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Rassegna Stampa
03.04.2013 Se non sei mai stato arrestato prima, non puoi essere colpevole di nessun reato
fin dove riesce a spingersi l'Unità pur di disinformare su Israele

Testata:
Autore: Sandy Tolan
Titolo: «Canta il dolore palestinese, rischia dieci anni in cella»

Riportiamo dall'UNITA' di oggi, 03/04/2013, a pag. 13, l'articolo di Sandy Tolan dal titolo "Canta il dolore palestinese, rischia dieci anni in cella".


Sandy Tolan

Nell'articolo, Sandy Tolan racconta la vicenda del palestinese Oday al-Khatib, arrestato per aver lanciato delle pietre contro israeliani.
Il pezzo è un esempio di fin dove possa arrivare l'Unità pur di attaccare Israele. Nelle prime righe i criminali palestinesi che lanciano pietre contro gli israeliani sono descritti come semplici 'lanciatori di pietre', come se la cosa fosse normale, quasi un 'lavoro' accettabile.
Il pezzo, ovviamente, cita esclusivamente fonti palestinesi. Non sia mai ascoltare la campana israeliana, il lettore potrebbe rimanere influenzato e pensare che i soldati israeliani non abbiano torto ad arrestare chi li prende a sassate. La vera perla di disinformazione (e ridicolo), però, è contenuta nella frase "
Ciò che fa apparire discutibili le accuse contro Oday è che (...) non era mai stato arrestato né incarcerato prima.". Ecco, Oday non era mai stato arrestato prima, perciò le accuse a suo carico sono discutibili.
A questo punto, nessuno dovrebbe più essere accusato di nulla. A che cosa potrebbe più servire un sistema giudiziario? Se non si può venire arrestati (anche se colpevoli) dal momento che  in passato non si era mai commesso nessun crimine, sono tutti quanti innocenti, anche il serial killer più feroce della storia. Complimenti a Sandy Tolan e alla sua idea di sistema giudiziario, se dovesse mai entrare in vigore, non ci sarà più il problema delle carceri piene, anzi. E complimenti all'Unità che oggi, in quanto a ridicolo contro Israele, è riuscita a raggiungere e superare il quotidiano di Rocca Cannuccia.
Ecco il pezzo:

Oday al-Khatib, ventiduenne nato e cresciuto nel campo profughi di Al Fawwar nei pressi di Hebron, è stato arrestato il 19 marzo dai soldati israeliani sulle tracce di alcuni giovani lanciatori di pietre della zona. Oday è un cantante di Al Kamandjati - la celebre scuola di musica con sede a Ramallah fondata nel 2005 da Ramzi Aburedwan - e si è esibito assieme a vari ensemble di musica araba in Francia, Belgio, Libano, Norvegia, Italia, Palestina, Dubai, Algeria, e Austria. (Ramzi e Al Kamandjati costituiscono l'oggetto principale del mio nuovo libro, all'interno del quale anche la storia di Oday occupa un posto di rilievo). Le circostanze in cui pare essersi svolto il suo arresto gettano un dubbio sulle accuse. Stando alle interviste rilasciate dai genitori, Oday stava aspettando un amico su una collina di Al Fawwar, e non faceva parte dei lanciatori di pietre. Jihad Khatib, il padre di Oday, ha riferito a un rappresentante di zona del gruppo israeliano peri diritti umani B'Tselem: «Mentre Oday aspettava, alcuni ragazzi hanno lanciato delle pietre contro dei soldati che si trovavano nella zona. Quando i soldati si sono messi a inseguire i ragazzi, non gli è nemmeno passato in mente che se la potessero prendere con lui. Altrimenti sarebbe scappato». Sia la madre di Oday, in una conversazione con Celine Dagher di Al Kamandjati, che suo padre, in un'intervista con la collega Man Abu-Shanab, hanno sottolineato che Oday non credeva di essere l'obiettivo dei soldati. Ciò che fa apparire discutibili le accuse contro Oday è che, secondo quanto riferisce Celine, non era mai stato arrestato né incarcerato prima. Per molti palestinesi lanciare pietre contro i soldati che hanno invaso il loro territorio fa parte di una lunga tradizione di legittima resistenza contro 47 anni di occupazione militare illegale. Benché a partire dal 2002 i fratelli di Oday si siano scontrati più volte con i soldati israeliani - dopo che uno di loro, Rasmi, è stato colpito alla spalla nel cortile di una scuola di Al Fawwar e ha perso l'uso del braccio sinistro - Oday ha esercitato la sua resistenza contro l'occupazione israeliana con il canto. «Oday non è come i miei altri figli», ha riferito Jihad alla corte militare. «Non gli interessa lanciare pietre né vuole essere coinvolto in cose di questo genere. Da quando ha nove anni, gli interessa solo la musica. Tenere Oday in carcere è un'ingiustizia pura e semplice». Certo, Oday è solo uno tra le migliaia di palestinesi imprigionati da Israele. Secondo B'Tselem, a febbraio i palestinesi detenuti nelle carceri israeliane erano 4713, tra i quali 169 in stato di «detenzione amministrativa», che permette a Israele di incarcerare i palestinesi per un periodo di tempo indefinito senza alcun capo d'accusa. In alcuni casi, la pena per aver lanciato pietre supera i dieci anni e, secondo quanto riporta un rapporto dell'Unicef, viene applicata anche a ragazzi di 14 anni. Ad Al Fawwar, Oday ha dietro di sé una lunga fama come interprete di canzoni della resistenza palestinese. Nel 2003, è stato «scoperto» da Ramzi e da un gruppo itinerante di musicisti francesi che stavano tenendo dei workshop in Palestina, nel tentativo di preparare il terreno per la scuola di musica, che ha poi aperto nel 2005. Quell'anno, Oday inizia ad esibirsi in tourné con Ramzi e la sua band, i Dalouna, emozionando il pubblico francese con una presenza carismatica, una kefiah al collo e la sua potente voce di ragazzino soprano. Aveva solo 14 anni Oday quando è salito per la prima volta su un palco francese e da dietro la tenda ha preso a sbirciare quasi un migliaio di persone in attesa di sentirlo cantare. I colleghi del gruppo Dalouna ricordano che non aveva nessun problema a usare la voce come uno strumento per inserirsi tra percussioni, oud, clarinetto e buzouk. In quell'occasione, cantò «Lo straniero», il suo cavallo di battaglia, scrutando negli occhi della folla per entrare in sintonia con il pubblico. «Ramzi mi disse di cantare con il cuore», mi ha raccontato la scorsa estate Oday. «Volevo che capissero la mia vita. Ho guardato nei loro occhi con un'emozione particolare. Mi hanno ascoltato davvero. Dal modo in cui li guardavo, potevo capire se gli piaceva o no». «Portò una calma sorprendente nella sala», ricorda Ramzi. «La gente se ne stava lì, con la bocca aperta. Quelli che capivano l'arabo, si misero a piangere. Persino una ragazza francese, che ne aveva colto la tristezza, cominciò a piangere». I113 marzo, sei giorni prima del suo arresto, Celine ha visto Oday cantare in diretta tv da Nablus. L'occasione era il premio Mahmoud Darwish, dal nome del celebre poeta palestinese. «Io e Ramzi lo stavamo guardando in tv e ho detto a Ramzi che c'era qualcosa di strano, Oday non cantava come al solito», ricorda Celine. Dopo il concerto, Oday è tornato a Ramallah. Ha detto a Ramzi di non essere riuscito a concentrarsi sul canto, perché continuava a pensare al suo amico Mahmoud Altiti, di Al Fawwar, ucciso da un soldato israeliano il giorno precedente durante degli scontri nel campo. Non molto prima, Mah-moud aveva notato che sia la sua famiglia che quella di Oday stavano aggiungendo un piano alle loro case. Mah-moud allora aveva detto a Oday che un giorno non lontano entrambi sarebbero divenuti padri. «Vedremo i nostri figli scorrazzare per il campo». E stata quella l'ultima volta che Ramzi e Celine hanno sentito Oday cantare. Il suo processo militare è previsto per oggi. Il tasso di condanna per casi di questo genere, stando a un recente articolo del New York TiineMagathze, è stato nel 2010 del 99,74 %; in altre parole, solo un imputato su 400 è stato dichiarato innocente. Se condannato per aver lanciato delle pietre - a dei soldati impegnati in un'occupazione militare internazionalmente riconosciuta come illegale - Oday Al Khatib, acclamato cantante noto in tutta la Palestina e in Europa, potrebbe passare più di dieci anni in una prigione israeliana.

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