golpisti'»

Un "Ramadan" pieno di liti nella famiglia islamica, è quanto si evince dalla lettura della cronaca di Umberto De Giovannangeli sull'UNITA' di oggi, 19/07/2013, a pag.13, dal titolo "Egitto, Erdogan contro El Baradei: 'stai con i golpisti', in cui traspare la simpatia per il decaduto presidente Morsi, difeso con l'abituale spiegazione "perchè è stato eletto democraticamente", chissà che avrebbe scritto Udg nel 1933 del cancelliere Hitler,anche lui eletto democraticamente.
Udg scivola poi nel finale, quando descrive la situazione nel Sinai, ... 
secondo gli osservatori gli estremisti islamici cercano di profittare dell'instabilità politica del Paese per assicurarsi il controllo della zona. E' vero il contrario, è con la ripresa del potere da parte dell'esercito che il governo egiziano sta cercando di riportare l'ordine nel Sinai.
Ecco il pezzo:


fine di una alleanza

 L'Ue ha chiesto il rilascio immediato di Mohamed Morsi. A farlo è stato personalmente il ministro degli Esteri dei Ventotto, Catherine Ashton, rammaricata di non averlo potuto incontrare nel corso della sua visita di ieri al Cairo. Riferendosi al presidente egiziano destituito e in carcere dal luglio scorso, la Ashton ha sottolineato conversando con i giornalisti: «Credo che debba essere rilasciato. Mi hanno assicurato che sta bene, ma avrei preferito poterlo vedere».
TENSIONE DIPLOMATICA
A dire dei Fratelli musulmani, con cui la Ashton ha tenuto un incontro durato circa 45 minuti, dall'Ue non è arrivata alcuna proposta in grado di far uscire l'Egitto dalla crisi politica in cui è precipitato. «Non ci aspettiamo sostegno da alcuno. Contiamo su noi stessi», afferma Amr Dan-ag, esponente di rilievo del partito islamista, presente all'incontro insieme con l'ex primo ministro di Morsi, Hisham Kandil. Nelle stesse ore, diverse migliaia di sostenitori della Fratellanza sono scesi nelle strade e hanno circondato pacificamente la sede del governo, che proprio oggi è entrato in funzione. Non vi sono stati incidenti di rilievo, ma la situazione nel Paese resta tesa. Come tese restano le relazioni tra Ankara e Il Cairo. Il premier turco Recep Tayyip Erdogan ha ribadito di non voler parlare con il nuovo vicepresidente egiziano Mohamed El Baradei, perche è stato nominato dall'esercito golpista e quindi non è rappresentante legittimo del Cairo. «Come potrei parlare con te? Non sei stato eletto, sei stato nominato di chi ha guidato il colpo di Stato» che ha rovesciato il presidente islamista eletto Mohamed Morsi il 3 luglio, ha detto Erdogan l'altro ieri sera ad Ankara ad un iftar, una cena di fine digiuno per il Ramadan. Il premier, nel discorso trasmesso ieri da Cnn-Turk, ha detto di aver ricevuto una lettera da El Baradei che sollecitava un colloquio telefonico. «Non piace loro quel che viene detto, sono a disagio. Dicono che certe dichiarazioni e valutazioni sono state fatte in ragione di una conoscenza insufficiente della realtà. Dicono che se ne può parlare al telefono» ha detto Erdogan. L'Egitto martedì ha espresso un «forte risentimento» per le dichiarazioni di Erdogan a sostegno di Morsi, vittima di un «golpe». «C'è un forte risentimento per le parole ribadite dai responsabili turchi in rapporto alla situazione interna dell'Egitto» ha rimarcato il portavoce del ministero degli Affari Esteri, Badr Abdelatty. Erdogan aveva detto che il presidente destituito dall'esercito è il solo capo di Stato legittimo in quanto «eletto dal popolo», secondo le dichiarazioni riportate domenica dal quotidiano filo-governativo Zaman. «Dietro la grande indignazione del premier Erdogan per il golpe che ha rovesciato il presidente Morsi, c'è la fine di quello che è stato il più grande successo in politica estera nei suoi 10 anni di governo», annota Sedat Ergin, noto esperto di relazioni internazionali ed editorialista del quotidiano Hurriyet. «Morsi era per Erdogan il più importante alleato nella regione - aggiunge Ergin - . Erdogan non avrà più a suo fianco un partner che aveva contribuito in maniera determinante a portare al potere e con cui su molti temi aveva opinioni identiche». II premier turco, durante il suo «tour della Primavera araba» del 2011 era stato accolto come un eroe in Egitto, Tunisia e Libia e aveva saldato importanti alleanze con i nuovi leader post-rivoluzioni. Il presidente Morsi e il leader degli islamisti tunisini al-Ghannushi hanno ricambiato la visita nel settembre 2012 partecipando al congresso del Partito della Giustizia e dello Sviluppo (Akp). Allora il successo degli alleati di Erdogan sembrava inarrestabile, ma a un anno di distanza Ankara teme che il colpo di Stato egiziano apra la strada ad altri golpe nella regione contro governi amici. «In Yemen, Tunisia e Libia sono ancora presenti elementi del vecchio regime. La nostra più importante missione è evitare che si inneschi un effetto domino al contrario» ha dichiarato il ministro degli Esteri turco Ahmet Davutoglu ai microfoni dell'emittente turca
SCONTRI
Tre poliziotti sono morti e altri due sono rimasti feriti nella penisola del Sinai, in seguito a un attacco compiuto da sospetti militanti jihadisti. Lo rende noto il ministero dell'Interno egiziano: l'attacco è avvenuto l'altro ieri sera nel nord della penisola. Dieci militanti jihadisti sono stati uccisi nelle ultime 48 ore sempre nella penisola del Sinai, nel corso di un'operazione dell'esercito contro i gruppi armati islamici: Io ha reso noto l'agenzia di Stato egiziana, la Mena, citando fonti delle Forze armate. In questa regione, al confine tra Egitto, Israele e la Striscia di Gaza gli episodi di violenza si sono moltiplicati dopo la deposizione di Morsi: secondo gli osservatori gli estremisti islamici cercano di profittare dell'instabilità politica del Paese per assicurarsi il controllo della zona.

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