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Rassegna Stampa
04.02.2013 Il bue che dà del cornuto all'asino
un nasseriano che fa la morale ai Fratelli Musulmani sulla democrazia

Testata:
Autore: Umberto De Giovannangeli
Titolo: «A Morsi dico: l'Egitto non subirà un nuovo dittatore»

Riportiamo dall'UNITA' di oggi, 04/02/2013, a pag. 14, l'intervista di Umberto De Giovannangeli a Hamdeen Sabahi dal titolo "A Morsi dico: l'Egitto non subirà un nuovo dittatore".


Hamdeen Sabahi con Mohamed el Baradei

Finalmente si scrive la verità su Mohamed Morsi. La stampa italiana inizia ad accorgersi che, anche se le elezioni sono state vinte 'democraticamente', non si può definire nello stesso modo il governo dei Fratelli Musulmani.
L'intervistato di Udg è Hamdeen Sabahi, nasseriano e membro del Fronte di salvezza nazionale egiziano insieme a Mohamed el Baradei e Amr Moussa.
Il che rende poco credibili le sue critiche. E' un po' il bue che dà del cornuto all'asino. Può un nasseriano che si accompagna a Mohamed el Baradei (principale difensore e aiutante del nucleare iraniano ai tempi della direzione dell'AIEA) e Amr Moussa (ex presidente della Lega Araba, un organismo che non brilla certo per democrazia) salire in cattedra e spiegare che cos'è la democrazia a un Fratello Musulmano ?
Per altro, lo stesso Sabahi, oltre ad essere nasseriano (e quindi filo dittatoriale), si esprime, nel finale dell'intervista, contro Israele.
Ecco l'intervista:

«Processate Mohamed Morsi». La richiesta di Piazza Tahrir viene fatta propria dal principale gruppo dell'opposizione egiziana, il Fronte di salvezza nazionale (Fsn). Dopo i sanguinosi scontri - 57 morti - che hanno marchiato il secondo anniversario della caduta del regime di Hosni Mubarak, e alla luce del video-shock del manifestante denudato, picchiato selvaggiamente e trascinato via a forza dalla polizia, l'Fsn ha chiesto che «tutti i responsabili di omicidi, torture e arresti illegali siano processati equamente, a partire dal presidente». Del Fsn, Hamdeen Sabahi è, assieme a Mohamed El Baradei e Amr Moussa, il leader più autorevole. Cinquantotto anni, leader del Partito della Dignità, alle elezioni presidenziali del 2012, Sabahi ha ottenuto il 20,7% dei voti, finendo al terzo posto. In questa intervista concessa a l'Unità, Sabahi afferma che «l'opposizione è interessata al dialogo, ma il dialogo nazionale può avvenire solo dopo che sarà posto fine allo spargimento di sangue e i responsabili processati". Il video che mostra la polizia denudare e picchiare selvaggiamente un manifestante al Cairo ha scoccato l'opinione pubblica egiziana e ha suscitato forti preoccupazioni nella comunità Internazionale. «Quel video è già storia. Lo è perché racconta del rischio crescente di un ritorno al passato, quando a dominare era l'arbitrio e la violenza del potere. Ciò è intollerabile. L'opposizione è unita nel chiedere che tutti i responsabili di omicidi, torture e arresti illegali vengano processati equamente...». Compreso Il presidente Mohamed Morsi, recita II comunicato del Fronte di salvezza nazionale di cui lei è uno del leader. «Morsi non può ritenersi al di sopra della legalità. L'Egitto ha eletto un presidente, non un dittatore. Morsi ha raggiunto il potere democraticamente, ma sta dimostrando di non saperlo esercitare democraticamente. Puntando sul pugno di ferro, il presidente cerca di mascherare i suoi fallimenti, in particolare in campo economico e sociale. Morsi e i Fratelli Musulmani avevano promesso pane, giustizia sociale, libertà e lavoro per i giovani. Non una di queste promesse è stata mantenuta. In gioco è il futuro dell'Egitto. Un futuro che l'attuale potere islamista non può garantire». Come uscire da questo vicolo cieco. È pensabile uscire dalla crisi con II muro contro muro tra Morsi e l'opposizione? «Non è questo ciò che vogliamo. Non siamo quelli del tanto peggio, tanto meglio... Nei giorni scorsi abbiamo rilanciato la proposta di lavorare per dar vita a un governo di unità nazionale di emergenza con tutte le correnti politico-religiose. Su questo avevamo registrato alcune aperture dal fronte islamista, ma poi il potere ha imboccato la strada della repressione. Una strada che mette in pericolo la stessa transizione democratica» Il dialogo è dunque Impraticabile? «Il dialogo esige la fine dello spargimento di sangue e che i responsabili vengano processati. Dialogo non è sinonimo di connivenza, tanto meno è garanzia di impunità. Chiediamo verità, giustizia e nessuna copertura per i responsabili dell'ennesimo bagno di sangue. Il dialogo non può avere come pegno il sangue dei martiri». In precedenza lel ha sottolineato come Mohamed Morsi abbia raggiunto il potere democraticamente... «Aggiungerei, e non è un aspetto secondario, approfittando della mancanza di unità e di organizzazione dell'opposizione. La costituzione del Fronte di salvezza nazionale nasce dalla consapevolezza di quanto abbiano pesato personalismi e divisioni nel dare dell'Egitto una immagine fuorviante...». DI quale immagine parla?
«di un islamista. La realtà non è affatto questa. I Fratelli Musulmani vincono approfittando delle divisioni e cosl hanno cercato di "rubare" la rivoluzione. Ma siamo ancora in tempo per fermarli». Lei non chiude le porte ad un governo nazionale dl emergenza. Quali dovrebbero esserne gll impegni prioritari ? «Riscrivere la Costituzione - perché divenga davvero la Costituzione di tutti gli egiziani e non, come è ora, fonte di divisione nazionale - e intervenire sulle condizioni di vita della gente, puntando soprattutto sul lavoro ai giovani». L'Egitto è un Paese chiave perla stabi Iità del Medio Oriente. Una delle questioni cruciali è il rispetto degli accordi dl pace con Israele. Qual è in merito la sua posizione? «L'Egitto è interessato alla stabilità, ma questa stabilità non può fondarsi sulla negazione del diritto del popolo palestinese a uno Stato indipendente. La stabilità non può fondarsi sull'oppressione dei palestinesi. Non si tratta di chiedere all'Egitto di rispettare gli accordi di Camp David, si tratta di esigere da Israele il rispetto delle risoluzioni 242 e 338 delle Nazioni Unite. Chi non rispetta accordi e risoluzioni non va cercato al Cairo, ma a Tel Aviv».

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